Non si può crescere per sempre. E’ tempo di rallentare e sviluppare

Non si tratta di guadagnare tempo, ma di perderne”, scriveva Russeau nell’Emilio, “perché quando non si ha fretta di istruire, non si ha neppure fretta di esigere e si sceglie allora il momento adatto per non esigere se non a proposito”. 

“La circumdrome del rasoio elettrico”

Si ingegna tanto, l’uomo, nell’intento di risparmiare tempo per cercare di guadagnarne ancora. Ma quel che spesso resta dopo aver bruciato tappe di un cammino che potrebbe condurlo ad un traguardo tanto bramato, quanto incerto ed indefinito, è una sorta di amaro in bocca che lo porta al desiderio di tornare indietro e poter godere pienamente del tempo che gli era stato concesso. Una società di consumi abitata da uomini che vivono nella pretesa di accelerare la maturazione con innesti artificiosi e concimi chimici. “La circumdrome del rasoio elettrico”, proposta dall’economista Roegen, è un’elegante espressione che invita il genere umano a liberarsi dalla fame insaziabile di “risparmiare tempo”. Questa bizzarra sindrome conduce l’uomo vizioso a radersi più velocemente, in modo da aver più tempo per lavorare a un rasoio che rada ancor più velocemente, e così via all’infinito. La sindrome circolare del rasoio è imposta dalla crescita forzosadel PIL, quel lavorare per produrre merci e guadagnare i soldi per acquistarle, così che si possa lavorare per produrre ancora più merci e guadagnare altri soldi per poterne consumare ancora di più. Ma questa crescita illimitata è incompatibile con le leggi fondamentali della natura e perciò va abbandonata. 

Siamo ospiti del nostro Pianeta

Negli ultimi tempi abbiamo assistito a veri e propri crimini della biodiversitàdel nostro pianeta. Il Living Planet Report (“Rapporto del Pianeta Vivente”), principale pubblicazione del WWF, rappresenta una sorta di inventario della natura a livello globale e mostra una chiara immagine di come l’attività umana stia cambiando il volto del nostro pianeta, la sua fauna selvatica, le sue foreste, i suoi fiumi ed oceani. Esso offre una visione dello stato dei nostri ecosistemi mettendo in relazione l’Indice del pianeta vivente, una misura dello stato di salute della biodiversità mondiale, con l’Impronta ecologica e l’Impronta idrica, entrambe misure della pressione antropica sulle risorse naturali della Terra. L’impronta ecologicamisura la domanda annuale dell’umanità di risorse naturali e può essere confrontata con la biocapacità, che misura la capacità della Terra di rigenerare tali risorse in un anno. Se tutti gli abitanti della Terra consumassero le risorse come fanno gli Italiani, avremmo bisogno di 2,6 pianeti Terra.

Alla conquista del tempo

Immaginate una città invasa dai “Signori Grigi”, che convincono le persone che gli rimane poco tempo da vivere, così da farglielo risparmiare nella loro speciale “Banca del tempo”, senza concedersi mai ore di piacere. In “Momo alla conquista del tempo”, un’allegoria “cartoonizzata” riflette brillantemente una critica al consumismo e alla frenesia del vivere moderno, che nel suo progresso tecnologico e produttivo, perde completamente di vista il senso della felicità delle persone e della qualità della vita. E’ la cultura sociale che abbiamo creato e nella quale siamo immersi ad indurci facilmente a scambiare la nostra capacità di spesa con l’asticella della nostra felicità. Il sistema economico neo-liberale è cresciuto fino a diventare una cultura dell’ansiache si nutre di un eccesso di competizione. Le innovazioni che dovrebbero liberarci e farci guadagnare tempo, in realtà, ci rendono schiavi; la tecnologia dei media e delle telecomunicazioni è particolarmente invasiva ed erode i confini fra lo spazio pubblico e quello privato. La velocità economica, finanziaria, tecnologica e virtuale, trasforma la società e la cultura, scardinandone le strutture, poiché anche lo stesso modo in cui la mente funziona subisce nel tempo trasformazioni. Le menti dei ragazzi sono le più a rischio perché si adattano con estrema rapidità e facilità alle mail, alle abbreviazioni e alla sintesi indotta dalla messaggistica. 

Pensare globalmente, agire localmente

Crescita, incertezza, rapidità tecnologica, sistemi energivori, consumismo, automatismo, perdita di fiducia, eccessiva competizione … Sono tutti aspetti tra loro sempre più interdipendenti. La stessa interdipendenza, d’altra parte, che oggi caratterizza il nostro mondo, le economie, i mercati, le società, le comunicazioni, frutto di una globalizzazioneche stenta a funzionare. E’ difficile credere e trovarne i nessi: in una società sempre più individualistacome quella in cui viviamo, siamo portati a guardare non più in là dei nostri stessi piedi. Eppure è proprio in questa società individualista, allo stesso tempo frenetica ma adagiata, preoccupata ma distratta, globalizzata ma abbandonata, che la collettività umana è chiamata a destarsi dal suo torpore per intraprendere, insieme, una rivoluzione culturale, in grado di coinvolgere i cittadini, tutti, sia come singoli, sia nelle formazioni sociali.

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