“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). Carissimi, queste parole di Pietro rivolte a Gesù ci toccano singolarmente. Nelle scorse domeniche abbiamo meditato l’icona di Cristo “Pane di vita” e attraverso la narrazione continua del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni ci siamo accostati al grande mistero dell’Eucarestia.
Oggi Gesù ci introduce in un particolare nuovo. Il discorso del “pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6,51) non fu chiaro ai suoi interlocutori: essi ragionavano secondo la carne, che “non giova a nulla” (Gv 6, 63). Tuttavia, Gesù, come solo Lui sa fare, dischiude l’orizzonte dello spirito ed insiste: “Le parole che vi ho detto sono spirito e vita”. Ma i suoi interlocutori sembrano refrattari: “Questa parola è dura; chi può ascoltarla?” (Gv 6, 60). Costoro si ritengono certamente persone per bene, di buon senso, con “i piedi a terra”; per questo brontolano e se ne vanno, uno dopo l’altro. E a questo punto, la folla che all’inizio era molto numerosa, si riduce progressivamente. Gesù sapeva che anche tra i suoi amici c’era qualcuno che non credeva: Giuda, il quale, se fosse stato onesto, avrebbe dovuto abbandonare il gruppo dei Dodici e invece rimase, certamente non per fede, non per amore, ma con il proposito segreto e diabolico di vendicarsi.
Egli, infatti, era uno zelota e le sue aspettative erano quelle di andare dietro ad un Messia che guidasse una rivolta contro i Romani. Giuda, dunque, si sentiva tradito da Gesù e, pertanto, decise di ripagarlo con la stessa moneta. Ecco perché non se ne andò e la sua colpa fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Ma Gesù lo sapeva, ecco perché in un altro contesto disse ai Dodici: “Uno di voi è un diavolo!” (Gv 6,70). Alla fine, dunque, rimasero soltanto i Dodici. Ma sul discorso del “pane della vita” Gesù non è disposto a tornare indietro, Egli è pronto anche a subire l’abbandono dei suoi amici: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6, 67). La domanda di Gesù giunge fino a noi e, come dicevo all’inizio, ci interpella personalmente; quindi, qual è la nostra risposta?
Carissimi, se siamo qui oggi, è perché come Pietro anche noi vogliamo aderire con la mente e con il cuore alle Parole di Cristo. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68). Oggi viviamo in contesti nei quali risuonano tante parole: alla fine, solo quelle di Cristo sopravvivendo all’usura del tempo, rimarranno per l’eternità. Tra le tante domande che oggi ci poniamo, quelle decisive non devono riguardare il “che cosa”, ma il “chi”. Perciò, non pensiamo tanto “al fare” ma “all’essere”: verso chi andare, chi seguire, a chi, infine, affidare la propria vita? Questa domanda è d’obbligo perchè, in ultima analisi, ciò che davvero conta nella vita è la persona con la quale essa si condivide.
Le parole di Pietro ci mettono in guardia: ci fanno comprendere come ogni uomo sia inevitabilmente fragile e che solo Gesù di Nazaret é in grado di soddisfare gli aneliti più profondi del nostro cuore. Noi vogliamo rimanere con Gesù che nella realtà del suo corpo e del suo sangue si rende vivo e presente nell’Eucarestia, il momento in cui possiamo entrare realmente in contatto con Lui, partecipando alla sua vita di Risorto. Questa è la nostra verità, ed è stupenda! nessun altra fede la professa: nell’Eucaristia, il nostro Dio, che si è fatto carne duemila anni fa, si fa toccare e si rende a portata di uomo. E tutto questo accade perchè Egli ci ama e ci ama sempre, anche quando lo deludiamo. Come non essere grati a tanto amore, reso palesemente manifesto attraverso la follia della Croce? Quindi, chi mangia la sua carne e beve il suo sangue non può non accettare la logica della croce e del servizio; prendere parte all’Eucarestia significa anche sacrificarsi per gli altri, proprio come ha fatto Gesù.
Di questa testimonianza ha bisogno la nostra società, ne hanno bisogno soprattutto i giovani, oggi tanto tentati da una vita facile, comoda, dalla droga, dalla violenza. Dobbiamo cambiare strada e seguire le insegne che indicano la direzione per raggiungere Cristo. Seguiamo la via della giustizia, della solidarietà e soprattutto dell’impegno per costruire una società ed un futuro degni dell’uomo. Questa è la risposta che Cristo attende da noi; Gesù non ha mai amato le mezze misure, ecco perchè ci chiede: “Volete andarvene anche voi?”.
Carissimi, ritornando nelle nostre case, facciamo dell’Eucaristia il cuore e il centro della nostra vita personale e comunitaria: amiamo l’Eucarestia, adoriamola, celebriamola, soprattutto di Domenica; viviamo l’Eucaristia e testimonieremo l’amore di Dio per gli uomini. Chiediamo per questo al Signore il dono di numerose e sante vocazioni al sacerdozio. Oggi più che mai, in contesti di nuova evangelizzazione, la Chiesa ha bisogno di sacerdoti, il mondo non può essere privato della presenza di Gesù vivo nell’Eucaristia! Ritornando nei nostri ambienti, al termine del riposo e delle ferie estive, non disperdiamoci. Nelle nostre comunità di appartenenza, approfondiamo sempre più la nostra adesione a Gesù, determinata, sincera, forte, salda.
Sosteniamoci con la preghiera reciproca certi che “se sarete quello che dovete essere – dice S. Caterina da Siena – metterete fuoco in tutto il mondo!” (cfr Lett. 368). Portiamo avanti con fiducia questi propositi nobili, sostenuti dallo Spirito di Cristo e dalla materna intercessione della beata Vergine Maria.
Fra’ Frisina
Foto: corriere.it
Scrivi