Se dovessimo esprimere un giudizio sugli avvenimenti sportivi della giornata di Domenica 7 aprile appena passata, che doveva celebrare i fasti atletici del Paese per gli importanti avvenimenti che vi si svolgevano, dovremmo usare l’aggettivo : “imbarazzante”.
Imbarazzante poiché le due maratone podistiche più attese dell’anno, andate in scena contemporaneamente a Roma e a Milano per le quali era prevista o quantomeno sperabile una partecipazione popolare da record, come ci avevano magnificato sui giornali e con i comunicati stampa gli organizzatori e i sindaci delle città interessate, si sono rivelate, per chi sa leggere i numeri e non si limita a riportare i comunicati ufficiali, due autentici flop.
A qualche giorno dagli avvenimenti tutto è già finito nel dimenticatoio, passato, cancellato senza lasciare traccia; come se una folata di vento salvifico avesse portato via le foglie morte e fastidiose accumulatesi ai bordi delle strade insieme ai partecipanti che, se scorriamo i numeri sommando insieme il totale degli arrivati al traguardo meneghino con quello romano, ci dicono che non hanno raggiunto complessivamente nemmeno le quattordicimila presenze
Pochino per l’ autoproclamatasi città più bella del mondo e per l’altra, definita capitale morale ed economica del Paese che si preparava a fare da apripista alle Olimpiadi invernali del 2026.
La prima che aveva fortemente voluto una “nuova” maratona cittadina con il supporto organizzativo primario della Federazione di atletica leggera e la seconda, più solida e strutturata organizzativamente ed economicamente, che aspirava a diventare la più importante e partecipata d’Europa.
Imbarazzante il confronto con le altre maratone
Imbarazzante certo, ma umiliante se, come avevamo scritto in un precedente articolo sull’argomento, volessimo confrontare i risultati delle “sgambate” nostrane con le maratone di New York e Londra, con i loro cinquantamila partecipanti estratti da una lotteria di cinquecentomila richiedenti.
O soltanto con Parigi e Berlino che al traguardo sotto l’Arco di Trionfo e la Porta di Brandeburgo fanno sfilare normalmente quarantasettemila francesi e quarantaquattromila tedeschi.
Un altro mondo, molto vicino agli spagnoli di Madrid, agli olandesi di Rotterdam, agli svedesi di Stoccolma e di quasi tutte le altre capitali o medie città europee che ci distanziano di una buona metà di concorrenti. Numeri irraggiungibili ma soprattutto “imbarazzante” e reiterata mancanza d’idee che le due città non meritano.
Pensare che noi c’eravamo offerti per dare una mano, mettendo a disposizione gratuitamente la nostra professionalità per risolvere le criticità, prima di essere trattati in malo modo come se fossimo dei fossili del passato. Non ci siamo offesi ovviamente.
D’altronde: “Nemo propheta in patria”. Come disse qualcuno molto più credibile di noi parecchi secoli fa. Le storie si ripetono sempre.
Umberto Fausto Silvestri – Fondatore e già Presidente della Roma City Marathon/Maratona di Roma
Fonte foto: maratonadiroma.it
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