Che lavoro sognavi di fare? «Son passata dalle risaie agli affreschi. Che altro sognare?» Così, in un’intervista recente, Marta Marzotto. La mondina che diventa contessa, sembra una favola che la Marzotto tramutò in realtà. Non c’era la zucca, non c’era la fata madrina, c’era una grande volontà di affermarsi e di emergere, di “uscire fuori dalla povertà, dalla vita mediocre”.
Una vita intensa
Una vita intensa quella vissuta da Marta Marzotto, scomparsa nella giornata del 29 luglio a Milano ad 85 anni: amori, tradimenti,vicende giudiziarie, salotti e scandali. Non è mancato nulla. Cinque figli, una personalità estrosa e simpatica, un marito aristocratico,il conte Umberto Marzotto, di cui ha conservato il cognome anche dopo il divorzio,due grandi amori ( il grande pittore Renato Guttuso con cui ha vissuto fino alla fine un grandissimo amore extraconiugale e Lucio Magri). Lucio Magri aveva avuto con Marta Marzotto una storia durata dieci anni , lei ancora musa ed amante del grande Maestro.
Una storia, quella con Magri, che fu molto criticata dalla sinistra di allora, che non vedeva di buon occhio per un intellettuale marxista la sua “dolce vita” nelle ville della contessa. Magri fu definito in quegli anni “il rivoluzionario da salotto”, l’intellettuale “da aperitivo” in sostanza. Una relazione detestata e osteggiata anche da Renato Guttuso stesso, ancora molto innamorato fino alla morte della sua Martina, alla quale scriveva: “Ave Martina e liberaci dal Magri, amen“.
LA RELAZIONE E L’AMORE CON RENATO GUTTUSO
Esistono ancora le muse ispiratrici, ossia persone che ispirano emozioni ed idee a qualcuno? Nel passato le muse erano donne che ispiravano poesie ai poeti, dipinti ai grandi pittori, ora a distanza di secoli le cose sembrano non essere cambiate: la Marzotto è stata un esempio eclatante, a carattere anche mediatico.
Così come Renoir e Caravaggio si innamorarono delle loro modelle ed Amedeo Modigliani (pittore travagliato e malinconico) sposò Jeanne Hébuterne, così Renato Guttuso divenne amante e folle d’amore per Marta Marzotto, quando nel 1960 la conobbe da Rolly Marchi, curatrice delle sue mostre.
Tanto si scrisse su di loro, molti i veleni, i pettegolezzi, il sarcasmo. “Il comunista e la contessa“, “il pittore amico di Togliatti e la figlia del ferroviere”, sposata al rampollo della dinastia tessile veneta, Marzotto.
MUSA ISPIRATRICE
«Noi adoriamo le donne di Renoir», diceva Marcel Proust. Il legame tra Renato e Marta rappresentò a lungo l’archetipo della fusione tra l’intellettuale di sinistra e la rappresentante dell’alta borghesia, la tendenza di un radical-chic nostrano all’epoca non ancora dominante.
Al di là di qualsiasi percezione esteriore, l’amore di Guttuso per la Marzotto si nutrì dell’intensità di un pensiero fisso, quasi ossessione “morbosa”, potremmo dire, impossibile da scacciare dalla mente anche se “immorale” agli occhi del mondo.
Musa inquieta, icona di stile, immortalata con luce eterna nelle sue opere «io mi sono dissetata di questo suo amore. Lui mi raffigurava nei quadri e a volte lo faceva senza che ci fosse la mia figura, come nella “Notte di Gibellina”, dipinto ispirato dal terremoto del Belice, dove tra le fiamme del fuoco ci sono le lettere del mio nome»
Il dipinto, tra l’altro, spiega la difesa di Guttuso del realismo, nella sua sintesi espressionistica, ed è l’invito perché tutti vedano: la catastrofe della storia oltre a quella naturale.
Una Musa, così come lo è stata Marta Marzotto, è tutto meno che una semplice modella: è la parte femminile dell’artista uomo, in questo caso, con la quale egli deve concepire un nuovo lavoro. E’ l’anima del suo “animus”, la musa, ed è proprio lei a penetrare il suo artista, in una completa inversione dei ruoli di genere, ed è lui, l’artista, a portare avanti la gestazione, a partorire il suo lavoro, dall’utero della mente. “Animus ed Anima“, pur viaggiando parallelamente, non hanno nei due sessi eguale peso ed influenza. Questo è stata Marta per Guttuso, ma non solo, in un complesso quanto magico incontro di formazione intellettuale spontanea, parallela, reciproca.
Cosa sarebbe stata l’Iliade…
…senza Elena, i Promessi sposi senza Lucia, la Divina Commedia senza Beatrice? Marta Marzotto fu amante, compagna, amica, Musa ispiratrice, folle d’amore, amante riamata.; ed ancora, molti altri artisti come Rubens, Bonnard, Renoir, Charles Blackman e Brett Whiteley, Picasso, Dalì, hanno dipinto le loro mogli ed amanti più e più volte: queste donne erano sia dei soggetti da dipingere che delle muse ispiratrici. Così come il futurista Umberto Boccioni ritrasse molte volte la sua amatissima madre, come nel dipinto “La Risata” o nel celebre “Materia”. Fritza Liedler e Adele Bloch Bauer furono le modelle storiche del pittore Gustav Klimt. Oltre che modella, Adele fu certamente anche amante e musa ispiratrice, nel quadro di Klimt del 1907.
Chiudiamo così, con un’immagine celebre: lo scatto del fotografo Helmut Newton che la ritrae semi svestita con le tele del suo amato Guttuso. Nelle sue opere le forme burrose e piacenti della donna seducevano come dal vivo, a testimonianza di una grande intesa erotica, intellettuale e sentimentale, pur nel contesto extraconiugale ben noto a tutti.
Ci piace ora immaginarli insieme, in un nuovo incontro ed in luogo lontano, forse proprio nel Giardino del Paradiso; anche questo un dipinto, una tavoletta pittorica di un ignoto artista, ignoto maestro dell’alto Reno.
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