Tutti speravano che almeno questa volta ce la facesse a vincere un trofeo. Ma è andata male: il Lugano di Zeman ha perso contro lo Zurigo e quindi addio Coppa .
Il Lugano è una squadra che fino alla scorsa stagione giocava nella Challenge League (la serie B svizzera), e per evitare una nuova retrocessione il Presidente del Lugano, Angelo Renzetti, tra l’ironia di molti, ha chiamato ad allenare proprio Zeman sperando nel miracolo. Certo Zdenek Zeman il miracolo lo ha fatto, salvando il Lugano dalla retrocessione, in serie B.
Una squadra con qualche giovane di talento come il numero 10, Mattia Bottani; un forte centrocampista come l’uruguaiano Jonathan Sabbatini; un attaccante greco, Anastasios Donis (18 anni) di proprietà della Juventus- Per il resto una squadra inadatta alla la Super League (la serie A svizzera).
“Per me sarebbe un miracolo” aveva detto Zeman “conquistare la salvezza in campionato e poi vincere anche la Coppa. Eravamo la squadra meno esperta, tecnicamente eravamo tra i più deboli e sul piano economico non avevamo le possibilità degli altri. Non è proprio quello si dice, lottare ad armi pari”.
Però, perchè con il 4-3-3 zemaniano ottenuta la salvezza, non sperare nella conquista della Coppa? Lo Zurigo, poi era ‘abbordabile’ anche perché appena retrocesso e ampiamente contestato dai suoi tifosi; quindi al Lugano di Mr. Zeman poteva riuscire l’impresa.
Eppure è andata male, il Lugano nel primo tempo spreca un rigore utile per il vantaggio. La legge del calcio non perdona: gol sbagliato gol subito e lo Zurigo segna su un calcio d’angolo. Un gol che segnerà la partita. Decisivo.
Alla fine della partita le telecamere inquadrano uno Zeman statuario, immobile, che mastica la gomma, con lo sguardo perso nel vuoto, forse pensando che per lui i miracoli sono vietati.
Sghignazzeranno i detrattori del Boemo, usando il triste epiteto “zero tituli”, noi invece continuiamo a stimarlo e a volergli bene, come lo si vuole a qualcuno che ti trascina nella sua visione dello sport, facendoti un sognare, arrabbiare e ma alla fine sorridere.
Forza Mr. Zeman, non è detta l’ultima parola.
di Gianfranco Marullo
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