Perchè Donald Trump può diventare presidente USA

trumpElezioni USA 2016: In tanti iniziano a chiedersi se alla fine Donald Trump possa vincere le elezioni. Fino a pochi mesi fa la risposta negativa era sicura, negli  questi ultimi tempi questa certezza sembra vacillare. “The Donald” Trump ha inaspettattamente recuperato tutto lo svantaggio che aveva con Hillary Clinton, ed in alcuni sondaggi l’ha anche superata. Certo i sondaggi non sono voti, ma il fatto che Trump stia raccogliendo tutti questi consensi è un dato di fatto.

Mass media contro socialnetwork

Se da un lato i mass media tradizionali, sono ampiamente schierati contro Donal Trump e spingono a favore della Clinton, l’effetto contrario si registra sui social network come Twitter e Facebook dove è maggiore il consenso verso Trump. Negli ultimi tempi questo consenso è notevolmente aumentato.

Anche questo però non è un dato che dà certezza, perchè molti commenti favorevoli possono essere come  un “joke”, ovvero una presa in giro come molti “emoij” . Sta di fatto però che i siti dove appaiono ufficialmente Trump e la Clinton registrano molti più contatti e pareri favorevoli per Trump che quelli per la Clinton. Un segno questo da tenere in considerazione.

Il microfono mal funzionante durante il dibattito in TV

La Commissione sui dibattiti presidenziali,  ha confermato che nel primo dibattito in TV tra i due candidati, ci siano stati problemi con il microfono di Donald Trump. Molti osservatori politici avevano considerato poco reattiva la performance del candidato repubblicano alla presidenza, quella notte, ma il mal funzionamento del microfono fa pensare,  come ha sottolineato  lo stesso Trump, che il micorfono gli sia stato dato difettoso di proposito.

La strategia di Trump

Nonostatnte tutto Trump va avanti, e per la strada sembra raccogliere quei consensi che all’inizio nessuno gli dava.

Intanto c’è un problema di fondo. Quanti saranno gli elettori che andranno a votare? In USA rispetto alla popolazione, il numero  dei votanti alle presidenziali è sempre basso,  meno del 50%. Quindi chi andrà a votare lo farà perchè è ampiamente convinto. Ed è su questo tipo di elettori che Trump conta.

Trump  concentrerà i suoi sforzi,  su quattro stati blu (democratici),  Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin. Il perchè è semplice da capire. Sono gli Stati dove la crisi economica causata dalla “delocalizzazione” delle industrie in Messico o in Cina è più forte, distruggendo l’industria del Mildwest. Su questo Trump si è battuto, accusando gli accordi economici come il NAFTA tanto appoggiato dai Clinton, di essere la causa della crisi economica della working class americana.

Su questo tema è riuscito a convolger, in parte, anche l’elettorato afroamericano, che alla fine paga il prezzo più alto.

Trump punta  sull’impopolarità della Clinton. E’ inutile dirlo: la Clinton non piace, viene descritta come inaffidabile e disonesta, troppo legata al sistema di Wall Street, e al contrario di Obama non piace alle giovani generazioni.  Quindi è sicuro che non ci sarà un effetto “trascinamento” di elettori, nel senso che non ci sarà una corsa a votarla, coinvolgendo gli indecisi, cosa che invece sarebbe accaduta se si fosse presentato  Bernie Sanders.

Sanders ha invitato i suoi sostenitori a votare per la Clinton, ma non sembra che questa ipotesi raccolga molti consensi, anzi saranno più quelli che resterenno a casa. Insomma quello che viene chiamato il “depressed vote” ovvero in pochi vedono un’alternativa vincente al loro candidato e quindi perchè andare a votare?

Trump si presenta come l’uomo che può rompere uno “status quo” della politica americana, che dura da molti anni, che tra guerre (Bush), affari con banche (i Clinton), incapacità in politica internazionale (Obama). Trump può vincere, non perchè piace, ma perchè rappresenterebbe un voto contro un sistema, che non sembra offrire alternative. Insomma l’elettore americano che lo voterà sarà  più “contro” il sistema che a favore di un candidato. Questo rende possibile una vittoria di Trump, contro tutto e contro tutti.

di Gianfranco Marullo

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