Il fascino che emana il writer sardo è dovuto sia alle sue opere sia al mistero che avvolge il suo personaggio: non svela la sua identità in pubblico e, quando lavora, lo fa esclusivamente con la maschera addosso, proprio come Batman
La vocazione per l’arte è stata dettata non solo dagli studi che ha intrapreso, ma anche dal contesto in cui è cresciuto. Diplomato al Liceo Artistico Foiso Fois di Cagliari, Manu Invisible proviene dalla Sardegna, da un paese considerato un vero e proprio museo a cielo aperto.
Cresciuto in un ambiente così “imbevuto” di arte, Manu Invisible non poteva che classificarsi tra i writers più promettenti, non solo della scena sarda, ma della scena europea attuale.
La poesia dei suoi lavori la si può scorgere nei volti dei personaggi che rappresenta o nelle parole “ad effetto” che inducono l’osservatore ad immergersi in profonde riflessioni.
Inizia a farsi conoscere nelle periferie della Sardegna per poi spostarsi verso le grandi città, italiane e internazionali. Ha già partecipato ad un evento presso l’Haus Schwarzenberg di Berlino e all’UpFest, l’estate scorsa, a Bristol.
Al NAC (Nucleo Arte Contemporanea di Cagliari) ha esposto la mostra “Infiammazioni oculari”, e ha partecipato, inoltre, all’iniziativa “Street Art a Cagliari: dalla strada a Palazzo Regio”.
Realizzati nelle grandi città e nelle periferie, i lavori del writer sardo colpiscono per la maestosità dei messaggi esistenziali che lanciano. Smalti, spray e acrilici sono gli strumenti di cui si serve per arricchire muri abbandonati e senza personalità.
- Cosa significa per te Street Art e com’è nata la tua passione?
La Street Art, per me, ricopre quel valore aggiunto al tessuto urbano. Significa Dedizione, Costanza e Passione, tutte con le iniziali maiuscole.
La passione per quello che faccio è nata all’improvviso, è stata una “folgorazione” repentina che ho deciso, poi, di coltivare nel tempo.
- Quanto la Sardegna influenza i tuoi lavori?
La Sardegna, il suo territorio e la sua forte identità sono lo sfondo delle mie opere. E’ un bagaglio culturale che, inevitabilmente, mi porto dietro, così come un timbro stilistico di chi proviene da un’isola.
- Perché “Manu Invisible”?
E’ un segreto…
- Quali sono i messaggi che vuoi trasmettere con i tuoi lavori?
Molti dei miei lavori lanciano dei messaggi forti, spesso esistenziali e filosofici, come Persistere o Euforia. Attraverso l’uso di alcune parole scelte per il loro potente significato, sviluppo delle opere che hanno un alto potenziale comunicativo, avvalendomi, spesso, anche di una ampia componente figurativa. Altre opere, invece, nascono come puro intervento decorativo o libera espressione.
- La musica influenza le tue opere?
Tantissimo. Ascolto di tutto e lo faccio a volume alto, riesco a immedesimarmi nell’opera, attraverso un processo creativo molto delicato e personale.
- Quali sono gli artisti che hanno influenzato il tuo stile?
Tutti i miei amici che, mediante il rapporto umano, hanno saputo contaminare, a macchia d’olio, molti degli aspetti stilistici delle mie produzioni.
- Un artista con il quale ti piacerebbe collaborare?
Chiunque abbia rispetto e passione per quello che fa.
E’ vero anche che il processo creativo è una visione molto intima di noi, non avrebbe nessun valore, per me, una connessione tra due artisti che non si conoscono e non si rispettano reciprocamente.
- Qual è la tecnica e quali sono gli strumenti che usi per realizzare i tuoi lavori?
In genere, nei murales e nelle opere in strada, utilizzo una tecnica mista, pittura muraria per esterno e molti spray.
Gli strumenti che uso sono sia tradizionali che inusuali, quali spray in fiamme e spruzzini a pressione manuale.
- La soddisfazione più grande che ti ha dato il tuo lavoro?
L’emozione che si prova al termine di un opera muraria che mi ha tenuto impegnato tutta la notte è una sensazione unica, effimera e appagante.
- Lavori esclusivamente con la maschera addosso, che è diventata il tuo tratto distintivo: hai fatto questa scelta per creare un personaggio che si differenziasse dalla massa o per esigenze di carattere personale?
La maschera che indosso è una “corazza” che mi difende da sguardi indiscreti, tutela la mia vita privata e allo stesso tempo crea il mio personaggio.
Qualcuno diceva che ognuno di noi indossa una maschera e che quindi si cala in una parte, quasi teatrale. E’ esattamente quello che faccio.
- Se avessi carta bianca, dove vorresti esporre una tua opera?
Nella Cappella Sistina, in compagnia dei Maestri dell’Arte Italiana.
- Progetti futuri?
Tanta carne al fuoco, sia progetti pubblici che privati, ma soprattutto abusivi per le strade…
- Attualmente vivi a Milano. Hai intenzione di rimanere lì o pensi di spostarti o, perché no, ritornare in Sardegna?
La prossima tappa è Londra! Ma a breve andrò a Firenze per un corso intensivo di Affresco.
di Roberta Colella Di Salvo
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