Domenica Rita Adriana Bertè detta Mimì, in arte Mia Martini, nasce a Bagnara Calabra nel 1947.
La redazione di InLibertà vuole rendere omaggio alla grande cantante ed interprete della canzone italiana d’autore.
Il più grande mobbing nella musica
Mia Martini, una donna libera, diversa, indipendente, non amante dei viaggi e non attaccata al denaro ed alla facile canzone commerciale. Molti, tra chi l’ha amata come artista, è rimasto fortemente legato a quella immagine di donna fragile e allo stesso tempo forte e coraggiosa, determinata, come dimostrano alcune sue tematiche stroncate il più delle volte da una censura che mai l’ha vista di buon occhio. Eppure lei era cosi, introversa e chiusa, meravigliosamente riservata e “diversa” per poter essere accettata così come era dai colleghi, fino al punto da attirare le peggiori cattiverie da un mondo che, come tanti, trova nelle sue fondamenta invidia e rancore, ma possiamo anche dire “cattiveria gratuita”. Tenuta lontana dalle scene, per molti anni, “marchiata” come persona sgradita e negativa.
L’incontro con Califano
Una bellissima carriera costellata da dolore e censura, allontanamenti e ritorni sulle scene, grandi parolieri che l’hanno sempre accompagnata, fin dagli anni ’70, Antonello De Sanctis ed Ivano Fossati.
E’ il 1973 quando Mia Martini, ormai nel pieno della sua carriera, pubblica ‘Il giorno dopo‘, un concept album legato da una tematica comune, ovvero l’abbandono irrazionale alla passione verso l’uomo, fonte di gioia e dolore. Il tutto sorretto dal brano forse più famoso di Mia Martini, “Minuetto” scritto appositamente per lei dal mai dimenticato Franco Califano.
Minuetto è la storia di tante donne, schiave e prigioniere di un amore irrealizzabile, bugiardo, dove l’autostima è completamente azzerata. E’ la storia di molte di noi donne che inseguono un sogno, rimanendo paralizzate al cospetto di un uomo egocentrico e vanesio, spesso sposato, e di non riuscire a governare se stesse, figlie di un atteggiamento quasi rinunciatario nei confronti di una passione troppo forte da essere domata. Un continuo duello mente-cuore che porta irrimediabilmente alla rassegnazione, alla solitudine affettiva ed a molto dolore. Al punto che lei non potrà fare altro che “continuare ad aspettare nelle sere per elemosinare amore‘. Un riscatto finale è d’obbligo, aprire gli occhi, ritrovare orgoglio e dignità personale “avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato“. Molti i temi trattati nei testi, non solo l’amore; malattia, depressione, solitudine, droga, esistenza, famiglia, uomini, I sentimenti così fortemente espressi, ritrovati negli anni nelle canzoni e nei testi di Faber ed in Tenco, ma anche in Fossati stesso, il riuscire a trovare una tale immedesimazione in ciò che si canta è veramente un pregio di un’intensità ed artisticità, unico.
Vogliamo ricordarla per sempre con un brano, in particolare, quando dopo varie vicissitudini poco piacevoli, ottenne un grandissimo successo al Festival di Sanremo del 1989, con un testo superlativo scritto da Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi: “Almeno tu nell’Universo“; gradimento e successo di pubblico, consacrando il suo grande ritorno sul palco, dopo gli anni della lontananza forzata dalle scene, con il Premio della Critica che, successivamente, sarà intitolato proprio a lei.
In quell’occasione il premio venne assegnato, è sembrato a tutti, quasi come un gesto di scuse e per coprire l’assoluta ostilità verso la sua partecipazione, tramutata in un ridicolo nono posto in classifica.
Ci conforta ricordare che “Almeno tu nell’universo”, da quel momento, divenne una vera e propria pagina di storia della musica italiana.
Ciao Mimì, ti vogliamo bene.
di Alessandra Paparelli
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