Stamattina, l’ex ministro degli Interni Nicola Mancini è stato sentito durante il processo per la Trattativa Stato-Mafia.
Per la procura è presente il capo dei Pm palermitani, Francesco Messineo, l’aggiunto Vittorio Teresi e i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia.
Su Mancino pende già l’accusa di falsa testimonianza, ma il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, ha chiesto una nuova aggravante, per aver coperto altri imputati. L’accusa è stata tuttavia ricusata dal presidente della Corte d’Appello, Alfredo Montalto, che ha precisato che al momento non ci sono sufficienti elementi per procedere alla contestazione e che si la si potrà formalizzare nella prossima udienza.
Gli imputati “eccellenti” del processo sono in tutto dieci: i politici Marcello Dell’Utri e Nicola Mancino, ex ufficiali dell’Arma, il generale Antonio Subranni, il pentito Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino. Per loro l’accusa è quella di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, tranne che per Mancino, accusato solo di falsa testimonianza, e Ciancimino, imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro.
Utile precisare che tra le richieste di parte civile c’è anche il Comune di Firenze, per richiesta di Matteo Renzi, la Provincia di Firenze e la Regione Toscana. Alle dieci parti civili già ammesse potrebbero aggiungersi quindi altri soggetti processuali se i giudici accogliessero le istanze. Stessa richiesta è stata fatta dai familiari dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel 1992, dal comitato Addiopizzo, l’associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili, l’associazione Carlo Catena, l’associazione antiracket Libere Terre, l’associazione nazionale Testimoni di Giustizia, Libera, l’associazione antimafia Riferimenti, l’associazione nazionale Giuristi Democratici e il Comune di Campofelice di Roccella, l’associazione Libera di don Ciotti, l’Associazione nazionale antimafia presieduta da Adriana Musella, l’associazione Addio Pizzo, Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso.
Mancino ancora una volta ha negato qualsiasi legame tra Stato e Mafia e prima del processo ha dichiarato “Io non rappresento lo Stato, sono l’ex ministro dell’Interno. Io rappresento me stesso con un’imputazione diversa da quella degli altri imputati. Io sono imputato di falsa testimonianza perché la mia parola è stata ritenuta inadeguata rispetto a qualche collega che all’epoca era ministro”.
Poi ha precisato “Ho combattuto Cosa nostra. Non posso stare nello stesso processo in cui c’è la mafia. Chiederemo uno stralcio. Che uno per falsa testimonianza debba stare qui non lo accetto”. Poi ha aggiunto ” “Ho fiducia e speranza che venga fatta giustizia e che io possa uscire al più presto dal processo”.
Per quanto riguarda la richiesta di stralcio, immediata la risposta del procuratore di Palermo, Francesco Messineo,: “Quella di Nicola Mancino è una posizione che già era stata espressa nel corso dell’udienza preliminare e sulla quale c’è stata già una pronuncia provvisoria. Ritengo che la difesa di Mancino saprà svolgere egregiamente il suo compito proponendo quei temi che ritiene adeguati per il cliente”.
Nell’aula bunker del Pagliarelli di Palermo, il Pm Nino Di Matteo, ha commentato “Qualora si dovessero accertare elementi di colpevolezza dello Stato, lo Stato non potrebbe nascondere eventuali responsabilità sotto al tappeto”.
di Simona Mazza
foto: agi.it
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