Matteo Renzi ha salvato il Governo, quello della strana maggioranza necessaria per affrontare le prossime europee.
A dire il vero essa si è sensibilmente ridotta, dato che non tutti condividevano la legge elettorale “Italicum”, ma alla fine è sbucato un dettaglio illuminante: il “comma 22”, che ha garantito la sopravvivenza del vacillante Governo.
La notizia è arrivata a mezzanotte di ieri, dopo l’ennesima interruzione delle riunioni del “comitato dei nove.
A favore dell’Italicum, il nuovo sistema di voto pensato solo per la Camera e che non contempla le preferenze hanno votato in 365, 156 contrari e 40 astenuti. Tra i 13 assenti ingiustificati del Pd c’erano Enrico Letta e Pippo Civati.
Al termine del voto, i deputati 5 Stelle hanno esposto in aula dei ritratti di Renzi e Berlusconi accomunati da un grosso cuore con una scritta sotto: “Profonda sintonia. Condannati all’amore”.
Per essi e non solo, resta sospetto il fatto che i piccoli partiti abbiano salvato l’Italicum, visto che Renzi aveva ribadito a più riprese di non voler cedere assolutamente al loro ricatto e c’è chi crede che Fratelli d’Italia abbia fatto il doppiogioco nel presentare l’emendamento sulla doppia preferenza, bocciato per un pelo.
Precisiamo infatti che sono stati respinti dapprima gli emendamenti che puntavano ad abbassare le soglie di sbarramento, introdurre le preferenze e prevedere primarie obbligatorie, poi è capitolata miseramente anche la proposta della doppia preferenza di genere.
Adesso legge elettorale, jobs act e Italicum sono diventati i tre cavalli di battaglia vincenti attraverso i quali il Premier pensa di affermarsi nel gotha del potere, poco importa se i cittadini e se il suo stesso partito non vedono di buon occhio le sue mosse.
Renzi ha precisato che ci sarà un confronto con i deputati e soprattutto con le deputate del Pd, ma solo dopo l’approvazione della legge alla Camera e dopo la conferenza stampa sul parto dell’Italicum.
Dopo il passaggio alla Camera ci sarà quello in Senato, dove incontrerà il disegno di legge costituzionale di modifica del bicameralismo e le due cose dovranno viaggiare parallelamente.
Tanto per chiarire: la legge elettorale che viene dalla Camera non dice nulla sul Senato, che pertanto dovrà essere eletto con il proporzionale salvato dalla Corte Costituzionale.
E qui sta l’assurdo: una sola Camera non potrebbe garantire governabilità in alcun modo.
Ecco nel dettaglio le proposte: il testo licenziato in prima lettura dice che la nuova legge per l’elezione dei deputati prevede un premio di governabilità del 15% al partito o alla coalizione che otterrà il 37% dei consensi.
Nel caso in cui nessuna forza politica raggiungesse la quota per incassare il “bonus”, si andrebbe al ballottaggio.
Sono stati introdotti inoltre degli sbarramenti nazionali del 12% per le coalizioni, del 4,5% per i singoli partiti che le costituiscono e dell’8% per i partiti che scelgono di presentarsi autonomamente.
Le liste saranno bloccate e potranno avere al massimo sei candidati, ognuno di essi si potrà presentare al massimo in otto collegi tra i 120 cui sarà suddivisa l’Italia per legge, attraverso una delega che dovrà essere esercitata entro 45 giorni dal via libera definitivo alla riforma.
di Simona Mazza
foto: lettera43.it
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