Porta Romana è una delle sei porte di Milano, ricavata all’interno dei Bastioni, posta a sud‐est della città, lungo la strada che conduce a Lodi in direzione di Roma.
Porta Romana
L’antica via per Roma, che ricalcava l’asse del decumano dell’antica Mediolanum, era chiamata Via Porticata, asse viario rettilineo il cui tracciato era corrispondente all’attuale corso di Porta Romana. Adesso è caratterizzata dalla presenza dell’arco monumentale del 1596, in ottimo stato di conservazione ma lontano dai Bastioni; voluto da Filippo III di Spagna, sorge al centro di piazza Medaglie d’Oro. Si trova proprio allo sbocco del Corso di Porta Romana, lungo il quale – prima della cerchia dei navigli – c’era l’arco medievale di Porta Romana: ancora oggi si può notare una strana pavimentazione a terra – interruzione del pavé con riquadri in sampietrini – che segna l’esatta posizione dell’antica porta medievale.
L’amore finito di Gaber
Nella canzone di Gaber, la Porta Romana fa da sfondo ai malinconici ricordi di un amore finito. Il protagonista ripensa a quando viveva le sue innocenti giovanili emozioni con la sua bella; ricordi della Milano di un tempo, quella dei cortili delle case “a ringhiera”. Il protagonista rivolge i propri pensieri nostalgici alla sua amata, la donna che ha cambiato zona, che è andata a vivere in un quartiere nuovo, lontano dal centro della città.
Tutto è cambiato a Milano, non c’è più quel “cinemino” dove si andava a vedere un film due volte per cento lire. L’unica cosa che resta di quei nostalgici ricordi degli autori, però, rimane sempre lì, a caratterizzare l’intero quartiere e a dominarlo con la propria imponenza: Porta Romana.
Gaber e la sua Milano
E Giorgio Gaber lo sapeva: parlava di Porta Romana come un brano «in cui riprendevo, purgandolo un po’, un vecchio motivo popolare milanese e ne facevo, con il testo molto poetico di Simonetta, una cosina per tutti i palati». Insomma il grande Gaber, proprio quando il rock’n roll iniziava il proprio declino, ha iniziato ad attribuire particolare importanza al testo dei propri brani e ad orientarsi verso una migliore descrizione del mondo che gli era vicino, e del quale lui stesso si sentiva un protagonista: «Oggi sono convinto che bisogna orientarsi verso un altro tipo di canzone, accettare un filone nuovo, sulla scia dei cantacronache francesi. Per poi sopravvivere e conservarsi un pubblico, bisognerà rendere “visive” le proprie canzoni, non solo cantandole, ma creando nella canzone lo spettacolo»*. Ecco, dunque, che Giorgio Gaber intuisce la ricchezza dei luoghi familiari che frequenta e l’importanza di richiamarli con le sue canzoni. E inizia a “raccontarli” con straordinaria semplicità ma con geniale acume: Porta Romana, insieme al Bar del Giambellino ne La ballata del Cerutti, diventano le “colonne sonore” della Milano di quei tempi, permettendo al pubblico di conoscere da vicino quei luoghi e di sentirli intimi e familiari.
* L’intervista a Giorgio Gaber è stata concessa dalla Fondazione Giorgio Gaber di Milano
(Porta Romana, di G. Gaber e U. Simonetta, interprete Giorgio Gaber, Album “Le canzoni di Giorgio Gaber”, 1964, Dischi Ricordi)
Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay
Scrivi