La ricerca nell’ambito delle neuroscienze propone sempre grosse novità e ci stupisce per quanta “fantasia metodologica” a volte utilizzino i nostri studiosi.
L’interessante articolo è stato pubblicato sulla rivista Neuron (gennaio 2016) dai neuroscienziati della Columbia University e della Thomas Jefferson University.
Cosa si sono inventati i nostri ricercatori? Hanno utilizzato un nuovo ceppo del virus della rabbia e l’hanno utilizzato come un piccolo “siluro” per farlo viaggiare all’interno dei circuiti cerebrali per cercare di capire e mappare le “autostrade neurali”.
Questo virus può viaggiare all’interno del cervello senza uccidere l’organismo, e contemporaneamente può i depositare delle “etichette” fluorescenti che permettono ai ricercatori di rintracciare il virus e di osservare dove sta andando. Diciamo un po’ come la favola di Pollicino che lasciava le briciole…la ricordate?
Dunque gli scienziati del Mortimer B. Zuckerman Brain Institute della Columbia University hanno sviluppato un nuovo strumento virale che amplia notevolmente la capacità di sondare l’attività e circuiti dei neuroni nel cervello di topo. Questi risultati evidenziano una prodezza innovativa di ingegneria molecolare che sta permettendo la creazione di una mappa più completa dei circuiti cellulari del cervello ed aiuterà i ricercatori nel loro cammino nello svelare i misteri del cervello.
“Al suo interno, ogni sensazione, il pensiero e il movimento dipende da come i miliardi di neuroni comunicano attraverso un complesso sistema di circuiti”, ha dichiarato Thomas M. Jessell, PhD, co-autore della carta e direttore dell’Istituto Zuckerman.
“In questo studio, abbiamo sviluppato un ceppo di rabbia della volpe che migliora notevolmente la nostra capacità di mappare questi circuiti”, ha aggiunto il dottor Jessell, che è professore di neuroscienze e di biochimica e biofisica molecolare alla Columbia.
Perché la rabbia infetta soltanto i neuroni, gli scienziati hanno lavorato a lungo per creare una versione modificata, la versione più sicura del virus che non infettano neuroni umani, ma possono essere utilizzati negli animali da esperimento. Tale virus modificato passerà da cellula a cellula nel cervello ma lasciando la nostra etichetta accenderà un percorso e fornendo una sorta di mappa visiva delle connessioni.
“La nostra speranza è che in futuro si possa migliorare il nostro sforzo e trasformare il virus della rabbia in un vettore per combattere alcune sindromi neurologiche.
Il nostro studio affronta anche di un tema più ampio in ambito scientifico: gli strumenti più rivoluzionari non hanno origine in laboratorio, ma invece provengono dalla natura stessa”, ha aggiunto Reardon della Columbia University. “l’evoluzione ha già inventato il virus della rabbia, tutto quello che dovevamo fare era di utilizzarlo.” Riflessione intelligente e ricerca geniale, non credete?
Dr. Gherardo Tosi
Psicologo – Psicoterapeuta
00152 Roma
Email : tosighe@libero.it
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