Luoghi e Canzoni: Avellino e la sua Cattedrale

L’antica Abellinum, città degli Irpini, poi colonia romana dall’età di Silla, sorgeva presso l’attuale Atripalda, a circa 3 Km dall’attuale città di Avellino, in località La Civita; le testimonianze archeologiche confermano la presenza di un importante centro pre-romano di origine etrusco-campana e di lingua osca, risalente al IV secolo a.C..

La città di Avellino fu oggetto di ripetute contese nel corso della storia, fino a quando – nel 1581 – i Caracciolo ne divennero i principi fino al 1844.

Dopo l’unità del 1861, lo Stato italiano tagliò fuori la città dalle principali vie di comunicazione, impedendone così lo sviluppo; ma le prime giunte comunali migliorarono la viabilità e l’igiene: nel 1888, ad esempio, proprio qui, per la prima volta in Europa, venne introdotta l’illuminazione pubblica con il sistema della “ribalta elettrica”.

Il 14 settembre 1943 Avellino fu bombardata dagli anglo-americani per fermare la ritirata dei tedeschi; l’attacco “alleato” uccise circa 3.000 persone (un cittadino avellinese su otto), e devastò piazza del Mercato, palazzo vescovile e molti edifici abitativi e religiosi.

Anche il terremoto del 1980, che ad Avellino uccise 72 persone, ha provocato ingenti danni, rendendo necessaria una massiccia ricostruzione a scapito della originaria eleganza urbana.

Nonostante l’emigrazione, Avellino è in crescita demografica da quattro secoli; il fenomeno, dopo un arresto negli anni ‘70, è ripreso grazie alle industrie, al settore terziario ed all’agricoltura: tabacco, uva e nocciole.

La ferrovia, per quanto importante, ha avuto solo treni locali; la canzone di Gerardo Carmine Gargiulo parla proprio dei disagiati viaggi in treno di chi ritornava ad Avellino: la stazione garantiva i collegamenti con la provincia interna, con Benevento e Salerno e, per un breve periodo, anche per Napoli e Roma. Ma i tagli alla rete hanno portato alla chiusura della stazione di Avellino (riaperta solo per poche coppie di treni, per Salerno e Benevento). In compenso, però, ora la città è ben servita da due autostrade e dall’autotrasporto pubblico.

Uno dei simboli di Avellino – per la sua maestosità e bellezza – è la Cattedrale, cioè il Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino. Lungo il Corso Vittorio Emanuele, nella zona centrale e pedonale della città – che ha subìto una radicale modifica nell’ultimo decennio – ci sono la Chiesa del Santo Rosario e la Villa comunale (citata nel brano musicale).

Un altro emblema della città è la Torre dell’Orologio: alta 36 metri, è stata danneggiata dai terremoti del 1668, del 1742, e da quello del 23 novembre 1980.

La Fontana di Bellerofonte è conosciuta dagli avellinesi come “Fontana dì tre cannuòli” per la sua conformazione; mentre il Carcere Borbonico, a pianta esagonale costituito da cinque bracci a raggiera, è stato costruito all’inizio dell’800 ed è rimasto attivo fino al 1987: malgrado i danni dell’ultimo sisma, la struttura è scampata al pericolo di abbattimento e, dopo lunghe attività di restauro e riqualificazione, è ora il principale polo museale della provincia, e sede per eventi culturali di ogni disciplina.

Il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino, fondato nel 1972, è il più grande della Campania, e dispone di 50 aule insonorizzate e di un Auditorium con la capacità di 400 posti.

Una notazione per la squadra di calcio cittadina, citata e omaggiata nel brano musicale di Gargiulo: l’Unione Sportiva Avellino, fondata nel 1912, ha militato in serie A per 10 stagioni consecutive (dal 1978 al 1988); poi è stata radiata ed esclusa dai campionati professionistici. Ma dal 2015 una nuova società ne ha ripreso il vecchio logo e l’originaria denominazione, ed ora milita nella serie C.

(Avellino, Gerardo Carmine Gargiulo, 1981, Album “Avellino Express”; Spaghetti Records).

Foto di Angelo Giordano da Pixabay

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