Lontano Oriente. Contrasti interni e misure inefficaci ostacolano la ripresa

Chissà se il premier Conte potrà mai annunciare anche per il proprio governo la nascita dell’era Reiwa”: “ordine e armonia”.

Quale infausto destino impedisce agli italiani di poter anche solo sperare che in politica e di conseguenza anche in economia e nella vita sociale si avvii un percorso ordinato e possibilmente armonico? 

Dal Giappone e dalle sue tradizioni arriva, a saperlo cogliere, un grande insegnamento. Nel nome della loro nuova era imperiale, armonia tra esseri e rinnovata speranza guideranno il Giappone dell’Imperatore Naruhito. E in Italia?

Difficile pensare che, dopo settimane di continue tensioni tra i partners e con le opposizioni in totale fibrillazione, per opposti motivi, tra i cosiddetti alleati di governo si riesca a riportare il barometro delle relazioni sul sereno stabile.

Troppe le divisioni, i distinguo e le contraddizioni non più mimetizzabili sotto tregue sempre più fragili ed armate.

Il ministro dell’economia Tria che sempre meno concilia la sua storia di economista con quello di politico del governo gialloverde ammonisce, per la prima volta a chiare lettere, che non è più il tempo della demagogia. 

Sarà ancora convinto il premier Conte che il 2019 sarà, per fatti diversi da quelli personali che auspichiamo lo possano realmente essere, un anno bellissimo? 

Nel mese di febbraio, lo ricorderete, il presidente del Consiglio era certo che la recessione italiana certificata dell’Istat fosse solo un male passeggero. Di diverso avviso era Confindustria e con essa, senza tentennamenti, senza se e senza ma, lo sono sempre stati le organizzazioni e le istituzioni internazionali e, purtroppo, anche gli organismi preposti e i tecnici nazionali.

Ad oggi l’indice PMI, prodotto da Markit Group, che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte nel settore manifatturieroin Italia è calato ancora a marzo e per il sesto mese consecutivo. Si tratta di un minimo da circa sei anni. 

La flessione si riferisce a tutte le principali componenti, ma riguarda in particolare i nuovi ordini (per l’ottavo mese in territorio recessivo) non solo domestici, ma anche provenienti dall’estero.

Cala anche l’occupazione e aumentano delle scorte a ulteriore riprova che la produzione è sostanzialmente ferma. Si indeboliscono gli indici di fiducia nei primi mesi, soprattutto nel  manifatturiero. Ciò accresce il sospetto che i recuperi di inizio anno di produzione, ordini e fatturato nell’industria fossero meri rimbalzi tecnici. Anche le nuove stime OCSE che prevedono per quest’anno un calo del Pil dello 0.2%. 

Come si comprende, non si tratta di dati positivi ancorché l’attuale maggior ottimismo sul ritmo di espansione dell’economia mondiale (proseguono i negoziati tra Usa e Cina con quest’ultima che ha confermato la sospensione dei dazi sulle auto e sulle componenti prodotte dagli Stati Uniti) dovrebbe supportare anche le borse (con petrolio in rialzo e sterlina che invece cala sull’ipotesi di una hard brexit.) e le economie europee. Solo quella Italiana sembrerebbe essere in contro tendenza.  Borse asiatiche ancora positive sulla scia dei buoni dati del weekend, 

Unico dato leggermente in positivo è il tasso di disoccupazione che potrebbe tornare a calare moderatamente a febbraio; in ogni caso la disoccupazione dovrebbe verosimilmente rimanere a due cifre sia per questo che per il prossimo anno. 

Fonte foto: italiaincammino.it

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