Stradella è un comune di oltre 11.000 abitanti della provincia di Pavia, nell’Oltrepò Pavese – alla fine della Val Versa – diviso tra le ultime propaggini collinari e la pianura. In questo territorio gli Appennini arrivano al loro estremo limite settentrionale e si avvicinano al Po; la pianura Padana, invece, si restringe a sud del fiume formando un corridoio detto stretta di Stradella.
La canzone di Paolo Conte è del 1974; è con un incantevole viaggio in auto che accompagna l’ascoltatore in questo lembo di territorio della bassa padana pavese.
Nel medioevo, la vita di Stradella era strettamente legata con quella dell’antica località di Montalino, situata su una altura alla periferia meridionale della attuale città (oggi rimane l’oratorio di San Marcello in Montalino). I due nuclei abitati appartenevano alla signoria del Vescovo di Pavia. Nei secoli successivi il rapporto di importanza tra i due centri si inverte: all’inizio del XIV secolo Stradella viene cinta di mura, mentre Montalino perde l’importanza iniziale di località abitata, sebbene conservasse una grande importanza strategica la Rocca (Rocca del Vescovo), che sorge sull’alto colle dominante l’abitato.
Alla Signoria vescovile, che cessò alla fine del XVIII secolo con l’abolizione del feudalesimo, si deve la solida prosperità di Stradella che si protrasse anche nei secoli successivi la fine del medioevo; nel XIX secolo Stradella era divenuto il secondo comune più popolato dell’Oltrepò, tanto da ricevere il titolo di “città” nel 1865.
Stradella è stata per molti decenni uno dei principali centri di produzione della fisarmonica a livello mondiale (tra le due guerre mondiali, su 10.000 persone che abitavano a Stradella ben 1.200 erano occupate nella produzione di fisarmoniche). La tradizione fu favorita dall’arrivo a Stradella di Mariano Dallapè (di Cavedine, TN) il quale nel 1876 costruì una delle prime fisarmoniche; il successo del suo prototipo lo indusse ad aprire una bottega per la produzione di fisarmoniche ed il suo esempio fu seguito da vari altri artigiani di Stradella che iniziarono a fabbricare fisarmoniche. Nel secondo dopoguerra si è registrata la lenta e progressiva crisi del settore, condizionata dal cambiamento della musica e dall’inadeguatezza delle imprese alle nuove esigenze di mercato; tale fenomeno ha determinato l’inesorabile declino della produzione di fisarmoniche e la chiusura di quasi tutte le fabbriche di Stradella.
La storia della fisarmonica a Stradella è ampiamente documentata nel “Museo della fisarmonica”, ospitato all’interno di Palazzo Garibaldi, in Via Montebello, dove è conservato anche il primo prototipo di Dallapè.
Paolo Conte ha scritto ed interpretato la canzone intitolata La fisarmonica di Stradella, contenuta nel suo primo album del 1974 e pubblicata nello stesso anno su 45 giri; il brano è stato poi reinterpretato nel 1977 anche da Nada.
Nella canzone, dopo una generica descrizione del territorio circostante, viene indicato un luogo specifico della cittadina padana: c’è solo un semaforo rosso quassù nel cuore, nel cuor di Stradella; si può immaginare che il semaforo sia quello collocato proprio all’intersezione tra la Strada Provinciale n. 10 e la Strada Provinciale n. 200 (che diventa poi Via Giuseppe Mazzini), importante incrocio nei pressi della stazione ferroviaria di Stradella. Nel cuore di Stradella, appunto.
Il brano racconta di un viaggio in auto, sicuramente percorrendo la Strada Provinciale n. 10, provenendo da Piacenza e in direzione di Voghera (PV); infatti l’autore cita brevemente – con coerente progressione di viaggio – le località pavesi “Broni, Casteggio, Voghera son grigie anche loro“. Broni dista appena 4 chilometri da Stradella; mentre più avanti, a 20 chilometri, si incontra Casteggio, sempre in direzione di Voghera; quest’ultima, invece, è a 33 chilometri da Stradella proseguendo sulla strada provinciale.
La fisarmonica di Stradella, di Paolo Conte, 1974, RCA Italiana
Foto di Rumberger_sound_products da Pixabay
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