C’è chi lo ama, c’è chi lo odia, ma del Festival di Sanremo tutti parlano, tutti scrivono e in molti ironizzano, chè non c’è cosa più facile: dura quasi una settimana, 5 serate, 20 big, cantanti nuovi, 25 ore di diretta, ed in tutto questo bailamme di canzoni, cantanti e personaggi è impossibile non trovare qualcosa di comico, di sbagliato, qualcosa da ridicolizzare, insomma. Sanremo si presta così facilmente all’ironia che quasi non mi va di farne. Quasi.
Ma veniamo alla serata di ieri, premiata dall’audience più alta di sempre, cosa che ormai accade ogni anno e pure io, devota sanremese, faccio un atto di fede nel crederci. Comunque sia, i detrattori attribuiscono gli ascolti di quest’anno alla grandiosa apertura di Fiorello, magistrale nel suo show. Ma questo non è il Festival di Fiorello, questo è il Festival di Claudio Baglioni, direttore artistico, presentatore e cantante insieme, ruoli che riveste con garbo e professionalità: sul palco è sempre elegante, presenta ma si fa anche da parte per lasciare la scena alla Hunziker ed a Favino. E quando canta diventa un gigante. Perchè, vi piaccia o no, Claudio Baglioni è una pietra miliare della musica italiana e la sua voce travolge ed incanta. Già vi vedo, molti di voi, che scuotono la testa pensando “oddio che palle Baglioni” ma questo fa parte delle cose che non ho mai capito. Per me Baglioni è un mostro sacro e alla nostra musica ha dato tanto rimanendo sempre umile, così come lo è sul palco dell’Ariston: si muove in punta di piedi, quasi temendo di interferire in uno spettacolo che ha per protagonista le canzoni. Da qui la scelta di non eliminare nessuno dei big: tutti e 20 rimarranno in gara fino all’ultima serata, per poter essere ascoltati e riascoltati, chè a volte la musica richiede tempo per essere apprezzata. E allora non parliamo, adesso, delle canzoni. Parliamo dei cantanti, almeno di quelli che mi hanno colpito.
Mi sto ancora domandando chi siano i The Kolors e Lo Stato Sociale, però complimenti a Nonna, la ballerina decisamente attempata che si è esibita durante la performance del gruppo e resterà impressa forse più della canzone.
La Vanoni mi ha sorpreso: non solo perchè quasi non la riconoscevo, chè questa cosa delle plastiche facciali andrebbe regolata meglio, ma la voce, signori, che voce! 80 e passa anni ma il tempo non ha cambiato le sue corde vocali. La stessa voce di sempre ce l’ha anche il grande Enrico Ruggeri che, secondo me, ha pure una bella canzone ma è finito in zona retrocessione: penso sconti il fatto di essere bruttino e cantare insieme a due signori anziani non lo ha aiutato. Ron spicca più per l’autore della sua canzone, Lucio Dalla, che non altro, forse troppo sobrio in tutto, anche nel vestire.
Meno sobrio, come sempre, del resto, è Max Gazzè, che canta come un menestrello, ma indossa un abito che fa pensare a Star Wars: si vede che gli piaceva il contrasto. Quanto ad Ermal Meta e Fabrizio Moro.. ma veramente? Veramente piace tanto quell’accoppiata? Boh, sarà per simpatia verso Edward Mani Di Forbice, ve lo ricordate? Ecco, Ermal Meta, in questa versione super anemica e riccioluta, ne è il sosia perfetto.
Di sosia ce n’è un altro: Enzo Avitabile, tristemente accoppiato a Peppe Servillo. Ora, sarà per la statura minuta (“minuta”… che cortese eufemismo, eh?), sarà per il fisico tarchiato, sarà per la tinta nera che non aiuta, è uguale, uguale a Denny De Vito, spiccicato. Ma non è questo quello che più mi ha shoccato. No, quello che mi ha fatto sussultare è un’altra cosa: la duplicazione dei Pooh. Ma ora, dico, vi siete sciolti per raddoppiarvi? E no, non si fa così! Anche perchè tutti insieme, come dire, la buttavate in caciara quanto all’aspetto fisico, ma così io sono costretta a guardarvi bene e.. santo cielo, ma se la fa in casa la tinta Facchinetti? E non ce l’ha una moglie, un figlio, un domestico che abbia il buon cuore di dirgli “Roby, scusa ma non ti si può vedere. Andiamo dal parrucchiere, ti accompagno io, e facciamo qualcosa, chè questo amaranto tendente all’arancione non va bene per niente”. E invece no, lui sfoggia su capelli e sopracciglia la sua colorazione improbabile e, sgranando i tondi occhi azzurri, occhieggia prima alla telecamera e poi al suo sodale, Riccardo Fogli, che ha optato per un color grigio naturale (evviva) su capelli lunghi fino alle spalle, come ogni buon parrucchiere suggerisce alle signore oltre i 50. Vabbè.
Che poi, in tutto questo tingere e ritoccare, succedono fatti strani: non avete visto che adesso Gianni Morandi e Roby Facchinetti si somigliano? Guardate i loro occhi, così tondi, esageratamente tondi.. sarà un caso?
Ma lo so che gli uomini non avranno notato niente di tutto questo, erano troppo concentrati sulle scollature della Hunziker e vi capisco, figuratevi, mica sono gelosa, è molto simpatica la Hunziker, con quel suo utilizzo smodato degli avverbi e quel suo modo di camminare che pare “mo vengo lì e te rompo”, no? Non la trovate poco aggraziata? Ma pensa, che strano. Però Favino lo avete visto? Maschio, eh? Con quella voce, quella barbetta.. come? L’anello da pontefice? No, non ho fatto caso che all’anulare della mano destra portasse un anello tipo cabouchon con una pietra che sembra nera, molto poco virile, no, non l’ho proprio notato.
Comunque sia, tinture, anelli, scollature e somiglianze, Sanremo è Sanremo e mi terrà compagnia per altre 4 serate. Quindi, scusatemi, ma vado a fare un sonnellino, se no chi regge fino all’una di notte per altri 4 giorni di seguito?
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