L’inutilità delle elezioni con la nuova riforma elettorale firmata Renzi-Berlusconi

Legge elettorale, al via i lavori: Grillo attaccaLadri, corrotti e puttanieri: questo fino a qualche tempo fa era il profilo del politico medio che si percepiva al primo impatto.  

La classe politica dirigente, trasversalmente rappresentata, sembrava essere la peggiore di sempre. In un momento storico dove ci sarebbe stata la necessità di una politica seria, onesta e determinata a produrre stabilità economica, ci trovavamo di fronte ad una buona parte di politici, di entrambi gli schieramenti, indagati per i loro metodi clientelari e disonesti.

Tutto questo caos politico-istituzionale ci aveva portati ad un disorientamento totale verso le istituzioni e a dubitare di ognuno dei politici che invece avrebbero dovuto rappresentarci senza ombre.

Oggi fortunatamente non è più così. Il premier è un giovane fiorentino, ex sindaco, con una chiara visione della politica ed un passato istituzionale assolutamente dignitoso. I ministri, quasi tutti giovani, con poca esperienza politica ma e fino a prova contraria, senza scheletri nell’armadio, insieme ai veterani ci portano ad essere ottimisti sul futuro politico-istituzionale del nostro Paese.

Una cosa però sembra unire il vecchio al nuovo: la riforma del sistema elettorale proposto dalla coppia Renzi-Berlusconi, come il sistema precedente, non prevede la possibilità per l’elettore di potersi scegliere tra diversi canditati il proprio rappresentante politico. Questo ci mette di fronte ad un dubbio: l’inutilità delle elezioni.

Tralasciando le elezioni locali che, grazie a Dio, danno ancora  l’opportunità al cittadino di segnalare la propria preferenza, ci chiediamo se siano davvero necessarie le elezioni politiche con la nuova legge elettorale deliberata un mese fa dalla Camera dei Deputati. La riforma è passata con 365 sì, 156 no e 40 astenuti. Contrari M5S, Lega, Fdi e Sel. Il patto Renzi-Berlusconi ha avuto la meglio su chi era schierato a favore delle preferenze.

Tuttavia, è  vero che le prossime consultazioni politiche sono previste per il 2018,  ma perché si insiste a portare avanti una legge elettorale monca e anti democratica?

Il dubbio che ci assilla e che sembra abbia fondamento è che i partiti, in maniera trasversale, preferiscano mantenere questo sistema per “proteggere” i propri gruppi di potere.

Perseverando con questo metodo i responsabili dei partiti maggiori, e i loro portaborse, si girano e rigirano gli incarichi e alla fine della fiera rimangono sempre loro a “primeggiare”, come star alla Scala, nei vertici di società statali e a capo delle istituzioni.

Con questo sistema elettorale, i parlamentari eletti  vengono cooptati dai dirigenti dei partiti a loro più vicini e, successivamente, come soldatini svolgono quotidianamente il proprio compitino di abili reclute all’interno del parlamento invece che in una caserma. Dunque, il dubbio, che sta diventando certezza, ci tormenta e crediamo sia condiviso dalla stragrande maggioranza degli italiani: votare con una legge elettorale che non permetta al cittadino di esprimere la propria preferenza è del tutto inutile.

A cosa serve pagare con i soldi dello Stato i circa mille parlamentari (tra Senato e Camera) se poi a decidere sono sempre una decina di segretari di Partito con le loro direttive ai capigruppo?

Inutile tenere al soldo un plotone di sterili reclute precettate soltanto per pigiare un pulsante ai fini di ottenere la maggioranza per un ddl o per un emendamento. Paradossalmente, ma non troppo, questa si otterrebbe anche con un numero di parlamentari di poche decine di eletti dal popolo.

Mentre noi siamo protratti a barcamenarci tra una rata di mutuo e una bolletta, tra i libri per i figli e la scadenza dell’assicurazione, la gran parte dei parlamentari pensa a gli affari loro, dimostrando così carenza morale e inadeguatezza ad assumere un comportamento etico-istituzionale.

Purtroppo l’arroganza predominante e il menefreghismo imperante in molti parlamentari cooptati nasce non appena questi si rendono conto di far parte dell’ambita casta. Pur se inizialmente incontaminati dal virus dell’onnipotenza politica, pochi riescono a rimanerne immuni.

Anziché ricoprirsi di umiltà e ringraziare Dio per esserci arrivati, “il raggiungimento dell’obiettivo” li porta a comportarsi in modo borioso e prepotente, qualsiasi incarico essi ricoprano. Questo è uno schifo, perché insito soprattutto nell’homo italicus.

Non so se all’estero accade la stessa cosa ma so che in Italia è evidente e non si fa nulla affinché questo mal costume venga debellato.

Chi crede ancora nella politica con la P maiuscola, quella politica che, secondo noi, dovrebbe avere come riferimento primario i valori laici, senza dimenticare quelli cristiani come già accaduto per la costituzione europea, non può sopportare questa metastasi istituzionale.

Noi che con passione ci affrontiamo come tifosi per difendere i nostri ideali politici siamo stati costretti negli anni passati a subire  il malcostume dei nostri “rappresentanti istituzionali” che in realtà continuano a rappresentare solo se stessi.

Politici invece che, se eletti dal popolo, non potranno mai dimenticare che se occupano il posto, che temporaneamente presiedono, lo devono soltanto ed esclusivamente a chi li ha sostenuti in quella tornata elettorale.

E pensare che fino a qualche anno fa credevamo in una politica a favore dei più bisognosi, degli emarginati, del cittadino comune, delle famiglie e delle piccole e medie imprese, volano dell’economia nostrana. Ora siamo delusi perché constatiamo che, anche se con una buona dose di coraggio e ottimismo, il nuovo premier sembra essere una copia di chi lo ha preceduto. Spero di sbagliare.

Credevamo possibile uno stato laico, pur’anche con una anima cristiana, che permettesse alla maggioranza dei cittadini di riconoscersi in una linea politica che tuteli i più poveri, dei quali tutti parlano ma nessuno difende realmente.

Credevamo nella politica dei fatti, delle cose concrete a favore dei cittadini, una politica che fa prevalere il bene sul male. Insomma un paese proiettato a favore del volontariato, come tanti fanno in sordina da anni senza chiedere mai nulla. Un paese con una politica di servizio, una politica sociale, un paese altruista dove la correttezza sia una virtù già dall’adolescenza.

Una politica che con l’esempio del rispetto reciproco con il cittadino, facesse in modo che nelle scuole l’insegnante fosse rispettato dagli alunni.

Invece vediamo genitori fare ricorso al Tar se al proprio figlio viene data una nota di demerito piuttosto che solidarizzare col professore che, evidentemente, ha operato per il bene futuro del proprio figlio.

Un paese giusto, con una giustizia giusta. Dove non si deve vedere che condannati, per reati di pedofilia o per violenza sulle donne, girino liberamente per strada pronti a commettere di nuovo gli stessi reati.

Noi vorremmo che a governare il paese non fossero i soliti noti, egoisti e opportunisti, pronti a cambiare casacca solo per conservare o aumentare il loro patrimonio personale e mantenere il “culo” attaccato alla poltrona.

Noi vorremmo un paese governato da politici onesti che lavorino per lo stato e per la società civile fornendo assistenza e servizio senza pensare a poltrone da mantenere e tornaconti personali.

Probabilmente siamo degli illusi e ci lasciamo prendere dalla passione per la politica che ci porta come accaduto tra queste righe a risultare volgari e, presumibilmente, secondo alcuni, anche retorici.

Ce ne scusiamo, consapevoli che involontariamente siamo stati per anni vittime passive di volgarità di stato. Obbligati a condividere, quotidianamente, un Grande Fratello, una rissa alla tv pomeridiana (che una volta era per i ragazzi) e una lite notturna tra esponenti politici nei salotti Rai.

Serve un impegno comune affinché anche in Italia, come nei paesi del nord Europa, prevalga una percezione di moralità nelle istituzioni e di correttezza esemplare dell’uomo politico.

Questa porterebbe inevitabilmente ad un comportamento rispettoso delle istituzioni e delle regole anche da parte dei cittadini.

di Enzo Di Stasio

foto: corriereinformazione.it

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