Perchè la memoria non si cancelli

Vezzano sul Crostolo (RE) – Località La Bettola

Vezzano sul Crostolo è un piccolo paese di circa 4 mila abitanti, nella provincia di Reggio Emilia. È sulla riva sinistra del torrente Crostolo, a circa 13 km a sud di Reggio Emilia; abbraccia le valli dei torrenti Crostolo e Campola, nella pedecollina reggiana. Il territorio comunale, oltre che dal capoluogo, è formato da molte frazioni. Il centro di Vezzano sul Crostolo è attraversato dalla strada Statale 63 del Valico del Cerreto che consente il collegamento sia con Reggio Emilia sia con l’Appennino Reggiano.

La tragica notte di San Giovanni del 1944 alla Locanda “La Bettola”

Proprio lungo la Statale 63, nel territorio di Vezzano sul Crostolo, c’è la località La Bettola che fa da scenario alla canzone dei Modena City Ramblers; il brano è ispirato ad una terribile storia realmente accaduta durante la seconda guerra mondale: un gruppo di partigiani tentò di far saltare un ponte in muratura sulla strada statale 63, nella località La Bettola di Vezzano Sul Crostolo, proprio al confine con il comune di Casina; i partigiani si scontrarono – la sera del 23 giugno 1944 – con alcuni soldati tedeschi sopraggiunti per impedire il sabotaggio, e nello scontro a fuoco morirono due tedeschi e quattro partigiani.

La stessa sera, a seguito del conflitto a fuoco, si mossero dal comune di Casina altri militari tedeschi per compiere una rappresaglia, che iniziò nella notte del giorno 24.

Trentadue persone, tutte ospiti della locale locanda, vennero dapprima prese in ostaggio e costrette rimanere a lungo a terra; poi vennero divise in due gruppi per facilitarne l’eliminazione; i cadaveri in seguito vennero bruciati dai nazisti. Tra le vittime anche un bambino di diciotto mesi che fu gettato nel fuoco ancora vivo.

Una bambina di undici anni, Liliana Del Monte, riuscì a salvarsi lanciandosi dalla finestra di una casa data alle fiamme dai tedeschi; si fratturò una caviglia a causa della caduta e rimase nascosta semi‐svenuta sul greto del torrente finché non fu ritrovata da un soldato tedesco che la prese in braccio e la spostò sul ciglio della strada in modo che fosse poi ritrovata e soccorsa.

Liliana venne ritrovata l’indomani e portata in ospedale insieme agli unici superstiti della rappresaglia: l’oste Romeo Beneventi, alcuni carrettieri che si erano nascosti in cantina ed un giovane renitente alla leva fuggito nel solaio dell’osteria.

Il contributo dei Modena City Ramblers

Massimo Ghiacci, componente del famoso gruppo, mi ha raccontato com’è nata questa straziante canzone: «Liliana Manfredi Del Monte è parente di Alberto Cottica, fisarmonicista dei Ramblers negli anni ‘90. Fu lui, suggestionato dai racconti familiari, a scrivere il testo della canzone. Utilizzando un metro espressivo diretto tipico della folk music, si volle raccontare la storia in modo descrittivo, quasi come un racconto, contestualizzando la vicenda e sempre usando il tempo presente, proprio come se la vicenda fosse narrata dalla stessa Lilli e riportata in canto. Il luogo dell’eccidio, presso una curva nella strada statale 63 che dai monti scende verso Vezzano e la pianura, ospita oggi un piccolo memoriale, dove recentemente hanno inserito le foto di tutti i martiri. A Reggio, c’è una via dedicata ai Martiri della Bettola: è proprio il tratto di strada statale 63 una volta entrati in città. Liliana ha qualche anno fa pubblicato un libro con le sue memorie, Il nazista e la bambina (Liliana Manfredi, Aliberti ed.)».

(L’unica superstite, di A. Cottica / G. Rubbiani, interpreti Modena City Ramblers, 1996, Album “La grande famiglia”, Warner Chappel).

Image by Goran Horvat from Pixabay 

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