“Io e Michele siamo partiti insieme, lui dopo gli studi in Architettura io subito dopo il liceo. Ricordo che a diciotto anni ero già inserita nel mondo del lavoro: in una grande azienda di moda, e in contemporanea con mio fratello”.
Con fare provetto e genuino racconta Francesca, capelli rasati a uno, occhi verdi attenti e parlantina equilibrata. La incontriamo in Capitale. Dietro un’immagine androgina, mitigata da un abito bianco panna, intarsiato da romantici crochet, ci accoglie alla presentazione dell’ultima linea, la Primavera Estate 2020.
La moda eclettica Michele Chiocciolini dagli abiti alle borse
“Il nostro marchio nasce a Firenze nel 2012, in origine si trattava di abbigliamento donna, pian piano le collezioni si sono ampliate e abbiamo fatto entrare l’accessorio. Poi all’improvviso è successo che nel seguire tutte le fasi della produzione, dal cartamodello ai dettagli finali delle borse, ci siamo resi conto che Michele si riconosceva molto ma molto di più”.
Nessun abito infatti alle nostre spalle: solo una raccolta di borse, pochette e zaini estrosi, che vividi e colorati si dispiegano dall’espositore. I prodotti seguono così quella scrematura graduale – dagli abiti agli accessori -, rimanendo sempre fedeli a un simpatico cane stilizzato, logo e punto di partenza del brand.
Da quel semplice animaletto abbozzato su una serie di fogli rigorosamente Fabriano, la visione di Michele Chiocciolini prende vita, ed è dichiaratamente pop. Ma un genere pop cosmopolita, difficile da corrispondere o racchiudere in un decennio di moda in particolare. Madonna, gli anni 80, la New York di Keith Haring, la pittura collage style di Basquiat, e poi i viaggi, la moda, Vivienne Westwood, Antonio Marras, Paul Smith, sono tutte contaminazioni culturali, che come input negli anni, vengono filtrati a maglia stretta dalla matita e dalla stravaganza creativa del designer.
La Primavera Estate 2020 segue un richiamo pop vacanziero
Oggi dall’apertura dell’Atelier Chiocciolini – in via del Fico 3r, nel quartiere fiorentino di Santa Croce – di anni ne sono passati pochi, e Francesca co-founder del brand, si occupa in primis della comunicazione. “La produzione di questa linea è tutta in pelle, paglia e rafia” spiega allungando il braccio per afferrare un pezzo dell’ultima collezione.
Al centro dello spazio espositivo, spavaldo campeggia il cuore, o meglio la Heart Back-Pack, feticcio del brand. La famosa borsa zaino, seguendo pesi e colori stagionali, è proposta in un’allegra summer edition: pelle arancione e bordatura fluffy grazie a bizzarre e vitaminiche frange in rafia. Le stesse che poi di colpo diventano balze, pronte a rivestire come gonnelline esotiche, la paglia intrecciata di deliziosi secchielli e tracolle esuberanti. Fucsia, giallo e arancio, colorano le palme e i dettagli della Primavera Estate 2020 Michele Chiocciolini, promettendo un viaggio esperienziale retro, dal richiamo pop e vacanziero.
Una collezione made in Tuscany, interamente disegnata a mano che prende vita solo da manifattura artigianale. “Sono tutti materiali toscani, alcuni vengono da una località che si chiama Signa, un comune lungo il fiume Arno famoso storicamente per la lavorazione della paglia e della rafia, lì le fabbriche utilizzavano direttamente le acque fluviali”, chiosa con attenzione Francesca.
Sostenibilità e il desiderio di un’economia più legata al sociale
La giovane infatti, ci spiega bene che la paglia è un materiale di scarto, mentre la rafia è più pregiata perché si deve raccogliere dalla palma, direttamente dal fusto dell’albero. “Purtroppo però viviamo in un momento storico, in cui si utilizzano spesso materiali importati dalla Cina (la paglia ndr), per questo in Toscana si sta cercando di ripiantare il grano, in modo tale da avere tutta la filiera toscana” .
Il duo Chiocciolini è orgoglioso di portare avanti e in giro per l’Italia, prodotti a impatto zero. Anche se ci sono delle realtà, a detta di Francesca, davvero folli da accettare, la coppia creativa preferisce sempre l’ottimismo.
In un futuro prossimo, i fratelli vorrebbero smussare gli angoli e abbracciare in toto il concetto di sostenibilità, ma vorrebbero lo stesso un’economia più legata al sociale; calcando sul desiderio recondito di portare avanti con i loro prodotti, la tradizione di quelle aziende fiorentine, che operano nel territorio da più di cent’anni.
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