Una lunga e triste scia di morte percorre l’Europa
Le tragedie di queste ultime settimane (4 operai sono morti affogati in una vasca agricola in un’azienda di Pavia), hanno fortemente riproposto all’attenzione pubblica la piaga delle “morti bianche” sul lavoro.
Non è certo un problema esclusivo italiano ma è indubbio che i numeri del Bel Paese su questa grave situazione, siano impressionanti.
Non è facile interpretare in modo univoco le statistiche perché non sono riportati i casi di quei lavoratori non coperti dall’Assicurazione INAIL (vedi i Vigili del Fuoco) e per quei casi di infortuni che non vengono denunciati.
Più in generale, per poter effettuate comparazioni in ambito Europeo, vengono escluse alcune casistiche non considerate cause di lavoro in alcuni paesi d’Europa.
Ricadono in questa situazione le morti legate ad incidenti stradali su qualsiasi mezzo di trasporto. In molti paesi UE non sono considerati i decessi dei lavoratori autonomi.
Ci sono poi casi come la Germania che registra solo quelli avvenuti entro i 30 giorni dall’infortunio.
Le statistiche: numeri terribili ed inaccettabili
Le statistiche Europee sono basate su tassi di tendenza standardizzati con riferimento 1 (1 lavoratore deceduto) ogni 100.000 lavoratori. Le ultime più aggiornate sono relative al 2014.
I Paesi con i più bassi tassi di mortalità sono i Paesi Bassi (1.0 ogni 100.000 lavoratori) seguiti da Grecia (1,2), Finlandia (1,2), Germania (1,4), Svezia (1,5) e Regno Unito (1.6).
L’Italia è allocata a metà della classifica con 3,01 morti ogni 100.000 lavoratori. Questo equivale a otre 600 vite umane perse ogni anno, 2 al giorno. La media della UE a 28 stati è di 2,32 defunti.
Peggio della nostra nazione in termini di sicurezza sul lavoro ci sono la Bulgaria (5,4 x 100.000 lavoratori), seguita da Lituania (5,6), Lettonia (6,0) e Romania (7,1).
Quali le ragioni di questa continua strage?
Diverse le ragioni che sono dietro questa strage di essere umani.
I veleni nascosti nell’ambiente sono il nemico più noto e terribile: dall’amianto alle radiazioni elettromagnetiche passando per i fumi dell’ILVA di Taranto.
Sicuramente l’aspetto economico è uno di quelli prevalenti. La sicurezza, intesa come formazione ed attrezzature, ha un costo che va ad impattare i margini dei datori di lavoro, in modo particolare delle piccole aziende.
C’è poi da considerare il fattore legato all’atavico rifiuto umano del rispetto delle regole, quando pure siano chiaramente declinate, come se fossero qualcosa di eccessivo, da poter gestire con flessibilità, incuranti dei rischi.
Non si può omettere poi il contributo del lavoro cosiddetto ‘in nero’, specialmente nel settore edilizio, dove si respira precarietà ed un operaio non ha il potere contrattuale di esigere il rispetto delle norme di sicurezza.
Di norma assimiliamo alle morti bianche gli episodi violenti, le cadute da impalcature, l’avvelenamento da sostanze tossiche, lo schiacciamento da mezzi pesanti.
Non dobbiamo però dimenticare un ulteriore casistica di decessi a causa del lavoro: nel settore manageriale, i rischi arrivano da responsabilità e carichi di lavoro oltre il tollerabile che aumentano lo stress in modo decisivo.
Azzerati o ridotti al minimo i periodi di riposo ed il godimento delle ferie, la riduzione della forza lavoro, la competizione interna ed il rischio di perdere il ben remunerato posto di lavoro, portano a conseguenze spesso tragiche.
Cosa si può fare per ridurre questo fenomeno?
E’ indubbio che si potrebbe fare molto di più in termini di controlli ed eventuali severe sanzioni, fino alla sospensione dell’attività lavorativa dell’azienda/cantiere.
Il personale addetto alle verifiche in merito (INAIL o aziende delegate) non appare sufficiente ed andrebbe potenziato, reso capillare sul territorio.
Andrebbero inoltre tutelati quei lavoratori che avessero il coraggio di denunciare violazioni ed inadempienza nella sicurezza dei luoghi di lavoro.
Un’idea applicata in altri Paesi Europei è ad esempio la detrazione di tutti i costi relativi alla sicurezza aziendale, formazione inclusa.
Di leggi in materia ce ne sono molte ma andrebbero rese concrete, efficaci, non aggirabili. Ogni vita salvata darebbe senso al tempo dedicato a legiferare sull’argomento.
Le morti bianche sono uno specchio che riflette le terribile colpe della Società dei nostri giorni, dove un incremento di pochi punti percentuali di profitto conta più di una vita umana.
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