Cucinare fa dell’abitazione una casa; cucinare è cultura, un atto d’amore, è un rituale. E sono i piccoli riti quotidiani, personali e familiari, che sono difficili da ritrovare, ancor più da ricostruire, in quelle provvisorie “mura di latta”.
L’effimero benessere dell’assistenzialismo
Siamo alle porte di Tolentino (provincia di Macerata), qui come in altri paesi del cratere, il terremoto ha picchiato forte. Anche qui, come altrove, la promessa “non vi lasceremo soli” ha trovato l’ennesima vana resistenza, l’ennesima speranza infranta. Tolentino è l’unico paese nell’area del cratere del sisma il cui sindaco ha optato per la consegna di edifici definitivi piuttosto che di soluzioni abitative di emergenza (SAE). Nel frattempo, da quasi tre anni ormai, circa 250 persone vivono all’interno dei container abitativi messi a disposizione dalla protezione civile subito dopo l’emergenza.
In questi “parallelepipedi”, anziani e famiglie hanno stipato la propria vita, oltre ad un letto, un ferro da stiro, armadi e cambi di stagione, tavoli da campeggio, giocattoli per bambini, spesso la compagnia di un quattro zampe e i ricordi di due freddi inverni. Le cucine? Non ve ne sono. Gli ospiti vengono serviti a colazione, pranzo e cena per mezzo del servizio mensa affidato ad una cooperativa. L’apoteosi di una gestione assistenzialista nell’attesa della ricostruzione promessa.
« A me va bene anche una SAE, una casetta, una che “se cade, faccia il meno male possibile” ». (Testimonianza)
Il comitato ’30 ottobre’ – un ponte per l’informazione
Abbiamo intervistato Flavia Giombetti, presidente del comitato Tolentino ‘30 ottobre’, nato come punto di riferimento per i cittadini alla luce dei ritardi che si stavano riscontrando a distanza di un anno dagli eventi sismici. Flavia, anche lei vittima del terremoto e reduce di quattro traslochi, ci accompagna tra i disagi burocratici della gestione post-emergenza.
« Il sindaco di Tolentino ha rifiutato la soluzione delle sistemazioni abitative di emergenza (SAE) puntando sull’edilizia. Potrebbe essere una scelta anche apprezzabile, se venissero rispettati i tempi ipotizzati e promessi, ma ad oggi contiamo 0 soluzioni abitative; i cantieri per l’edilizia sono ancora all’inizio e la scadenza per la loro consegna è stata abbondantemente rimandata. I container sono l’unica alternativa al momento. Io li chiamo contenitori di latta, perché contengono fisicamente la vita delle persone. E le lucine di Natale non sono di certo abbastanza, non danno loro colore né calore. Nell’immediato di una piena emergenza queste soluzioni sono più che comprensibili e dignitose, ma i container sono alloggi di emergenza e tali devono rimanere. Altrimenti diventano la causa e l’effetto di un’incuria istituzionale, locale e nazionale ».
La denuncia del marcio
« Ad oggi, delle 250 persone che vivono nei container, sono circa 50 gli sfollati, pertanto gli aventi diritto all’appartamento sostitutivo; i più infatti sono extra-comunitari o famiglie disagiate assegnate al sistema dei servizi sociali. Inutile dire che non spetta al sistema di protezione civile farsi carico di questo genere di disagio. A ridosso di un’emergenza, i cittadini sono estremamente scossi e spaventati. In un primo momento le vittime sono più del numero “effettivo” – per effettivo intendo coloro che hanno materialmente subito il danno del sisma – perché il terremoto colpisce l’anima, non solo le cose. Tuttavia oggi a Tolentino usufruiscono dei container anche persone che non possedevano una propria casa neppure prima del sisma, persone che erano in affitto ed ora possono godere di un tetto, seppur poco dignitoso, gratuitamente, perché l’abitazione in cui erano affittuari è stata lesionata dal sisma. Trovo essa stessa un’ingiustizia : chi ha un lavoro e percepisce un’entrata economica, era in affitto prima del terremoto, perché non dovrebbe esserlo ora? ».
Promesse
« Da gennaio 2017 ad oggi sono stati spesi circa 4 milioni di euro per i container » , ci spiega Flavia, « considerando l’affitto del parcheggio, i pannelli, la ditta di pulizie, le utenze, il servizio mensa. Tutto in attesa di nuove abitazioni. Forse negli altri paesi del cratere, dove i vari sindaci hanno utilizzato i propri poteri straordinari in maniera, a mio parere, più funzionale, demolendo, cercando di ricostruire, consegnado le SAE, evitando lo spopolamento, tentando di far ripartire commercio e turismo, le cifre sono anche maggiori di queste. Parliamo in ogni caso di spese importanti, ma necessarie, e vanno valutati tutti gli aspetti del caso ».
Il sindaco di Tolentino ammette che è stato accumulato un ritardo di circa due anni nella gestione e che le cause siano da ricercare nella lentezza burocratica. La scelta di costruire appartamenti definitivi, rinunciando alle strutture emergenziali, era stata dettata prevendo di consegnare le abitazioni entro due anni dagli eventi sismici. L’ultima dichiarazione, aggiornata al mese corrente, vede il mese di ottobre 2020 come termine ultimo per la consegna.
« Poter cucinare è effettivamente tutt’altra cosa. A mia moglie, soprattutto, credo che le manchi proprio la cucina, i fornelli. Eh no, non è bello essere serviti, poi uno si accontenta, perché poteva andare peggio di così! Bisogna dire anche questo ». (Testimonianza)
Scrivi