Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha annunciato che i ministri degli Esteri dei paesi membri, riuniti a Bruxelles, hanno deciso all’unanimità di invitare il Montenegro a far parte dell’Alleanza Atlantica. Il piccolo Stato adriatico – essendo scontata la sua adesione – sarà così il ventinovesimo membro dell’alleanza, dopo l’ingresso, nel 2009, di Croazia e Albania. Perché proprio ora? La notizia ha riscontrato la reazione negativa della Russia, pur non interessando alcun paese a lei limitrofo. Perché?
Cominciamo con la seconda domanda ma, per dargli una risposta, è necessario considerare la visione strategica della Russia di Putin, quanto meno, per come si è andata manifestando negli ultimi cinque o dieci anni. Dopo un periodo di rodaggio filo-americano, sulla scia del suo predecessore Boris Eltsin, Putin, in politica estera, ha perseguito una linea solo apparentemente analoga a quella dell’impero sovietico, ma che, in realtà, ripercorre gli obiettivi degli zar di prerivoluzionari. Infatti, le sue mire principali sono: A) Attrarre l’Iran (l’antica Persia dei tempi degli zar), con le sue riserve petrolifere, nella sua sfera economica d’influenza; e lo si è visto con la non adesione all’embargo decretato all’Iran dall’Occidente e la fornitura di uranio allo Stato sciita. Ma, su tal punto, i recenti accordi USA/Iran gli hanno rotto le uova nel paniere; B) Trovare o difendere uno sbocco navale nel Mediterraneo; e, con il suo blitz in Crimea, ha consolidato il possesso della base di Sebastopoli sul Mar Nero, mentre con l’intervento in Siria mira a proteggere il terminale della rotta mediterranea in Levante; C) Farsi paladino delle popolazioni di etnia russa e di quelle slave di religione ortodossa. Il suo intervento in Ucraina orientale, con popolazione a maggioranza russa, è coerente con quest’ultimo obiettivo, mentre non gli è mai andata giù la secessione del Kossovo a danno della Serbia (di etnia slava e di religione ortodossa).
A questo punto si può dare risposta alla prima domanda: perché proprio ora, l’ingresso del Montenegro (anch’esso di etnia slava e di religione ortodossa) nella NATO? Perché l’intrusione militare di Putin in Siria, a difesa di Assad, non è stata gradita a nessun paese occidentale, pur essendo sommamente utile alla lotta contro il terrorismo dell’ISIS. La reazione di Washington agli attentati, infatti, è stata quella di dar carta bianca alla Francia, limitandosi a rafforzare (si fa per dire) la sua presenza in Iraq e l’intervento russo, nella stessa area, dà fastidio. Per questo, anche per quanto riguarda lo scontro Putin/Erdogan, sull’abbattimento dell’aereo russo al confine siro-turco, gli USA hanno ribadito il diritto della Turchia alla difesa dei propri confini.
Per quanto riguarda il caso Montenegro, alle rimostranze russe ha replicato il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni (foto), il quale ha dichiarato che la decisione della Nato di allargare l’alleanza al Montenegro non deve essere considerata “una decisione contro qualcuno” ma quella di “rafforzare la sicurezza sia nella zona dei Balcani che in quella dell’Adriatico”. Il concetto è stato subito confermato dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, John Kerry. Dopo di ciò, Mosca, apparentemente tranquillizzata, ha annunciato di essere pronta a riprendere i contatti con la Nato, per quanto riguarda la soluzione del problema ucraino.
Sorge ora una terza domanda: perché, a nome dell’alleanza, ha parlato proprio il nostro Paolo Gentiloni? Anche qui, i motivi sono tre: 1) E’ pacificamente riconosciuta una sfera d’influenza politico-economica italiana in Montenegro e in Albania. Non per nulla, nel 2009, all’epoca dell’ingresso nella Nato dell’Albania e della filo-tedesca Croazia (slava ma cattolica), nessuno ha fiatato. 2) La diplomazia italiana, sin dall’epoca del conflitto nella ex-Jugoslavia è sempre stata filo-Serbia e ciò fa di lei un interlocutore affidabile, per la Russia, nell’area balcanica. 3) L’Italia è lo Stato europeo più attenta al punto di vista complessivo di Mosca.
L’ingesso del Montenegro nella Nato, infine, completa l’adesione all’Alleanza Atlantica di tutti gli Stati che hanno uno sbocco nel Mare Adriatico, tranne una piccola enclave bosniaca, alle Bocche di Cattaro. Il fatto che questo mare stia per diventare un “grande lago” incluso nel territorio complessivo della Nato rappresenta un successo per la diplomazia italiana e, addirittura, lo schiudersi di una nuova era, sotto il profilo delle relazioni diplomatiche. I libri di storia, infatti, riportano che il “motivo reale” che consentì all’Italia di sedersi al tavolo degli Stati fondatori dell’alleanza fu quello che la Francia, in nessun caso era intenzionata a far coincidere i propri confini con quelli della Nato. Ora non i coincideranno più nemmeno con quelli marini dell’Italia.
foto: si24.it
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