Si parla di “musterbazione” e non di masturbazione mentale quando facciamo cose che non vorremmo fare e che in fondo non siamo tenuti a fare
Musterbazione: devo o non devo? Questo è il problema
Musterbazione. Lo psicologo statunitense Albert Ellis (1913-2007) coniò un termine per indicare la tendenza a incorporare certi supposti doveri nella propria vita.
La parola è “musterbatiori” e deriva dall’inglese “must”, “devo”.
In pratica, ci “musterbiamo”, ogni volta che ci comportiamo in maniera diversa da quella che riteniamo giusta solo per assecondare la “tirannia del dovere” imposta dalle ferree regole del sociale.
I supposti doveri, tuttavia, producono sempre un senso di fatica e di tensione, tanto maggiore quanto più la persona cerca di metterli in pratica col proprio comportamento; alla fine, invece di aiutarci nelle relazioni, non essendo in linea con le nostre più intime forme-pensiero, finiscono per turbare le stesse.
Il Galateo e i danni dell’etichetta forzata
Non ce ne voglia il Monsignor Giovanni Della Casa, pace all’anima sua, ma il suo “Galateo overo de’ costumi”, un trattato dei doveri convenzionali, a volte è un bell’esempio di “musterbazione” inutile, insignificante e persino dannosa.
Pensiamo a tutte le regolette che sono state adottate per il solo fatto che una Emily Post, una Amy Vanderbilt, o una Abigail van Buren se ne erano fatte portavoce.
Come si mangia, come si apparecchia una tavola, cosa bisogna indossare ad ogni ora del giorno, come ci si deve sedere in Chiesa durante un matrimonio, come bisogna parlare…
Non consultare sé stessi, insomma, bensì il manuale dei doveri, del “must do it”, diventa un dicktat che ci imprigiona.
Se le buone maniere sono certamente desiderabili, è altrettanto vero che parte di esse non servono a niente e sono oltremodo frustranti.
Non siamo tenuti a “muster-barci”
Aver bisogno- di essere approvati è come dire: “Vale di più il tuo concetto su di me dell’opinione che ho di me stesso”.
Quando cerchiamo l’approvazione, e facciamo qualcosa solo perché va fatta per compiacere il prossimo, Il nostro valore è in mano ad altri. Se costoro rifiutano di darci la loro approvazione, ci sentiamo svuotati. In realtà, non abbiamo bisogno dell’altrui approvazione e non dovremmo essere schiavi delle convenzioni.
Ogni dovere assunto per conformismo, infatti, non potrà soddisfare un’attesa erronea. Anche perché l’imposizione di un dovere convenzionale e la relativa “masturbazione mentale”, che ne consegue, finiranno per devastarci.
Soluzione?
Vogliamo perdere le staffe, vogliamo mancare di comprensione? Va bene. Vogliamo essere poco dignitosi? Perfetto. Nessuno potrà darci un brutto voto o punirci se non siamo come gli altri hanno detto che dobbiamo essere.
In ogni caso, non si può essere come non si vuole essere. È impossibile!
Impariamo a essere felici e amarci
Per evitare di cadere nel tranello dei “doveri” imposti dall’esterno, dovremmo imparare a contare esclusivamente sulla nostra capacità di sentirci emotivamente come scegliamo di sentirci, in un dato momento della vita.
Questa è una nozione radicale. Spogliarci del nostro vecchio abito mentale richiede tuttavia molto lavoro.
Non è facile superare i modi di pensare acquisiti nell’infanzia.
Con la pratica mentale si possono, tuttavia, compiere alcune scelte di amore verso sé stessi che ci allontaneranno definitivamente dalla pratica della masturbazione mentale.
In fondo, decidere quelli che sono i nostri “must” porta ad autodemolirci? No di certo.
Allora, iniziamo a scegliere le immagini del nostro sé ideale e applichiamole a tutte i livelli della relazione con gli altri. Cambiamo, se serve, il nostro comportamento senza confonderlo mai con il nostro valore.
Questo ci consentirà di essere socialmente a nostro agio, eliminando definitivamente dalla nostra vita tutti quei “must” che non ci piacciono proprio.
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