Napoli, la morte di Davide Bifolco e il ruolo delle forze dell’ordine. Intervista a Gianni Ciotti, segretario nazionale di Sed

ciottipoliziaNapoli – L’assassinio involontario del 17enne Davide Bifolco induce a pensare che oggi vi siano “3 Entità nello Stato italiano”: Cittadini, Governo e Forze dell’ordine, fratturate, in posizioni inconciliabili, quasi fossero caste indiane.

Da una parte c’è la visione dei Cittadini, non solo gli abitanti del quartiere napoletano, sconvolti dalla violenza repressiva delle forze dell’ordine, che a tratti “ghettizzano” intere aree e le circoscrivono all’interno di zone rosse; dall’altra ci sono le Forze dell’ordine, sempre più abbandonate a se stesse, che sembrano essere gestite da “burattinai ”che le manovrano comodamente; infine c’è il Governo, fra l’incudine e il martello, che conta sulla fedeltà degli uomini armati per istituire un clima di controllo, ma che oggi teme di non poter controllare adeguatamente la rabbia cittadina.

Nell’intervista odierna sentiamo il parere di Gianni Ciotti, segretario nazionale del nuovo sindacato di polizia “Sed”.

Innanzitutto vorrei avere una sua opinione sui fatti e sull’operato dei carabinieri. Si poteva evitare il bagno di sangue?

Certo che sì! Col senno di poi le situazioni si possono correggere ed aggiustare con dinamiche diverse. In realtà ci vuole più “legalità”. Probabilmente se quella notte e in quel quartiere dove c’è poco “controllo sociale” ci fosse stata più legalità, i fatti sarebbero andati diversamente.

Quali rischi corre chi lavora in una città altamente violenta come Napoli?

Tradizionalmente, Napoli è una città difficile per crimine e conflitto sociale. Una grande fascia di poveri cerca di sbarcare il lunario muovendosi ai limiti della legalità. Lavorare a Napoli non è certo come lavorare ad Aosta.

A questo punto le chiedo se esiste una formazione speciale per chi opera in certe città o le forze dell’ordine vengono lasciate allo sbaraglio? Ricordiamo che chi ha sparato era un giovane carabiniere di 22 anni, definito da lei “vittima” come il 17enne.

In realtà la formazione è simile ovunque ma gli scenari sono diversi. I tagli effettuati negli ultimi tempi non hanno portato alla diminuzione del personale: ha abbattuto ore di formazione.

Trova eticamente ammissibile la ghettizzazione dei quartieri o crede che ci voglia altro, perlomeno per prevenire il disagio di chi vi abita?

I quartieri vengono ghettizzati dalla politica, non certo dalla polizia. La ghettizzazione avviene laddove non ci sono servizi, strutture ecc. La responsabilità è della politica, è delle amministrazioni, non è certo un problema di sicurezza pubblica. Noi lavoriamo sull’emergenza e investiamo più uomini proprio nei quartieri a rischio. L’integrazione delle fasce sarebbe una cosa bellissima per noi.

Che soluzioni proporrebbe per evitare la “militarizzazione” e garantire al tempo stesso ordine sociale?

Come detto, la militarizzazione si adotta quando non c’è controllo sociale. E’ sintomo di grave difficoltà, non di forza. Esiste in Paesi a “democrazia variabile”. Io sono per il controllo, lo studio fenomenologico, l’analisi del contesto sociale, la prevenzione. Purtroppo però a Napoli assistiamo a un fenomeno anomalo e preoccupante: Quando passa il messaggio che se la Camorra uccide un uomo è cosa lecita, se la polizia uccide un uomo no, anzi la risposta è violenta, vuol dire che quella zona è controllata dalla Camorra stessa e non dallo Stato.

Scioperi. Per la prima volta i Carabinieri si fanno promotori degli scioperi e delle manifestazioni che porteranno al caos urbano. Oltre a loro anche vari sindacati, tra cui il Silup, aderiranno. Cosa ne pensa? Si tratta di una svolta epocale o si sono davvero superati tutti i limiti? Il ministro Angelino Alfano ha dichiarato che nonostante le forze dell’ordine siano legittimate da ciò che è successo, la legge vieta loro di aderire a manifestazioni.

Pura fantasia! Gli scioperi non si possono fare. Si possono portare avanti altri tipi di proteste. Scioperare, anche se legittimati dai fatti, come dice Alfano, non è legale e noi rispettiamo la legge.

La decisione di scioperare potrebbe essere un alibi per rivedere le condizioni contrattuali tanto discusse ultimamente? Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ad esempio ha parlato di “ricatto” cui non vuole sottostare.

Non mi sono piaciute le rivendicazioni della polizia in tema di sciopero. Lo sciopero non è legale. Si tratta solo di una provocazione e in molti stanno già rientrando nei loro passi. E’ vero che noi ci caratterizziamo anche attraverso le rivendicazioni simboliche, ma sarebbe più corretto chiedere semplicemente al Governo di rispettare i patti, ovvero sbloccare i contratti come stabilito nel 2010. L’arma scarica degli scioperi non porta a nulla.

Il Governo teme più la pericolosa insubordinazione dei suoi difensori armati o la degenerazione della rabbia sociale, che potrebbe sfociare in rappresaglie urbane incontrollabili?

Crede che si possa aumentare la frattura tra le “3 Entità” o c’è la possibilità che si creino invece pericolose alleanze?

Non credo che il Governo tema alcuna insubordinazione, anche perché non ci troviamo in un paese del Sudamerica. E’ chiaro che la situazione può saldare forze estremiste contro la polizia e il Governo deve lavorare per agevolare e garantire il loro operato.

Più di una volta abbiamo sentito urlare manifestanti che dicevano “chi difendete?” riferendosi al fatto che le forze dell’ordine tutelano strenuamente una classe politica che non merita di essere difesa. Così da una parte c’è chi viene preso a manganellate e dall’altra c’è chi continua a stare seduto comodamente ai piani alti, sembrerebbe ignorando tutto e tutti. Cosa ci dice al riguardo?

Noi difendiamo la classe dirigente che quei manifestanti hanno votato. Se chi comanda ha preso milioni di voti e chi manifesta sono milioni di persone, qualcosa non torna.

Come detto prima, spesso le forze dell’ordine obbediscono a comandi che provengono dall’alto, da persone che troppo spesso lasciano che siano i subordinati a sporcarsi le mani, mentre loro continuano a manovrare indisturbati, vedasi G8. Come la pensi su questo tema?

Il G8 è stata una brutta pagina della storia della polizia. I tempi sono cambiati e fare parallelismi è inutile. Allora c’era una classe politica diversa, un Governo diverso, diversi i capi di polizia. La catena di comando è saltata. Se tu non sei in grado di controllare i tuoi uomini, vuol dire che non sei all’altezza di dirigere. Loro sono saltati. La politica a quei tempi dava l’impressione di appoggiare le nefandezze delle forze dell’ordine ed esse si sentivano onnipotenti. Per fortuna, come dicevo, i tempi sono cambiati.

Un pensiero da uomo, padre, poliziotto su ciò che è accaduto a Napoli

Quando muore un ragazzo si rimane sempre scioccati, Ogni persona “normale” lo sarebbe. Sono tuttavia episodi che accadono difficilmente in paesi “civili” permeati sulla “legalità”. A Bonn non so se sarebbe accaduto. Ci sono tante tappe che ci avvicinano alla legalità: la scuola, il senso del rispetto, l’applicazione di certi valori che fanno stare bene tutti quanti in seno alla società. Io penso che sia assurdo morire per non essersi fermato all’Alt dei carabinieri, ma sono convinto che se Davide fosse stato educato alla legalità e al rispetto, probabilmente quella notte avrebbe indossato il casco, non sarebbe andato in moto con altri due ragazzi ecc. Non diamo la colpa a Davide, che era poco più che un bambino, né al carabiniere che è di poco più grande di lui. La colpa è di tutta la società e della classe politica che non ha saputo educare adeguatamente i suoi cittadini e trasferire i valori di cui parlavo prima.

Abbiamo detto che il carabiniere era un giovane. Pensa sia stato un incidente, non abbia avuto adeguata formazione o il fattore umano ha avuto il sopravvento. In quest’ultimo caso, non crede opportuno lavorare di cesello, anche attraverso una formazione psicologica” per evitare che il fattore emotivo possa causare episodi come questo in futuro?

Sicuramente l’incidente è stato provocato da una concausa di fattori scatenanti: fattore umano, scarsa preparazione, emotività ecc. Ciò che è certo è che entrambi sono vittime.

di Simona Mazza

foto: lettera43.it

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