Non sono uno studioso di sociologia e nemmeno di antropologia ma credo che, come tutti, possa anche io esprimere il mio punto di vista relativamente alle cosiddette, tanto sventolate, “nozze gay” celebrate ieri dal sindaco di Roma Ignazio Marino.
Ritornano così le polemiche sulla non accettazione che qualcuno viva in maniera diversa, per esempio la sessualità, scatenando le opposte fazioni di pensiero in accuse reciproche. Basta scorrere i pareri sui social network per rendersene conto, anche se questi nulla hanno a vedere con una seria valutazione di tematiche cosi importati e complesse.
Pertanto pensare di riuscire ad estrapolare da antichi preconcetti, l’idea che la persona che non la pensi allo stesso modo loro, sia sotto l’aspetto sociale che sotto l’aspetto sessuale, abbia pari diritti e pari dignità, credo sia davvero una missione impossibile.
Tuttavia, il fatto che molti politici e molti uomini istituzionali affrontino questo problema direttamente, a volte anche strumentalizzandolo e facendolo diventare propaganda politica, sia in qualche modo importante perché, spesso anche con posizioni assurde, consente di poterne discutere.
Perché secondo questo concetto antiquato di “diverso”, in esso rientrano tutte quelle situazioni che possono generare diffidenza, sia che si parli di extracomunitari, o di colore della pelle, o di chi ha comportamenti sessuali differenti. Si fa ancora fatica a comprendere che nessuno di questi individui, nell’essenza della persona, è diverso dai presunti “normali”.
In questo tipo di cultura, retrograda, l’omosessuale è considerato il diverso per eccellenza, spesso vittima di violenza psicologica, di ghettizzazione e anche di violenze fisiche. Per molti l’omosessualità è sinonimo di immoralità, di patologia o addirittura di pericolosità. L’omosessuale viene discriminato e marginalizzato anche solamente se viene percepito come tale.
Vivere l’omosessualità liberamente è invece un diritto di ognuno così come è un dovere di chi legifera dare a ciascuno pari dignità e difendere ogni individuo dalla violenza, sia essa anche solo verbale.
Diverso è però pure pensare che una coppia omosessuale sia uguale ad una etero. Uguali possono e devono esserlo, nei confronti dello Stato, per quanto riguarda i diritti e la dignità di ciascuno dei componenti di entrambi i nuclei familiari. Pertanto, a mio avviso, assolutamente legittima l’unione certificata da un sindaco ma prima ci vuole una legge ad hoc.
Non ancora prevista l’ipotesi dalla Chiesa Cattolica; anche se per quanto riguarda il problema dell’omosessualità da quello che trapela nell’ultimo Sinodo qualcosa si comincia a muovere.
Non mi è piaciuto il metodo con cui ha esercitato il suo potere il sindaco Marino, secondo me decisamente sbagliato, perché un uomo istituzionale deve essere il primo a far rispettare le regole ma anche a rispettarle. La legge che permette l’unione tra due persone dello stesso sesso in Italia ancora non è in vigore. Bisogna battersi politicamente affinché il Parlamento legiferi.
Così come non condivido l’idea di affidare a coppie omosessuali la potestà di bambini, prerogativa del matrimonio tra un uomo e una donna.
Concludendo, il diverso non è chi viene ritenuto tale da chi si sente “normale” ma è chi non riesce ad accettare le libertà dei comportamenti altrui.
di Enzo Di Stasio
foto: unionesarda.it
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