Giorgio Napolitano avendo firmato la lettera di dimissioni alle 10,35 di questa mattina, non è più il presidente della Repubblica italiana.
Adesso si attende l’uscita di scena pubblica, che avverrà dopo la consegna della lettera ai presidenti delle Camere e al Premier Renzi, da parte del segretario generale della Repubblica, Donato Marra. L’annuncio è stato divulgato attraverso una nota del Quirinale. Da stamani il Colle è stato preso d’assalto dai cronisti, mentre i militari delle vari Armi, che faranno parte del picchetto d’onore per il cerimoniale, sono entrati nel cortile del palazzo poco prima delle 10.
“Certo che sono contento di tornare a casa” ha risposto il Presidente ad un bambino in piazza del Quirinale, durante la manifestazione della Polizia di Stato. Qui si sta bene, è tutto molto bello, ma è un po’ una prigione. A casa starò bene e passeggerò”. Napolitano dunque, dopo due mandati e 9 anni di presidenza (cosa mai accaduta nella storia della nostra Repubblica) tornerà a casa, nella sua dimora di Via dei Serpenti.
Non sarà un pensionato tipico, uno di quelli che hanno subito la mannaia delle riforme e riformette, calate come spade affilate e inflessibili sulle teste della maggior parte dei pensionati degli ultimi anni.
Per lui sono previsti infatti: auto con chauffer e relativa scorta, segretaria personale e benefit di varia natura, incluse le cosiddette “risorse strumentali” , ovvero telefoni cellulari, satellitari, fax, connessione urbana ultraprotetta, una linea dedicata ai collegamenti con il centralino del Quirinale per servizi televisivi e telematici, una per il collegamento con la batteria del Viminale, un allacciamento diretto con gli uffici dei servizi di sicurezza del ministero degli Interni, predisposti in duplicato presso lo studio e l’appartamento privato dell’ex presidente, connessioni televisive a bassa frequenza per la trasmissione dei lavori di Camera e Senato, un guardarobiere e persino un “addetto alla persona”, alias un maggiordomo.
Questo in virtù di un vecchio decreto del 1998 che stabiliva per ciascun presidente emerito, il diritto ad utilizzare un dipendente della carriera di concetto o esecutiva del segretariato generale del Quirinale, con funzioni di segretario distaccato nel suo nuovo staff. E dire che nel 2007, scandalizzato dagli sprechi quirinalizi esplosivi dopo indagini giornalistiche, aveva annunciato solennemente di sfoltire le spese superflue.
Per quanto riguarda la pensione poi, Napolitano percepirà lo stipendio dovuto ai comuni senatori eletti, pari a circa 15mila euro mensili netti, tra indennità, rimborsi e annessi vari.
Giorgio Napolitano sarà senatore a vita, carica da lui ricoperta dal 23 settembre 2005, quando fu nominato dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, fino all’attuale nomina di presidente della Repubblica, avvenuta il 15 maggio 2006, ma il problema più imminente è quello di trovare una degna collocazione presso gli uffici del Senato. Giacchè il suo vecchio ufficio è stato assegnato all’ex Premier Mario Monti, per Napolitano sono stati riservati cento metri quadrati degli uffici di Palazzo Giustiniani, con vista su San Ivo, precedentemente occupati dall’ex presidente della Repubblica, il defunto Oscar Luigi Scalfaro.
Anche in questo caso, Napolitano non avrà di che lamentarsi. Come per tutti i presidenti emeriti della Repubblica, godrà di ogni comfort. Utilizzerà navi e treni liberamente ed avrà una segreteria composta da una decina di persone: un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi, altri due a quelle ausiliari e, a scelta, addirittura un consigliere diplomatico o militare, oltre agli agenti di pubblica sicurezza e i carabinieri addetti alla scorta e alle postazioni previste presso le abitazioni private del presidente.
Insomma, l’ex Presidente sarà controllato a vista h24. Purtroppo però non potrà percepire la liquidazione, assimilabile al Tfr dei comuni lavoratori, né è previsto alcun assegno per i parlamentari non rieletti, così come l’indennità di fine mandato. Dal Colle hanno fatto sapere che Napolitano “ha maturato 38 anni di contributi, ma non ha mai beneficiato né beneficerà del vitalizio previsto per gli ex parlamentari in quanto incompatibile dapprima con l’assegno percepito in qualità di eurodeputato, poi con quello di presidente della Repubblica e, infine, anche con quello di senatore a vita, carica che tornerà a rivestire una volta lasciato il Quirinale”.
Ai microfoni di Rai News l’ex presidente ha poi dichiarato :“L’augurio al Paese è che sia unito e sereno. Viviamo in un mondo molto difficile. Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa è successo in un Paese vicino e amico come la Francia. Siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi però, sempre essendo attenti a stare in guardia e a non fare allarmismo, dobbiamo essere molto consapevoli della necessità di un Paese che sappia ritrovare la sua fondamentale unità”. Ovviamente adesso un po’ tutti si lanciano nel “toto-presidente”.
Giorgio Napolitano è il Presidente che nel 2010, di fronte a una mozione di sfiducia nei confronti del governo Berlusconi, insistette per posticipare il voto, offrendo al Cavaliere la possibilità di acquisire ancora più potere. E’ il Presidente che, dopo le dimissioni di Berlusconi nel 2011, non considerò l’ipotesi di verificare come intendesse procedere il Parlamento in maniera alternativa e presentò su un vassoio d’argento Mario Monti, uomo gradito a lui e all’Europa.
Da qui capiamo bene di trovarci di fronte a un bivio: rendere davvero la Presidenza della Repubblica Italiana una funzione formale e di rappresentanza o insistere sulla posizione arbitrale già delineata da Napolitano.
Chissà cosa avrebbero detto Cavour e Giolitti, strenui sostenitori di uno Stato “super partes”.
di Simona Mazza
foto: intelligonews.it
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