Il Primo Cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, del M5S ha ricevuto un avviso di garanzia per abuso di ufficio, assieme all’assessora alla Cultura Laura Ferraris, per la nomina di Anna Maria Meo a direttore generale del Teatro Regio, e di Barbara Minghetti consulente per lo sviluppo e i progetti sociali.
Cosa è successo a Parma?
In questi giorni, a seguito dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Parma, sulla nomina di Anna Mario Meo, come direttore generale del Teatro Regio di Parma, si sta scatenando un polverone sulla gestione amministrativa dei 5 Stelle nelle sedi di Governo.
Tutto comincia con le denunce del senatore del PD Giorgio Pagliari esposte a fine 2015, quando le autorità competenti, GdF, acquisirono tutta la documentazione utile legata alla nomina della Meo, ritenuta ingiusta a seguito di candidature presentate, e poi scartate, per il ruolo vacante.
La storia degli avvisi di garanzia in ambito politico ha sempre destato un so che di pericoloso, ma i vari esponenti politici hanno sempre sottolineato l’attesa della sentenza, secondo quanto scritto dal codice di procedura penale.
Pizzarotti ha manifestato piena disponibilità alle autorità competenti, senza lasciar dubbio alcuno sull’operato avuto e non mostrando alcuna reticenza sulla questione.
Di poche ore, invece è la decisione che arriva da Roma, sottolineando la mancanza di trasparenza del Sindaco nei confronti del Movimento. Lo stesso Beppe Grillo ha ribadito: “Trasparenza è primo dovere. Il sindaco sapeva da mesi”.
I competitors, PD – Fratelli D’Italia – PDL – Lega, se da un lato hanno espresso un non giudizio nella ricezione dell’avviso di garanzia, dall’altro hanno, in forme diverse, espresso con eufemismi sottili e diretti, una mancanza di capacità dei 5 Stelle alle sedi amministrative locali. Una doppia morale pentastellata è il messaggio che è emerso dagli altri attori politici.
Allora se si è garantisti, perché questo avviso di garanzia pare voglia diventare strumento d’attacco morale per il Movimento 5 Stelle? Certo è che solidarietà politica non ce n’è stata, anzi tutt’altro. Il caso di Quarto ha dimostrato che chi ha operato in penombra è uscito fuori. Lo stesso Di Maio ha ribadito che a fronte di una mancanza di comunicazione fra la sede locale e centrale, c’è da non considerarsi fedeli alle regole del Movimento. Per Pizzarotti sarà la legge a decretare e stabilire le corrette o meno procedure di nomina, ma per ora rimane un’indagine con indagati e con nessun condannato.
Proprio ora che si è arrivati alle elezioni della Capitale viene tutto fuori. Una strategia, forse, per mettere in ombra il Movimento, in vista delle amministrative capitoline, oppure per sottolineare la coerenza del Movimento alla trasparenza verso i cittadini?
Dipende da che prospettiva si guarda il tutto.
di Giovanni Sacchitelli
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