Libia. La Farnesina ha confermato il rapimento dell’ingegnere italiano della Piacentini Costruzioni, Marco Vallisa (53 anni).
Il tecnico è sparito insieme ad altri due colleghi, il bosniaco Petar Matic ed il macedone Emilio Gafuri, nella città costiera di Zuwaea, nell’ovest del paese.
L’uomo, originario di Cadeo (Piacenza) lavorava nel cantiere dell’azienda ed è irreperibile da sabato mattina, mentre la sua macchina di servizio è stata ritrovata vicino all’abitazione.
Intanto il ministero degli Esteri ha fatto sapere che “tutti i canali sono stati attivati” per trovarlo.
Sale così a quattro il numero di italiani sequestrati all’estero. Si tratta del palermitano Giovanni Lo Porto (38 anni), sequestrato in Pakistan il 19 gennaio 2012, insieme a un collega tedesco, dove lavorava per la Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo), di Padre Paolo Dall’Oglio (59 anni), gesuita romano scomparso in Siria, dove operava in nome di un auspicabile dialogo islamo-cristiano e del tecnico veneto della Ravanelli, Gianluca Salviato (48 anni) rapito nella Cirenaica a marzo.
Dopo il golpe tentato a maggio dall’ex generale e agente della Cia Khalifa Haftar, sono stati attuati innumerevoli sequestri di politici vicini alla Fratellanza Musulmana.
Tra essi, l’ex Premier ali Zeidan, successivamente deposto dal parlamento in Cirenaica, mentre un Imam , Mabruk al Mahmudi e due ufficiali della sezione investigativa , Nasser Ben Zaballah e Anas Muftah sono stati uccisi, insieme ad altre due persone (tra cui due civili), a causa di un’autobomba.
Mancano all’appello inoltre il colonnello dell’esercito Muhammad Suleiman Mnefi e e l’ex membro della sicurezza abdul Ashur.
Ma oltre ai rapimenti, in tutta la regione si è registrata un escalation di violenze dopo la tornata elettorale del mese di giugno. Sabato, uomini armati hanno fatto irruzione nell’abitazione del ministro della cultura Al-Habib Al-Amin e hanno rubato una serie di documenti.
Human Right Watch (Hrw) ha fatto sapere che in Libia 35 membri delle forze di sicurezza ma anche giudici, giornalisti e attivisti sono stati assassinati in media ogni mese a Bengasi e Derna, in attentati mirati da gennaio a giugno 2014.
Secondo Hanan Salah di Hrw, “La Cirenaica, la regione orientale della Libia, è diventata dalla fine della rivoluzione del 2011, che ha deposto la dittatura di Muammar Gheddafi, teatro di scontri e omicidi. Le violenze contro ufficiali hanno raggiunto anche la capitale e la città di Sirte.”
Nonostante nessun gruppo abbia mai rivendicato la responsabilità di questi attacchi, il governo, ma anche residenti e analisti, attribuiscono i numerosissimi atti di violenza quasi giornalieri a gruppi estremisti, come Ansar Al Sharia, ritenuto tra l’altro responsabile dell’attacco al Consolato americano del settembre 2012 in cui persero la vita l’ambasciatore Chris Stevens e tre altri statunitensi. Altre fonti accusano invece i lealisti di Gheddafi.
di Simona Mazza
foto: ilmessaggero.it
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