Parigi 2024, un bilancio complessivamente positivo anche per l’atletica leggera

parigi 2024

Parigi 2024. La squadra italiana ha conquistato 12 medaglie d’oro superando di due quelle di Tokyo 2020. Soltanto a Los Angeles 1984, con 14 ori e ad Anversa 1920, Roma 1960, Atlanta 1996 e Sidney 2000, con 13, si è fatto di meglio. Se a queste 12 medaglie d’oro sommiamo le 13 d’argento e le 15 di bronzo conquistate giungiamo a 40 medaglie in tutto. Uguagliando il record assoluto stabilito alle ultime Olimpiadi di Tokyo. Ma a Parigi 2024 l’Italia ha ottenuto anche 20 quarti posti e 25 quinti. Più di qualsiasi altro paese. Chapeau!

Il bilancio già molto lusinghiero è stato inoltre limato da alcuni verdetti arbitrali che gridano vendetta. Il fiorettista Macchi, nella finale per l’oro aveva assestato per ben due volte la stoccata decisiva ma gli è stata inspiegabilmente annullata. Così l’altra fiorettista Arianna Errigo nella finale per il bronzo. Nei quarti di finale della pallanuoto, un evidente errore arbitrale ha privato alla nostra nazionale l’accesso alla semifinale. Tanto che gli stessi arbitri dell’incontro sono stati poi squalificati.

L’imponderabile ha poi penalizzato la marciatrice Palmisano che non ha potuto concludere la gara e poi si è scoperto avere il Covid. Infine Tamberi, Campione olimpico uscente del salto in alto, ha gareggiato solo poche ore dopo essere stato dimesso dall’ospedale per una colica renale. Insomma ci saremmo logicamente meritati due ori e due bronzi in più (e un argento in meno). Per un totale di 43 medaglie. In linea con le più rosee previsioni.

Parigi 2024, atletica italiana sotto processo

Se complessivamente i nostri atleti sono stati più che bravi, molte “penne” del giornalismo hanno espresso i loro dubbi sullo sport più “regale”, l’atletica leggera. Questo perché i nostri atleti hanno ottenuto soltanto un argento e due bronzi rispetto alle cinque medaglie d’oro di Tokyo 2020. Tale bottino appare risicato anche in confronto ai risultati di appena due mesi fa. Quando gli atleti italiani hanno trionfato agli europei di Roma con dieci vittorie. Noi, che siamo peggio di San Tommaso, sottoponiamo tali affermazioni al microscopio. Per appurare se abbiano fondamento.

Iniziamo allora con i 100 m maschili dove schieravamo il campione olimpico uscente Marcell Jacobs. Jacobs è giunto quinto con il tempo di 9.85, unico europeo in finale. Ben 17 centesimi meglio di quanto ha corso a Roma per laurearsi campione europeo. Checché se ne dica, quindi, Jacobs, va promosso. Chituru Ali, invece, non ha raggiunto la finale. Tuttavia, per farlo non gli sarebbe bastato il tempo con il quale a Roma ha vinto l’argento (10.05). Essendosi tenuto 9 centesimi sopra il tempo di Roma, va però rimandato.

Nella staffetta 4×100 i nostri ragazzi (quarti) hanno corso in 37.68 contro i 37.82 del giugno scorso a Roma, quando avevano vinto. Tra le nazionali europee sono state superate solo dalla Gran Bretagna (di 7 centesimi), che però a Roma aveva schierato le riserve. Nonostante le polemiche anche in questo caso dobbiamo promuovere i nostri ragazzi.

Stavolta Filippo Tortu non ci ha fatto gridare al miracolo

Deludente però è stata la prestazione di Filippo Tortu nella gara individuale dei 200 metri. A Roma arrivò secondo in finale con 20.41, dopo aver stravinto la semifinale in 20.05. A Parigi si è fermato a 20.54. Gli altri due esponenti azzurri dei 200 (Fausto Desalu e Diego Pettirossi) hanno fatto qualcosina di meglio rispetto agli europei. 20.37 contro 20.39, il primo. 20.53 contro 20.88, il secondo. Tortu bocciato; Desalu e Pettirossi promossi.

Nei 100 femminili Zaynab Dosso si è fermata in seminale con un tempo di oltre tre decimi superiore a quello ottenuto a Roma. Così come Dalia Kaddari nei 200, che a Roma aveva ottenuto 22.98 mentre a Parigi si è fermata a 23.49. Dosso e Kaddari, insieme a Siragusa e De Masi, però, hanno fatto meglio nella 4×100. La squadra è stata eliminata in batteria, così come agli europei di Roma. A Parigi, però hanno ottenuto un tempo molto migliore (43.03 contro 43.27). Anche la staffetta femminile, quindi, va promossa. Dosso e Kaddari però le rimandiamo a settembre per la gara individuale, sia pure per incoraggiamento.

Velocità prolungata complessivamente nella sufficienza

Nei 400 maschili i tempi di Luca Sito sono stati un filino al di sotto di quelli degli europei (45.01 contro 44.99). In ogni caso non sufficienti per fargli accedere alla finale. Alice Mangione ben al di sotto del tempo degli europei di Roma. Ma anche per lei tale crono non sarebbe stato sufficiente per andare avanti. Entrambi rimandati alla prossima competizione internazionale. Sito, insieme ad Aceti, Scotti e Sibilio si sono rifatti nella staffetta 4×400, giungendo in finale ed arrivando settimi con il loro record stagionale. Promossi a pieni voti. Bocciata invece la 4×400 femminile che a Roma aveva ottenuto il primato nazionale e a Parigi è stata più lenta di ben tre secondi.

Non negativa la prestazione della 4×400 mista. A Roma aveva ottenuto il primato nazionale giungendo seconda. A Parigi si è tenuta leggermente al di sotto giungendo terza tra le nazionali europee. Come detto, però, a Roma la Gran Bretagna si era presentata con atleti non propriamente fenomenali. E, secondo noi, la pista parigina di atletica è leggermente più lenta dell’Olimpico di Roma. Negli 800 Tecuceanu, la medaglia di bronzo di Roma, ha fatto tempi migliori ma non gli sono bastati per arrivare in finale. Gli diamo la sufficienza e promuoviamo anche lui. Promossa anche l’altra ottocentista Eloisa Coiro che ha battuto il proprio record personale.

Parigi 2024, mezzofondisti strepitosi

Strabilianti le prestazioni dei mezzofondisti e delle mezzofondiste. Nei 1500 maschili Pietro Arese ha raggiunto la finale e ha battuto il record nazionale da lui detenuto. Riva e Meslek hanno battuto il proprio record personale. Sinta Vissa, nella stessa disciplina, ha battuto il record nazionale della campionessa olimpica Gabriella Dorio risalente addirittura al 1983.

Sensazionali le prestazioni di Nadia Battocletti nei 10000 e nei 5000. La trentina di Cles, già campionessa europea a Roma ha conquistato rispettivamente la medaglia d’argento e il quarto posto. Per un paio d’ore, poi, il quarto posto era stato addirittura considerato medaglia di bronzo. Battocletti, inoltre, ha battuto entrambi i record nazionali che già le appartenevano, dopo le vittorie agli europei di Roma. Ha confermato di essere la nostra migliore atleta.

Parigi 2024, ostacolisti in tono minore, marciatori commoventi

Negli ostacoli, agli europei di Roma, i nostri atleti avevano battuto i record nazionali vincendo la medaglia d’oro nei 110 (Simonelli) e l’argento nei 400 (Sibilio). A Parigi 2024 si sono presentati in tono decisamente minore registrando tempi superiori di alcuni decimi di secondo. Se avessero soltanto ripetuto le prestazioni di due mesi fa sarebbero arrivati rispettivamente secondo e quarto. Bocciatura inevitabile.

Tra le atlete, Ayomide Folorunso ha registrato tempi leggermente superiori a quelli di Roma ma in un parterre oggettivamente non alla sua portata. Rimandata. Nelle siepi, i risultati sono condizionati dalle varie tattiche di gara ma, sostanzialmente, i nostri atleti non potevano fare granché. Promossi per incoraggiamento.

Della campionessa uscente della marcia, Antonella Palmisano, abbiamo già parlato. Analogamente non in perfette condizioni l’altro campione olimpico uscente, il marciatore Massimo Stano, al rientro nelle competizioni internazionali. Il suo quarto posto ha del miracoloso. Il maratoneta Yeman Crippa, che proviene dal mezzofondo, era ancora alle sue prime maratone. Ha segnato un tempo superiore di quello del suo primato, ottenuto a Siviglia. Ma le strade parigine si sono rivelate molto più “lente” per tutti. Forse non poteva fare di più e, pur giungendo solo 25°, promuoviamo anche lui.

Parigi 2024, saltatori sugli scudi e Tamberi da elogiare

Veniamo al salto in alto. Le “cassandre” aspettavano al varco Gianmarco Tamberi per dargli addosso. Non gli è parso vero che, affetto da colica renale e ricoverato sino a poche ore prima della gara, si sia fermato all’undicesimo posto. Hanno detto poi che le sue condizioni fisiche siano dipese dalla dieta stretta alla quale si era sottoposto. Attribuendo a lui e al suo staff la colpa della sconfitta.

Se fosse vero che ogni dieta dimagrante comporti una colica renale le palestre, le case cinematografiche e di moda sarebbero immense cliniche. Tamberi poteva astenersi dal partecipare alla gara in tali condizioni. Invece ha onorato il motto De Coubertaniano che “l’importante è partecipare”. Non solo va promosso ma addirittura gli va conferita una laurea honoris causa. Insieme a lui, promosso Stefano Sottile che ha battuto il proprio record personale, classificandosi quarto.

Onore anche ai nostri saltatori in lungo che hanno sostanzialmente ripetuto le prestazioni degli europei. Mattia Furlani ha vinto la medaglia di bronzo e Larissa Iapichino si è classificata quarta. Le prestazioni centimetriche leggermente inferiori sono dovute alle non eccellenti condizioni della pedana parigina. Il triplista Andy Diaz (assente a Roma) ha vinto la medaglia di bronzo dietro a due fenomeni. Darya Derkatch ha migliorato di 11 cm il risultato della finale degli europei, nonostante la pedana parigina. Davanti a lei una sola europea, rispetto alle sette che l’hanno battuta a Roma. Bene le astiste, con Elisa Molinarolo che ha fatto il record personale. Promossi tutti a pieni voti.

Nonostante tutto, anche il bilancio dell’atletica è stato positivo

Veniamo alle note più dolenti, quelle dei lanci. Ci presentavamo con due campioni europei: Leonardo Fabbri nel peso e Sara Fantini nel martello. Fabbri, inoltre, aveva recentemente ottenuto la miglior prestazione dell’anno, battendo lo statunitense già due volte campione olimpico. A Parigi ha lanciato un’ottantina di cm meno che a Roma. Si è classificato solo quinto, ancorché primo degli europei. Ma se avesse ripetuto i 22.45 dell’europeo avrebbe vinto l’argento.

Sara Fantini, in finale, ha lanciato addirittura cinque metri meno che a Roma ed è giunta dodicesima (sesta tra le europee). Non possiamo quindi non bocciare né Fabbri né Sara Fantini, presentatisi in condizione non “olimpica”. Promossa invece nel disco Daisy Osakue che ha migliorato di tre metri il risultato romano, classificandosi ottava in finale. Infine l’eptathlon, dove Sveva Gerevini era presente dopo svariate edizioni di assenza dell’Italia alle Olimpiadi. Il suo tredicesimo posto va applaudito.

Insomma, anche nell’atletica leggera il bilancio complessivo degli/delle italiani/e alle Olimpiadi non può essere considerato negativo. Almeno l’80% degli atleti si sono presentati in forma migliore o in linea con quella dei trionfali europei di Roma di due mesi fa. Le eccezioni sono venute praticamente soltanto dagli ostacolisti, dai due lanciatori migliori e, forse, da alcune velociste. Pensiamo che il nostro lungo e forse noioso excursus lo dimostri anche ai Soloni del giornalismo specializzato.

Foto di FIN da Pixabay

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