Otto Marzo. Ufficialmente è la “Festa delle Donne”, festa abusata e privata di ogni contenuto a cominciare spesso proprio da chi la festeggia.
Onde evitare la retorica legata alle origini, agli usi e costumi, sempre più consumistici, che evoca questa “ricorrenza”, proviamo a guardare cosa succede fuori dalle nostre mura domestiche, fuori dai ristoranti che ospiteranno orde di festanti donnine e fuori dal confine italiano.
Scopriremo che c’è poco da festeggiare e molto invece da lavorare, soprattutto in termini di educazione civica e rispetto.
Questo pomeriggio, mentre giravo in bicicletta per una desolatissima Roma, mi ha incuriosito il fatto che i semafori della capitale fossero presidiati da venditori di mimose, per lo più di nazionalità indiana e araba.
Da lì sono iniziate le mie considerazioni sul fatto che ai primi posti delle classifiche, in tema di violenza sulle donne, si collocano proprio India, Egitto,Turchia, Siria, Iran.
Mi sono chiesta come questi giovanotti mai vendessero fiori, per chi in Italia vuole omaggiare, seppur simbolicamente, le donne.
Ho interrogato qualche ambulante e la risposta è stata per tutti la stessa: “Soldi. Dobbiamo mangiare, pensare alla famiglia. Noi siamo i maschi, dobbiamo portare il pane”.
Poi sono passata alla seconda domanda “ Nel vostro Paese d’origine gli abusi sono quotidiani, le donne sono sottomesse. Qui si regalano fiori. Cosa pensate?”.
Risponde un giovane indiano “ Le donne devono stare al loro posto e devono obbedire. Qui è diverso, boh… I fiori…” Ride, come per dire che ogni paese ha la sua usanza e se qui si regalano i fiori, è un problema nostro. Il suo è quello di vivere.
“Le donne non possono alzare la voce, devono crescere i figli, essere docili, pensare alla casa, non come qua che si mettono alla pari”-aggiunge un secondo ragazzo, più spigliato del primo. “Uomo e donna sono diversi. Che significa parità?”.- conclude.
Tra la perplessità e lo sconcerto, anche se in realtà mi aspettavo qualcosa del genere, continuo la mia pedalata fino a casa.
E proprio dalle mie riflessioni che nasce questo articolo.
Iniziamo allora snocciolando qualche dato relativo ai paesi sopracitati.
INDIA.
Di recente, la polizia di New Delhi, tristemente nota con l’appellativo “Rape Capital”, ha consegnato all’Alta Corte della capitale un rapporto contenente le statistiche relative agli episodi di stupro denunciati alle autorità nei primi dieci mesi del 2014.
Si sono registrati 1704 casi di violenza sessuale e nella stragrande maggioranza dei casi , il violentatore era una persona conosciuta dalla vittima.
In 215 casi, il colpevole apparteneva alla cerchia dei familiari della vittima: 43 volte il padre, 27 il fratello, 23 il padre adottivo.
Poi a seguire: nonni, zii, cognati, suoceri, cugini, professori, tutori, guru ed infine i cosiddetti “amici”, per ben 642 casi.
Si tratta di un dato significato e preoccupante, soprattutto se consideriamo che si
tratta di agguati che avvengono in una metropoli moderna e in un segmento di popolazione progressista e per così dire “rampante”.
Per non parlare delle violenze di gruppo. I dati parlano di una donna abusata sessualmente ogni 21 minuti e di un’omertà sociale incondizionata. Per contenere l’emergenza stupri, le autorità hanno varato una serie di provvedimenti per “rendere le città più sicure per le donne”.
A New Delhi sono così stati vietati i vetri oscurati sugli autobus, è stato potenziato il presidio notturno delle forze dell’ordine e disposte telecamere di sicurezza nei quartieri della movida, almeno questo è ciò che si dice, peccato che contemporaneamente sia stato vietato il documentario “India’s Daughter”sulla ragazza morta per le sevizie sessuali del branco nel dicembre 2012.
“Le aggressioni in crescita ai danni delle indiane sono legate all’indipendenza economica che ci rende temibili avversari dei maschi sul mercato del lavoro, è una vergogna che umilia anche tanti uomini come mio figlio, mio marito, mio padre” ha affermato la nota l’attrice Suhasini Mani Ratnam, giurata del premio di Italcementi “arcVision Priz”.
La sua tesi, avalla le considerazioni del giovane indiano che ho intervistato.
IRAN
L’8 marzo non è un giorno particolarmente significativo nemmeno per le donne iraniane, perseguitate da un regime teocratico, primatista mondiale per numero di esecuzioni capitali, in rapporto alla popolazione.
La tesoriera dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino”, Elisabetta Zamparutti, ha dichiarato: “L’Iran, a dispetto del presunto volto buono del Presidente Rouhani, ha giustiziato almeno 721 persone nel 2014, di cui 26 donne ed oltre 1.200 sotto la Presidenza Rouhani. Ma se le esecuzioni sono tragicamente triplicate, sono aumentate anche altre violazioni dei diritti umani come l’ondata di atti di sfregio con l’acido a danno delle donne. La Comunità internazionale, preoccupata della minaccia iraniana futura per via del nucleare, non deve ignorare la minaccia quotidiana che il regime iraniano costituisce nell’immediato, innanzitutto e da decenni, nei confronti delle sue cittadine e dei suoi cittadini. Questo regime teocratico e misogino è chiaramente parte del problema medio orientale e quindi non può essere parte della soluzione. Occorre che la Comunità internazionale ponga quale condizione imprescindibile di ogni negoziato il rispetto dei diritti umani”.
Proprio alle donne iraniane, l’Associazione “Nessuno tocchi Caino” ha dedicato questo 8 marzo. Secondo l’associazione abolizionista della pena di morte, dopo l’elezione del riformista Rohani le esecuzioni sono triplicate: almeno 721 nel 2014, tra cui 26 donne (compresa Reyhaneh Jabbari, impiccata per aver ucciso l’uomo che voleva stuprarla). Con le condanne a morte sono aumentate però anche le aggressioni contro le donne come quelle con l’acido a Isfahan e il controllo sociale (dopo la campagna internazionale per la liberazione di Ghoncheh Ghavami, in carcere per mesi dopo aver tentato di assistere a una partita di pallavolo maschile, pare che la federazione voglia consentire alle straniere di andare allo stadio).
TURCHIA
Anche qui i casi di violenza sulle donne sono alti. Addirittura sarebbero aumentati del 400% da quando è al potere il partito islamico Akp.
Il problema scaturisce dal conservatorismo della cultura turca, che giustifica ancora il delitto d’onore e dove al 69% degli uomini lavorativamente attivi corrisponde il 29% delle donne.
ARABIA SAUDITA
Nonostante i presunti propositi progressisti del defunto re, l’Arabia Saudita resta la galera delle donne che l’ultimo Global Gender Gap Report mette al 127° posto (su 136) per parità di generi. Oltre ad avere un tutore maschio, le donne di Riad vantano una lunga lista di divieti tra cui quello di guidare contro il quale le suffragette locali si battono dal 2011 entrando e uscendo dal carcere.
L’Unicef ha denunciato ben 250 milioni di casi di spose minori di 15 anni.
ISIS.
Membri del più noto come Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) – annunciano la creazione di un califfato islamico nei territori controllati tra Siria e Iraq.
Non si può terminare parlando del gruppo armato al centro dell’attenzione mondiale e mediatica.
Il Califfato, di impostazione violentemente paternalista, prevede una serie di “attenzioni” verso le donne, che vanno dalla segregazione imposta con la sharia (legge islamica) a Raqqa agli stupri delle yazide (donne delle tribù irachene rapite dai jihadisti) .
Ma come vengono puniti tali reati?
ITALIA.
Ecco sinteticamente cosa prevede il decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne approvato dal Senato con 143 voti a favore.
Pene più severe.
Il decreto prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore e/o se la vittima è in gravidanza e/o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente).
Arresto obbligatorio in flagranza.
È previsto l’arresto obbligatorio in caso di flagranza per reati di maltrattamento familiare e stalking. Ciò significa che le forze dell’ordine saranno obbligate al fermo di colui che viene sorpreso in un atto di violenza domestica o di stalking.
Allontanamento del coniuge violento da casa.
Alle forze di polizia viene data la possibilità di buttare fuori di casa il coniuge (o compagno) violento se c’è un rischio per l’integrità fisica della donna. Viene così impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico.
Querela irrevocabile.
Una volta sporta querela per violenza e maltrattamenti, quella querela sarà irrevocabile. Si sottrae dunque la vittima al rischio di una nuova intimidazione tendente a farle ritirare la querela».
Corsia giudiziaria preferenziale.
Con questo decreto, i tribunali potranno adottare delle corsie preferenziali per i processi per femminicidio e per maltrattamenti.
Patrocinio gratuito.
Per chi è vittima di stalking o maltrattamenti e non si può permettere un avvocato, è ora previsto il patrocinio legale gratuito.
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Permesso di soggiorno alle vittime straniere
Vittime informate sull’iter giudiziario.
La vittima di violenza o maltrattamenti sarà costantemente informata sulla condizione giudiziaria del colpevole.
Nei paesi sopra citati le cose vanno diversamente e spesso la violenza genera violenza.
INDIA.
Le leggi in materia di violenza contro le donne prevedono in alcuni casi la pena di morte, per i casi di stupro.
IRAN
Nella maggioranza dei casi la legge agisce contro le donne, ree di adulterio.
La pena prevede la tortura e lapidazione.
Per gli uomini, nel 76% dei casi, la pena di morte è applicata per punire i reati di droga. Il possesso di soli 30 grammi di eroina, cocaina, LSD, morfina e metanfetamina è sufficiente per condannare chiunque, anche un incensurato. Altri reati da pena capitale sono la rapina a mano armata, la violenza sessuale, il moharebeh (la guerra contro Dio) e ovviamente l’omicidio: occhio per occhio.
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TURCHIA
Le violenze sessuali contro le donne, in aree di conflitto, diventano in molti casi anche un’ arma di guerra: si distrugge una società, distruggendo le donne. Qui la pena di morte per gli abusi sessuali è stata completamente abolita.
Da segnalare la notizia giunta invece in questi giorni dalla Siria, ovvero quella di una assurda “autorizzazione”. Secondo lo sheikh Yasir al-Ajlawni stuprare donne non sunnite non sarebbe contrario all’Islam. Sembra quasi un invito alle violenze per tutti i ribelli anti-Assad, in Siria, in cui è in corso una sanguinosa guerra civile. Ma non solo le donne sono vittime di questi abusi.
EGITTO
In Egitto, dove giornalmente si registrano innumerevoli casi di violenze sulle donne, la legge contro la violenza sessuale è stata inasprita, ma a far muro sono soprattutto le donne, aggredite come in passato ma oggi più consapevoli (al Cairo esiste una sorta di ronda femminile, le TahrirBodyGuard).
di Simona Mazza
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