Un antidivo gentile e semplice.
Accadde oggi, nel cinema: il ricordo di un grandissimo attore, Marcello Mastroianni. Mastroianni scompare il 19 dicembre 1996; attore amatissimo, forse uno dei più amati, considerato uno dei più intensi e grandi artisti del panorama italiano e internazionale. Attore di teatro e cinema, amante del teatro e delle emozioni che si regalano e si prendono sulla scena. Amante del gusto Dell’improvvisazione (Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Philippe Noiret erano molto amici e nonostante avessero letto la sceneggiatura de “La grande abbuffata” di Ferreri, sul set praticamente non la consultarono più: i tre grandi attori improvvisavano continuamente ed il regista li lasciava liberi di creare. La scena dell’imitazione di Marlon Brando, per esempio fu proposta da Tognazzi e non era presente nella sceneggiatura); esercizio di stile, di grande spessore recitativo. Tra i più importanti interpreti degli anni 60, 70 ed 80, considerato uno dei “mostri sacri” dalla commedia all’italiana.
Filmografia di grande elevatura, attore brillante, malinconico, ironico, profondamente intenso. Tanti i premi: ha ricevuto 3 nomination all’Oscar come miglior attore: nel ’63 per “Divorzio all’italiana”, nel ’78 per “Una giornata particolare” e nell’88 per “Oci ciornie”. Ha avuto molti premi prestigiosi alla carriera (tra cui l’importantissimo César nell’83). E’ uno degli attori più conosciuti ed amati all’estero, è riuscito ad incarnare le qualità migliori che caratterizzano gli italiani: romantico, fantasioso, furbo e autentico, verace ma anche molto molto raffinato.
Per la sua morte la Fontana di Trevi, simbolo del film “La dolce vita”(regia di Federico Fellini), si è fermata, spegnendo le luci, bloccando le acque. Tantissimi i personaggi caratterizzati dal grande attore: quando pensiamo a lui, ritorniamo con la mente e con gli occhi a “Divorzio all’Italiana”, bellissimo, faccia da “schiaffi”, splendido sia lui che il film. Chi non ricorda la figura del personaggio di “Matrimonio all’Italiana” (regia di Vittorio De Sica), con Sofia Loren, grande coppia artistica: Domenico Soriano, impenitente donnaiolo napoletano, è legato all’ex prostituta Filumena Marturano, che ha tolto dalla strada e che convive in casa sua, da lui disprezzata e mai amata veramente, una comoda donna a sua disposizione e piacere, successivamente relegata al ruolo di badante dell’anziana madre. Un giorno Filumena si sente male ed è sul punto di morire e chiede a Domenico di sposarla in extremis. Convinto di potersi così anche “pulire” la coscienza, Domenico accetta, ma a cose fatte la donna si alza dal letto, rivelando che era stato uno stratagemma da lei architettato per avere stabilità economica e garantire un avvenire ai suoi tre figli, della cui esistenza Domenico è sempre stato tenuto all’oscuro. Filumena rivela anche che uno di loro è figlio dello stesso Domenico, ma non precisa di quale dei tre si tratta. Il film prosegue con altri colpi di scena, fino alla conclusione, quando Soriano/Mastroianni si rende conto di avere sempre voluto bene e forse amato quella donna.
Quello di Marcello Mastroianni è un nome legato a doppio filo col cinema italiano, col nostro migliore cinema: quello di Fellini, di De Sica, di Antonioni, di Ferreri, di Germi. Eppure c’è stato tanto teatro nella vita di Mastroianni e, cosa più importante, c’è stato il teatro prima che il suo lavoro nel cinema decollasse e lo facesse diventare la star internazionale che ha offuscato gli esordi di un giovane ragazzo di talento che imparò a recitare sul palcoscenico. Paolo Emilio Poesio, ha scritto un articolo su Mastroianni nel 1996, poco dopo la sua morte, intitolato “La dolce vita di Marcello. Divo, antidivo, latin-lover: ma soprattutto attore. Mastroianni e il teatro, un amore reciproco, fino alla fine” in cui dà la dimensione dell’importanza che ebbe il teatro nella vita artistica del Marcello attore: 1951: “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams, regia di Luchino Visconti, con Rina Morelli, Marcello Mastroianni, Rossella Falk, Giorgio De Lullo , tanti altri spettacoli diretti da Visconti che ne esaltò l’improvvisazione e il grande sentimento in scena.
E ancora, nel cinema: “Il bell’Antonio”, capolavoro assoluto di eleganza, con la regia di Mauro Bolognini, 1960: Il calvario umano e sociale del bell’Antonio, figlio della cultura del gallismo del sud e di valori all’apparenza inattaccabili, si compie e si svolge nel tormento di un’impotenza che lo costringe al sotterfugio più che alla bugia e al gioco crudele delle apparenze. Tanti i registi importanti (ricordiamolo ancora una volta) che lo hanno diretto, Fellini su tutti; tante le colleghe attrici di grande valore, da Anna Maria Tatò a Claudia Cardinale, da Stefania Sandrelli a Sofia Loren, coppia brillante (Ieri, Oggi e Domani, sempre Vittorio De Sica). Tra i 48 film, si va da Giorni d’amore di Beppe De Santis del 1954 a Otto e mezzo (altro personaggio fragile e tormentato) e i tanti altri di Fellini ai film di De Sica Ieri, oggi, domani, Matrimonio all’italiana, Amanti, I girasoli a quelli di Marco Ferreri, Elio Petri, Michelangelo Antonioni, Pietro Germi, Luchino Visconti, Dino Risi, Roman Polanski, Theo Angelopoulos, Nikita Michalchov.
Per non dimenticare Mario Monicelli, che lo ha diretto in vari film, come Casanova ’70 e I soliti ignoti, ad Ettore Scola, con cui ha lavorato in C’eravamo tanto amati e Una giornata particolare, da Roberto Faenza, autore di uno degli ultimi lavori di Marcello, “Sostiene Pereira”, a Liliana Cavani, autrice de “La pelle”, fino ai fratelli Taviani, registi di Allonsanfan.
“Non si ricordava le battute, era pigro”, dicono ancora di lui amici e colleghi “ma grandissimo nell’improvvisazione ed unico nella profondità delle emozioni”; un antidivo, uno che “non studiava il copione ma era grandissimo, a differenza mia, che studiavo tutto” (Sofia Loren).
Grazie Marcello, per l’arte che hai consegnato alla Storia.
di Alessandra Paparelli
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