Coloro i quali si chiedevano come procedessero i lavori della commissione dei 35 saggi nominati dal Presidente del Consiglio Enrico Letta lo scorso 5 Giugno per riscrivere una parte fondamentale della nostra Costituzione, dovrà accontentarsi delle scarse e certamente insufficienti informazioni che il Ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, riferisce sporadicamente e su richiesta alla stampa.
Il testo proposto dai saggi, sarà trasmesso a ottobre al Parlamento e dovrebbe costituire l’ossatura per il lavoro del Comitato dei quaranta Parlamentari, venti Deputati e venti Senatori, cui spetterà redigere un testo di riforma costituzionale da sottoporre alle aule parlamentari. Nel residuo tempo, poco, che ci separa da tale scadenza, praticamente sappiamo solo che le riunioni si tengono settimanalmente, ogni lunedì, a Roma nel Palazzo della Stamperia.
Il tormentone delle riforme non più procrastinabili e dalle quali dipendeva la rinascita politica, economica e sociale del nostro paese, sembra essere stato, almeno temporaneamente, “silenziato”, ma nell’attesa di riproporsi, una cappa di preoccupante silenzio sembra essere scesa sui lavori della commissione e i titoli a caratteri di scatola e le colonne sulle prime pagine hanno, per ora, lasciato il posto ad un inquietante silenzio.
Si era detto della minuziosa ricerca di un’equilibratissima miscela per la composizione di questo selezionato pool di esperti e della stridente esclusione di non meno competenti e apprezzati potenziali altri contributori. Proprio da parte di taluni degli esclusi, in particolare dei Professori Rodotà e Zagrebelsky, ma non solo, si richiama l’attenzione su questo roboante silenzio.
Accade quindi che illustri personalità, sentano la necessità di farsi portavoce di un sentimento diffuso che giudica inammissibile che l’opinione pubblica non venga in alcun modo informata circa i lavori della commissione.
I temi di cui si discute sono estremamente tecnici e richiedono competenze ed esperienze specifiche, nessuno può pensare che un dibattito tra semplici cittadini possa sostituirsi ad analisi ragionate e fondate su professionalità consolidate, nondimeno, l’importanza della materia attesa, la riforma sostanziale dell’attuale Costituzione della Repubblica Italiana, non può e non deve essere sottratta al legittimo giudizio degli Italiani.
L’idea che esigenze di riservatezza impongano di mantenere il profilo dell’informazione al limite minimo, è del tutto intollerabile e lascia adito a pensare che non si voglia dire ciò che non è condivisibile nelle forme e nei contenuti.
Dopo che i dieci saggi scelti dal Presidente Napolitano lo scorso Marzo si erano pronunciati in modo prevalente (tre componenti su quattro) nel senso di ritenere preferibile il regime parlamentare, ritenendolo più coerente con il complessivo sistema costituzionale in quanto capace di contenere l’eccesso di personalizzazione della politica, rispetto alla forma di governo semipresidenziale, era suonato oltremodo stridente il fatto che proprio questo parere, che nelle intenzioni del Presidente della Repubblica, allora uscente, ma poi confermato, avrebbe dovuto porre le basi per i lavori della neonata legislatura e futuro Governo in ambito di riforme costituzionali, fosse stato di fatto immediatamente accantonato per dare spazio a “desiderata” politici che andavano esattamente nell’opposta direzione.
Sappiamo delle difficoltà di sopravvivenza di questo governo e degli equilibrismi che ogni giorno compie per cercare, per quanto è lecitamente possibile e non del tutto farsesco, di sopravvivere a se stesso e ai propri alleati; proprio per questa ragione condividiamo le richieste di coloro i quali vorrebbero comunque tenere ben aperte porte e finestre dei lavori della commissione.
Vorremmo poter credere, nonostante le disarmanti dichiarazioni di taluni membri della commissione sullo svolgimento delle discussioni in seno alla stessa in cui si apprende che ci si ascolta molto, nonostante ad oggi, non sia stato prodotto alcun documento anche se si prendono note e si relaziona, che l’attività dei saggi, ancorché a buon mercato, Quagliariello rassicura sul basso costo dei saggi (non remunerati e rimborsati del solo costo del viaggio), sia e sarà anche in parte utile, ma allora proprio non capiamo perché nonostante l’attuale disaffezione, talvolta il disgusto verso la politica, non si faccia davvero nulla, nemmeno le cose più semplici per cercare di ridare fiducia ai cittadini verso le istituzioni e chi li rappresenta. A volte basterebbe davvero poco.
di Marco Bartolomei
foto: Panorama
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