Si avvicina il primo marzo, il Super Tuesday, il super martedì, quando per i candidati alla primarie, sia repubblicani che democratici affronteranno il vero test elettorale che fornirà i primi verdetti sulla possibilità per un candidato di vincere le primarie, e di iniziare la campagna elettorale per la Casa Bianca.
Le consultazioni comunque continueranno fino al 7 giugno per i repubblicani, mentre per i democratici termineranno il 14 giugno.
Le primarie americane sono un processo elettorale molto complesso, e proprio per questo, la vittoria per un candidato non è sicura fino all’ultimo. Un candidato che nelle prime tornate delle primarie è in vantaggio, può durante questa corsa in giro per gli Stati, vedere il suo vantaggio diminuire, fino a doversi ritirare.
Le primarie permettono ai cittadini di scegliere i candidati del loro partito, non solo il candidato alla Presidenza ma anche i delegati. Sarà la somma totale dei delegati eletti nelle varie consultazioni, a garantire la vittoria del candidato alla Casa Bianca nella Convention finale del partito.
Le modalità di partecipazione al voto cambia a seconda degli Stati. In alcuni possono votare solo i cittadini registrati nelle liste di un partito (democratico, repubblicano o indipendenti); in altri votano anche quelli che sono registrati come indipendenti; in altri ancora può votare anche chi non è iscritto. Queste differenze influenzano le strategie dei candidati a seconda degli Stati.
In USA esistono anche altri partiti minori, cosiddetti Indipendenti, es. Green Party, Libertarian Party, Costitution Party, i cui leader spesso sono governatori o senatori, che con il loro voto possono influire sulle primarie nel loro Stato o nei loro distretti.
I delegati eletti alle primarie, voteranno alla Convention il candidato del partito, rispettando il mandato degli elettori. Ovviamente il candidato che conta il maggior numero di delegati a suo favore riceverà il mandato del partito a concorrere per la Casa Bianca.
A luglio, sono in programma le Convention dei partiti per scegliere il candidato alla carica di Presidente e il suo vice. Si riunisce prima il partito di cui non fa parte il presidente in carica, quindi, in questa tornata tocca ai repubblicani, che si riuniranno a Cleveland, in Ohio. Subito dopo tocca alla convention democratica, a Philadelphia.
Durante la convention saranno presentate le linee guida della politica del partito, la cosiddetta “party platform”, per i successivi quattro anni.
L’assemblea ha solo un significato simbolico e cerimoniale, visto che la selezione del candidato solitamente si chiude durante le primarie ed è solamente ratificata nel corso della convention dai delegati (saranno 4.764 alla convention democratica, 2.472 a quella repubblicana).
Ai delegati scelti nei singoli stati, si aggiungerà un 20% composto dai cosiddetti super delegati, o grandi elettori, cioè membri del Congresso, governatori, ex presidenti e alti esponenti del partito.
Finite le Convention i due candidati inizieranno la vera campagna elettorale, che con il voto di novembre deciderà non solo, come tutti pensano il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, ma anche i componenti del Congresso, ovvero il Senato e la Camera dei Rappresentanti.
di Gianfranco Marullo
foto: panorama.it
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