Carissimi, nella sua grande opera “La Città di Dio”, Sant’Agostino dice che tutta la storia del mondo, è una lotta tra due amori: l’amore di Dio (con la “A” maiuscola), che si esprime fino al dono di se stesso sulla croce, e l’amore dell’uomo (quello con la “a” minuscola) che si esprime nel disprezzo di Dio, nell’odio verso se stessi e verso i fratelli. Questa stessa interpretazione della storia come lotta tra due amori, dimensioni di un’unica medaglia, il primo “amore al positivo” e il secondo “amore al negativo”, appare anche nella prima lettura di oggi, tratta dall’Apocalisse (Ap 11, 19; 12, 1-6.10). In questo testo i due amori appaiono attraverso due grandi immagini: innanzitutto, vi è un dragone rosso, con il suo potere impressionante ed inquietante, pieno di egoismo, dispensatore di violenza e la donna vestita di sole, la quale richiama Maria e la Chiesa. Menzionando il dragone, in esso S. Giovanni vede il potere degli imperatori romani anticristiani, quelli che si susseguono da Nerone fino a Domiziano. Questo potere, di natura militare e politica, appariva illimitato tanto che la Chiesa era considerata come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere. Chi poteva opporsi a questo grande potere degli imperatori, che sembrava in grado di poter fare tutto? Ma alla fine, e conosciamo la storia, ha vinto la donna inerme, ha vinto l’amore di Dio e l’Impero Romano si è aperto alla fede cristiana. Come è vero che le parole della Sacra Scrittura trascendono e superano sempre il momento storico! E così, questo dragone indica non solo il potere anticristiano dei persecutori della Chiesa di quel tempo, ma le dittature materialistiche anticristiane di tutti i tempi: vogliamo menzionare solo la dittatura del nazismo e quella di Stalin che, esercitando ogni forma di potere illegittimo, penetravano maliziosamente in ogni settore della società. Appariva impossibile che, a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo dragone così forte che voleva divorare il Dio-Bambino e la donna, sua madre, simbolica immagine della Chiesa. In realtà, anche in questo caso alla fine, l’amore fu più forte dell’odio. Anche oggi esiste il dragone in modi nuovi, diversi. Esiste nella forma delle ideologie materialistiche e consumistiche che, fondamentalmente, portano avanti il seguente messaggio: è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato. Vale soltanto vivere la vita per sé stessi e prendere tutto quanto ci è possibile prendere. Purtroppo, questa è una dimensione della realtà nella quale tutti noi viviamo: in essa si esalta il consumo, l’egoismo, il divertimento, il denaro, il successo, la sessualità non responsabile, l’estetica, il protagonismo. Anche oggi, ed è assurdo, sembra impossibile opporsi a tale mentalità che esercita, tra l’altro, una potenza mediatica e propagandistica non indifferente. In questi termini chi pensa a un Dio che ha creato l’uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo? Il dragone appare invincibile, eppure resta vero che Dio è più forte del dragone, che è l’amore a vincere e non l’egoismo. Ma vediamo, adesso, la donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi, circondata da dodici stelle. Un quadro – diremmo – multidimensionale. Un primo significato che si attribuisce alla donna è senza dubbio quello della Madonna, Maria vestita di sole cioè, abitata da Dio totalmente, che vive in Dio pienamente, colma della sua grazia. Circondata dalle dodici stelle, cioè dalle dodici tribù d’Israele, da tutto il Popolo di Dio, dalla comunione dei santi; e ai piedi la luna, immagine questa, della mortalità. Con l’Assunzione in cielo, Maria ha lasciato dietro di sé la morte, è totalmente vestita di vita e così, posta nella gloria, avendo superato la morte, ci dice: Coraggio, alla fine vince l’amore! Abbiate fiducia, abbiate il coraggio di sconfiggere le minacce del dragone. Questo è il primo significato della donna. La “donna vestita di sole” è il grande segno della vittoria di Dio: grande segno di consolazione. Ma poi questa donna che soffre, che deve fuggire, che partorisce con dolore, è anche la Chiesa, quella pellegrina di tutti i tempi, che in ogni epoca deve dare alla luce nuovamente Cristo, portarlo al mondo con grande dolore, sofferente e perseguitata. Ma in tutti i tempi la Chiesa vive anche della luce di Dio e viene nutrita col pane della Parola e dell’Eucaristia. E così in tutta la tribolazione, in tutte le diverse situazioni, nel corso dei tempi e nelle diverse parti del mondo, il popolo di Dio, soffrendo, vince. E così la festa dell’Assunta è l’invito ad avere fiducia in Dio e ad imitare Maria in ciò che Ella stessa ha detto: “Sono la serva del Signore, mi metto a disposizione del Signore”. Questa è la lezione: andare sulla sua strada; “dare” la nostra vita e non “prendere” la vita. Se faremo così percorreremo il cammino dell’amore che è un perdersi per trovarsi veramente, per trovare la vera vita. Guardiamo Maria, l’Assunta. Lei ci dice che Dio vince e che l’amore è più forte dell’odio. E diciamo con Elisabetta: Benedetta sei tu fra tutte le donne, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Fra’ Frisina
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