“Creeremo le condizioni affinché tutte le persone nel nostro paese possano avere un pasto decente tre volte al giorno, ogni giorno, senza la necessità di ricorrere alle donazioni di nessuno. Il Brasile non può continuare a vivere con tanta disuguaglianza. Dobbiamo vincere la fame, la miseria e l’esclusione sociale”. Sono parole di impegno e grandi promesse quelle che l’allora neoeletto presidente della Repubblica Federale del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, spese nel suo discorso di insediamento il 1 gennaio 2003.
Ben nota è la sua famigerata vita da politico corrotto e da indagato nelle inchieste su tangenti e riciclaggi. Non altrettanto popolare è forse il suo lungo e dedito operato in qualità di servo del popolo e nuovo volto della politica brasiliana.
Il Brasile fu classificato per decenni come uno dei paesi più diseguali e più vulnerabili alla fame. L’insicurezza alimentare permea, difatti, tutta la sua storia. Frequentemente la sua popolazione si è trovata ad affrontare le difficoltà di accesso ad un’alimentazione adeguata. Risultato di un modello di sviluppo che affonda le proprie radici nel colonialismo, nonché frutto di errate politiche susseguitesi nella storia dei governi brasiliani.
Quando Lula venne eletto presidente nel 2003, il Brasile era letteralmente sull’orlo dell’abisso. Nel 2013, tre anni dopo la fine del suo mandato, i dati riportano un miglioramento senza precedenti.
Fame strutturale
Tra il 2003 e il 2014, circa 30 milioni di brasiliani escono da uno stato di miseria e di estrema vulnerabilità; 40 milioni di persone lasciano la soglia dell’indigenza entrando in una fascia di medio benessere. L’indice di povertà scende dal 31% al 21,4% già nel 2009, l’alfabetizzazione aumenta di due punti percentuali, la disoccupazione scende dall’11% al 6%. I tassi di malnutrizione infantile precipitano, anche e soprattutto grazie al programma di alimentazione scolastica, in grado di distribuire giornalmente 47 milioni di pasti gratuiti ai bambini di tutti i gradi delle scuole pubbliche (dati Banca Mondiale); inoltre, almeno il 30 per cento del cibo fornito viene acquistato da aziende agricole locali, soprattutto di piccole dimensione.
È doveroso far presente che il successo del disegno politico di Lula fu anche merito delle misure che avevano animato i governi più recenti. Le intenzioni del suo programma rappresentavano, infatti, una linea di coerenza con il quadro di riferimento globale del neoliberalismo, seguito dai governi federali di Collor, Itamar Franco e Fernando Henrique Cardoso, a partire dal 1990. Merito di Lula fu ampliare le proposte e strutturarle in un vera e propria strategia con l’obiettivo generale di azzerare la fame.
Oltre alle sue umili origini, ciò che lo contraddistinse dai suoi predecessori fu probabilmente il sincero e personale desiderio di sradicare l’estrema povertà in tutto il paese, riducendo inoltre il divario tra ricchi e poveri. Egli mantenne la parola e attuò il programma di governo Fame Zero.
Politiche pubbliche
Le azioni di Fame Zero si inquadrano in quattro assi principali: incremento della sicurezza alimentare nazionale; rafforzamento dell’agricoltura familiare; generazione di reddito e promozione di processi di inserimento lavorativo e sociale; articolazione, mobilitazione e controllo sociale.
I primi due pilastri fanno dell’acquisto pubblico istituzionale di alimenti lo strumento cardine della lotta alla malnutrizione e di emancipazione dei piccoli agricoltori, come strategia di accesso al mercato. Tra i beneficari vi sono anche produttori appartenenti alle comunità indigene logali, categorie completamente esclude dal mercato convenzionale fino ad allora e che in pochissimo tempo possono invece godere di un riconoscimento istituzionale e sociale.
In un paese latifondista, dove i piccoli agricoltori sono da sempre in attesa di una riforma agraria mai incominciata e dove la disuguaglianza sociale fa da padrone, il nuovo presidente inebriò il suo popolo con una musica inedita, fatta di pragmatica credibilità e silenziosa rivoluzione. La disuguaglianza sociale è in costante aumento in tutto il mondo. La maggior parte delle politiche pubbliche ed economiche dei governi si rivelano strumenti di concentrazione del reddito. Lula attuò una politica distributiva, riducendo fame e povertà e fu in grado di coniugare la diminuzione del divario sociale con lo sviluppo economico.
Robin Hood e i suoi errori
A distanza di qualche anno dall’uscita di Lula dalle prime fila della scena politica, vogliamo riportarvi le parole di un magistrato brasiliano che potè seguire le vicende da una posizione privilegiata e che noi abbiamo avuto la fortuna di poter personalmente ascoltare.
«Il presidente Lula ha iniziato il suo mandato con un impegno e una passione che io mai ho visto in nessun presidente brasiliano. Il Brasile contava circa 40 milioni di persone che vivevano nella miseria; Lula cambiò la sorte ad oltre la metà di loro. Purtroppo si lasciò corrompere, è vero. Il circolo in cui entrò, alleandosi a politici corrotti e più popolari, era già viziato; egli non riuscì a romperlo o forse non si impegnò a sufficienza. Il suo atteggiamento attirò a sé un sentimento di odio e sfiducia da parte del popolo.
Oggi, ciò che più mi spaventa della crisi è che molta gente possa tornare ad essere miserabile. Lula fu l’unico in grado di impegnarsi politicamente e personalmente nel reale intento di combattere la disuguaglianza sociale in Brasile. Non ci fu governo che avanzò tanto quanto il suo. Difficile che le tv parlino di questo.
Lula sta pagando per gli errori commessi, se è tenuto a pagare ancora, allora pagherà. Che egli non paghi, tuttavia, per essere l’operaio che ha osato aspirare alla presidenza della Repubblica, che ha vinto le lezioni e portato avanti misure volte alla redistribuzione di una ricchezza da sempre in mano a pochi. La ragione per cui metà dei brasiliani lo ama è perché questa ha avuto la possibilità di lasciare alle proprie spalle una vita di stenti. L’altra metà, con ogni probabilità, lo odia per essere stato un Robin Hood, concedendo anche ai meno abbienti la possibilità di un posto in aereo».
Fonte foto: farodiroma.it
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