Che la moda sia stata (e sia tuttora) uno specchio della società, è cosa nota e risaputa. Non tutti sanno però che anche Napoleone in persona si interessò all’argomento e fu uno dei primi a percepire l’importanza e la portata sociale del fenomeno. Fino al 12 settembre la Triennale di Milano ospita Napoleone e l’impero della moda, un interessante viaggio nell’Ottocento attraverso gli abiti, tutti originali, di proprietà di due collezionisti curatori della mostra, Cristina Barreto e Martin Lancaster. Oltre agli abiti, sono esposte numerose stampe e vignette umoristiche tratte da Costume Parisien, una delle prime riviste di moda della storia. Dalla praticità e maggiore comodità delle vesti, risultato innovativo ottenuto dalla Rivoluzione francese, che abolisce corsetti e costrizioni anche per gli abiti femminili, si passa all’inconfondibile e sensuale stile Impero, con vestiti che ricordano l’abbigliamento dell’antica Grecia e dell’Impero Romano (immancabile punto di riferimento per la grandeur napoleonica). L’elemento di novità è rappresentato dai preziosi e coloratissimi scialli d’ispirazione orientale, probabilmente souvenirs delle campagne in Egitto ed in Siria, immancabili nel guardaroba di Joséphine de Beauharnais. Gli abiti da sera sono accompagnati da preziosi cammei (sempre d’ispirazione greca), gioielli ed accessori, ma non mancano esempi di abiti “da tutti i giorni” o per occasioni come nozze, nascite, lutti. Interessante il confronto tra la moda francese, già allora più vezzosa e raffinata, ed il maggior rigore degli abiti d’Oltremanica. Dopo i fasti napoleonici, la scure della Restaurazione colpisce anche gli armadi delle dame europee e specialmente francesi che di lì a poco si troveranno nuovamente ingabbiate in abiti rigidi e costrette dai corsetti, in puro stile Vittoriano.
Valeria Gubelli
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