Mosca, l’errore di Vladimir Putin

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Mosca. Il 22 marzo scorso in un grande teatro di Krasnogorsk, alla periferia della Capitale, si è verificato il più cruento attentato terroristico islamico in territorio russo. Sono morte circa 140 persone, ma ci sono ancora almeno altrettanti dispersi. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo affiliato all’Isis. Infatti quattro loro componenti sono stati presto arrestati ed hanno confessato la partecipazione alla strage.

Mosca 2024, dunque, come Madrid 2004, Parigi 2015, Londra e Manchester 2017. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano avvertito Mosca del pericolo di possibili attacchi fondamentalisti. Ma Putin e la Polizia russa hanno fatto orecchie da mercante. Perché?

La risposta è tutta nella “filosofia” che Putin si è dato negli ultimi anni per definire il ruolo del suo paese nello scenario mondiale del XXI secolo. Una visione che è crollata insieme alle macerie della Crocus City Hall.

Il discorso di Putin all’Onu un ‘Manifesto’ contro l’occidente

Tale visione fu espressa punto per punto da Putin in un famoso discorso all’Assemblea Generale dell’ONU il 28 settembre 2015. L’occasione appositamente scelta era quella del 70° anniversario della fondazione dell’organizzazione. In tale sede Putin mise in dubbio la validità universale del modello giuridico-costituzionale degli Stati occidentali. Contestò inoltre ai paesi occidentali di voler imporre all’umanità intera il loro modello liberal-democratico.

Con quel discorso e con le azioni successive, Putin volle “sdoganare” tutti i sistemi dispotici dei paesi del terzo mondo, fondamentalisti compresi. Inoltre volle porsi alla guida di un fronte alternativo al sistema occidentale. Così come l’Unione Sovietica lo fu ai tempi della guerra fredda. Il suo riavvicinamento alla Cina, all’Iran e ai ribelli dell’Africa e islamica ne fu la conseguenza. Poi venne l’attacco all’Ucraina, vista come una “minaccia” occidentale allo “spazio vitale” russo. Mai tale concezione fu storicamente più sbagliata.

Mosca e la Russia sono storicamente parte dell’Occidente

Tale visione della Russia è l’esatto opposto di quella di Pietro il Grande che ne fece una grande potenza avvicinandola all’occidente. Anche il comunismo, che si instaurò in Russia dal 1917 al 1991 non fu che un’evoluzione estrema dell’ideologia democratica occidentale. Non per nulla Karl Marx, il fondatore del comunismo scientifico, nacque in Germania. Non certo a Pechino o a Teheran.

A maggior ragione lo sviluppo economico della Russia post-comunista certifica l’interesse russo di integrarsi completamente nel sistema occidentale. Ma questo Putin non lo ha capito. Impelagandosi nella palude ucraina, è stato costretto a inginocchiarsi di fronte alla Cina. Che gli ha imposto il suo prezzo d’acquisto delle forniture di gas e petrolio invendute a causa dell’embargo occidentale. Inoltre, ha sponsorizzato ancor più l’Iran per espandere la guerra contro l’Occidente anche in Medio Oriente. Tramite i fedeli miliziani sciiti (Houthy, Hizbullah) o i loro alleati islamici (Hamas).

Il Terzo mondo anti-occidentale non si farà mai guidare da Mosca

La strage del 22 marzo dimostra quanto sia sbagliata la visione geopolitica di Putin. Non ha tratto insegnamento neppure dal recente passato. Nella prima parte della guerra in Ucraina, infatti, aveva fatto principalmente affidamento sulle milizie islamiche mercenarie della Wagner. Costoro avevano sostanzialmente conquistato Mariupol (il più importante successo russo) al grido di “Allah Akbar”. Poi si sono rivolti contro Mosca, chiedendo più soldi. Solo a stento l’Armata Rossa è riuscita a farli desistere.

I fondamentalisti islamici che secondo la visione putiniana avrebbero tutto il diritto di organizzarsi giuridicamente come vogliono, lo hanno tradito. Putin non ha capito che la Russia, forse solo per essere cristiana, non può guidare il terzo mondo islamico, buddista o induista. E si è ritrovato di colpo dalla stessa parte della barricata di Londra, Parigi e Washington.

Foto di Дмитрий Осипенко da Pixabay

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