Nel nome di Chopin

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Parigi, 17 ottobre 1849: Fryderyk Chopin muore nella sua casa di Place Vendôme, circondato dai suoi amici più cari e con al suo fianco la sorella Ludwika. Aveva solo 39 anni.

La leggenda narra che i suoi ultimi pensieri siano stati rivolti all’amata patria lontana, la Polonia, lasciata nel 1831. Questo legame affettivo è ricambiato dai suoi connazionali, per i quali il grande compositore è un mito, un tesoro da proteggere e far conoscere al mondo intero. A questo scopo nel 2001 è stato creato il Narodowy Instytut Fryderyka Chopina (Istituto Nazionale Fryderyk Chopin), con sede a Varsavia: realizza attività di ricerca, pubblicazioni, si occupa della conservazione della casa natale e dell’eredità del compositore, organizza stagioni di concerti e monitora l’uso commerciale del suo nome. Non a caso è proprio l’Istituto a curare e custodire il più importante evento chopiniano a livello mondiale, il celebre Concorso pianistico internazionale, che si tiene a cadenza quinquennale e annovera tra i vincitori Martha Argerich, Maurizio Pollini, Krystian Zimerman e Bruce Liu, l’ultimo in ordine di tempo. Dal 2 al 23 ottobre 2025 avrà luogo la XIX edizione: il poster che la caratterizzerà, presentato di recente, fonde armonicamente l’inconfondibile profilo del grande compositore e la sagoma di un pianoforte a coda. L’autore è Marcin Wladyka, che ha vinto all’unanimità la selezione organizzata dall’Istituto Nazionale e dall’Accademia di Belle Arti di Varsavia, cui hanno partecipato numerosi artisti internazionali.

Tra le tante iniziative di pregio organizzate nel nome di Chopin, alla storica competizione – che nel 2027 celebrerà il centenario – se ne affianca una che invece è giunta solo alla sua seconda edizione: l’International Chopin Competition on period instruments. Nato nel 2018, si svolge anch’esso a cadenza quinquennale, proponendosi di rivelare “il vero Chopin”: i concorrenti suonano su pianoforti antichi, oppure su copie appartenenti all’Istituto stesso o a importanti collezioni private, ricreando in questo modo un suono “autentico”. Aleksander Laskowski, portavoce dell’Istituto, sottolinea come uno dei capisaldi della loro attività sia proprio lo sforzo di ricreare le sonorità originarie della musica composta dal genio polacco. Ed è questo il motivo che li ha portati a ideare una nuova competizione internazionale: «è importante divulgare le esecuzioni storicamente informate del repertorio ottocentesco su strumenti originali, per restituire alla musica quella luce speciale che aveva quando fu scritta», afferma Laskowski. Il programma richiede ai candidati di cimentarsi anche con brani di Bach e Mozart, autori che Chopin studiò attentamente e che riteneva fondamentali per la preparazione di un buon musicista, nonché con una serie di polonaises di autori polacchi, tra cui una donna, Maria Szymanowska.

La prima edizione, nel 2018, è stata vinta dal beniamino di casa Tomasz Ritter, oggi 29enne. La seconda, svoltasi nell’ottobre del 2023, ha visto trionfare Eric Guo (22 anni), canadese di origini asiatiche: stessa nazionalità, per una curiosa coincidenza, di Bruce Liu, vincitore dell’ultima edizione del concorso su strumento moderno.

Guo, che si è aggiudicato anche il premio per la miglior esecuzione di una mazurka, ha vinto un premio in denaro di 25.000 euro e una tournée che lo ha già portato a esibirsi in Europa e Asia. La giuria, presieduta da Wojciech Switala, ha assegnato il secondo posto e un premio in denaro di 20.000 euro a un altro polacco, Piotr Pawlak (26 anni). Sul gradino più basso del podio, il terzo premio ex aequo va all’americana Angie Zhang (28) e al cinese Yonghuan Zhong (19), che hanno vinto 15.000 euro ciascuno. Alle fasi finali hanno partecipato 35 candidati provenienti da 14 Paesi, con l’Italia ben rappresentata dalle semifinaliste Alice Baccalini (32) e Ludovica Vincenti (35).

Il desiderio di ricreare le sonorità che le composizioni del “poeta del pianoforte” custodivano quando furono scritte si riflette anche in un’altra importante iniziativa, il Festival estivo Chopin e la sua Europa, giunto quest’anno alla sua ventesima edizione. Ideato dal direttore artistico dell’Istituto Nazionale Stanislaw Leszczynski nel 2005, incentra la propria programmazione su opere del periodo romantico eseguite su strumenti storici.

In questa ampia sinfonia chopiniana c’è anche un tocco italiano: nel nome del genio di Zelazowa Wola si è creata da un paio di anni una sinergia tra Polonia e Italia, grazie ad una collaborazione tra Varsavia e Perugia, per la divulgazione delle esecuzioni su tastiere storiche e per la formazione artistica dei giovani. Cooperazione che si deve all’impegno di Costantino Mastroprimiano, noto fortepianista, che ha permesso agli alunni del Conservatorio Morlacchi di seguire masterclass tenute da grandi esperti come Ewa Poblocka, Wojciech Switala, Olga Pashchenko, nomi che abbiamo ritrovato tra quelli dei giurati al concorso polacco. Per questi musicisti italiani è stata un’opportunità straordinaria, potendo contare anche su uno strumento costruito dall’olandese Gerard Tuinman, che presenta la particolarità di avere due meccaniche intercambiabili: una a martello nudo, cioè senza rivestimento in pelle, e l’altra con martello rivestito.

Secondo Mastroprimiano studiare su un fortepiano – ovvero su un pianoforte storico – «permette all’interprete di acquisire delle conoscenze di tocco, peso e fraseggio che consentono di capire molto più in profondità le intenzioni espressive dell’autore. Sono proprio queste caratteristiche che potranno poi essere riportate e adattate alle potenzialità dello strumento moderno, dando un effetto ancora più vicino alla volontà originaria anche su un pianoforte dei nostri tempi». Gli fa eco Olga Pashchenko, che sottolinea come le esecuzioni su strumenti d’epoca suscitino molta curiosità nel pubblico, evidenziando che «tra il tasto e la corda di un moderno pianoforte la meccanica comprende moltissime componenti, mentre nel fortepiano poche. Chi suona uno strumento storico, pertanto, può quasi “sentire la corda”, e si tratta di un aspetto di cui tenere conto con sensibilità, al fine di adattare al meglio il proprio tocco. Il suono che si ottiene, dunque, risulta più delicato e vibrante». Non stupisce, quindi, che le esecuzioni chopiniane e del repertorio romantico su strumenti d’epoca abbiano una cantabilità più trasparente, che lascia emergere tutte le polifonie interne della scrittura musicale, e fortunatamente questa ricchezza è sempre più apprezzata da esecutori e pubblico. C’è inoltre un altro interessante aspetto di cui tenere conto: gli strumenti d’epoca sono molto diversi tra loro, e ogni composizione è strettamente legata al pianoforte che il compositore possedeva. Chopin prediligeva i Pleyel, com’era solito confidare agli amici: «Quando mi sento giù di morale, suono un pianoforte Érard dove trovo facilmente una sonorità già pronta. Ma quando mi sento in buona forma e abbastanza forte da trovare il mio suono personale, allora ho bisogno di un pianoforte Pleyel».

E se volete passare dalla teoria alla pratica, per ascoltare con le vostre orecchie la bellezza del suono originario di Chopin, l’Istituto Nazionale ha caricato delle interessanti esecuzioni sul suo canale YouTube: lì troverete le registrazioni del concorso, e dei concerti del festival Chopin e la sua Europa. Imperdibile Martha Argerich che esegue il Primo Concerto per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven sull’Erard del 1858, accompagnata dalla Orkiestra Historyczna diretta da Vaclav Luks. Un’altra perla sono le registrazioni delle performance del leggendario pianista italiano Maurizio Pollini, recentemente scomparso a 82 anni, che nel 1960 trionfò alla VI edizione del Concorso Internazionale Chopin. Su uno strumento moderno, naturalmente.

Nella footo di Bogdan da Pixabay, il museo di Varsavia dedicato a Chopin

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