Nino Buonocore e il suo “Una Città Tra Le Mani”(1988)

nino buonocore

Ci sono, nella musica in generale, casi di artisti cosiddetti “outsider”. Cantanti o musicisti che, pur non avendo avuto il giusto spazio, riescono ugualmente a offrire un contributo di rilievo al panorama artistico-musicale. Parlando di musica italiana tra questi rientra il cantautore napoletano Nino Buonocore, che viene spesso associato a gioielli in musica come “Rosanna” e “Scrivimi”, ma il cui resto della discografia è anche di ottima qualità e meritevole di riscoperta.

Nino è un artista versatile, vanta una carriera iniziata verso la seconda metà degli anni ‘70 e durante la prima metà degli anni ‘80 ha proposto un pop-rock new-wave di pregevole fattura. La svolta arriva nel 1988, anno in cui il cantautore napoletano si lancia in uno stile pop più sofisticato e con elementi di jazz, soul, funk, blues e bossanova, con la pubblicazione dell’album “Una Città Tra Le Mani”. In questo disco, Nino si affida alla produzione di Willy David, che ha dato un importante contributo alla prima fase artistica del mitico Pino Daniele e ha anche collaborato con Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello, tutti artisti della scuola napoletana come lo è appunto anche Nino Buonocore.

Nel lavoro offrono anche il loro apporto speciale eccellenti musicisti italiani, dell’area napoletana e non, come Rosario Jermano, Ernesto Vitolo, Rino Zurzolo, James Senese, Vittorio Remino, Agostino Marangolo, tra gli altri. Ma c’è anche un ospite d’eccezione: il mitico trombettista jazz statunitense Chet Baker, qui alla sua ultima incisione (sarebbe venuto a mancare il 13 maggio dello stesso anno di pubblicazione dell’album) e presente in 3 pezzi.

Chet Baker partecipò anche alla presentazione del disco nella mitica trasmissione “DOC”, condotta in quegli anni da Renzo Arbore, Gegè Telesforo e Monica Nannini su Rai 2.

“Una Città Tra Le Mani” trae linfa vitale da una scaletta di gran lusso in cui figurano la title-track, brano di grande atmosfera caratterizzato da ottimi cori (in cui troviamo Peppe Servillo della Piccola Orchestra Avion Travel) e dal sax di Robert Fix (presente anche negli album di Tony Esposito, Eugenio Bennato, Teresa De Sio e vari artisti del Neapolitan Power), la bossanova di “Anche Questo è Amore” e le atmosfere smooth-jazz di “Boulevard” (con il sax di James Senese) e “Un Po’ di Più”, caratterizzata dalle note trombettistiche di Chet Baker e dal piano di Ernesto Vitolo.

Notevoli anche “Le Tue Chiavi Non Ho”(25esima a Sanremo nel 1988), l’esplosivo soul-funk di “Con L’Acqua Alla Gola”, il rhythm n’ blues mediterraneo di “Se Io Fossi In Te”(con l’armonica di Mauro Pagani della Premiata Forneria Marconi) e la celebrata e vellutata “Rosanna”, dedicata alla moglie di Nino e 23esima a Sanremo 1987.

A questo disco seguiranno altri 2 lavori importanti per la carriera di Nino Buonocore, “Sabato, Domenica e Lunedì”(1990), contenente brani come la nota “Scrivimi” e “Abitudini”, e “La Naturale Incertezza del Vivere”. Sono entrambe opere che contano sull’apporto di grandi musicisti italiani ed internazionali, oltre che di arrangiamenti superlativi e raffinati, spesso di matrice soul e jazz.

Successivamente Nino Buonocore diraderà le uscite con lavori altrettanto ineccepibili, con il suo stile che accentuerà sempre di più le influenze jazzistiche.

“Una Città Tra Le Mani”, del quale vi abbiamo parlato oggi, oltre a segnare una svolta nello stile del musicista partenopeo, segna anche l’inizio della collaborazione con il paroliere Michele De Vitis, capace di una scrittura semplice, diretta ma mai banale, fluida e di grande impatto, che racconta il quotidiano senza retorica, oltre a qualche incursione in tematiche sociali ed esistenziali.

Per chi non conoscesse la discografia di Nino Buonocore, “Una Città Tra Le Mani” è un ottimo punto di partenza, un modo per riscoprire l’arte e la raffinatezza di un vero outsider del pop tricolore.

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