Come saprete, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scelto di nominare come quindicesimo giudice costituzionale al posto di Franco Gallo, Giuliano Amato, fedele paladino del Colle.
Per due volte presidente del Consiglio,tra il 1983 e il 1987 fu braccio destro di Bettino Craxi a Palazzo Chigi, poi presidente del Consiglio (1992 e 2000 al posto di D’Alema), presidente dell’Antitrust (1994-1997), ministro delle Riforme (1998), del Tesoro (1999), dell’Interno (2006-2008) e presidente dell’Enciclopedia Treccani, della Fondazione Italiani Europei.
I dubbi sollevati sulla sua nomina sono tanti. Innanzitutto precisiamo che Amato fu anche il vice di Craxi alla segreteria del partito socialista, ed ebbe rapporti poco chiari nella vicenda Tangentopoli, da cui comunque ne è uscito pulito.
Altri ragionevoli dubbi derivano dal suo operato, a tutto tondo.
Cominciamo col ricordare una sua frase infelice, pronunciata davanti ai pm di Caltanissetta, in uno dei periodi più caldi delle stragi di mafia “Quando nacque il mio governo, la lotta alla mafia non era la priorità assoluta”.
(Il silenzio tombale del suo Governo gli procurò sonori fischi alla morte dei giudici Falcone e Borsellino).
Era il 9 luglio 2009 e Amato era stato chiamato dai giudici nisseni per parlare della strage di Via D’Amelio , ma soprattutto per chiarire il perchè della sostituzione del ministro dell’Interno Vincenzo Scotti con Nicola Mancino (perfetta cinghia di collegamento durante la Trattativa Stato-Mafia). L’ex premier si limitò ad asserire “La priorità del mio governo era la crisi economica”.
Tale e tanto fu lo stupore dei pm da indurre il solerte dott. Sottile, amico di Re Giorgio, all’immediata rettifica verbalizzata al posto della frase di Amato “Nonostante fossimo vicini alla strage di Capaci, dedicammo alla lotta alla mafia meno attenzione che ad altri temi, poiché disponevamo già di norme, varate da un decreto del precedente governo, che contenevano l’inasprimento del 41-bis, i colloqui investigativi e altro”.
In un periodo in cui si è forte la polemica sui contenuti delle telefonate tra Mancino e Napolitano riguardo alla Trattativa Stato-Mafia, si può forse trovare una risposta al perchè della nomina di Amato in un ruolo così delicato?
Farebbe forse gioco al Presidente della Repubblica?
Certo che una solida spalla non gli farebbe male, anche in virtù del fatto che Napolitano si trova anche stretto nella morsa “Silvio Berlusconi” che da mesi ormai minaccia di far cadere l’attuale Governo se non gli venisse concessa la grazia o se passasse in Senato il voto sulla decadenza.
Per inciso: c’è chi sospetta che la nomina di Amato rientri nel patto tra il Colle e il Cavaliere, allo scopo di salvarlo dalla spada di Damocle ” legge Severino”, che prevede la decadenza da senatore, oltre alla sua incandidabilità.
In passato Claudio Martelli si era lanciato in pesanti accuse contro Amato. L’ex guardasigilli sosteneva infatti che egli era condizionato dall’allora capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, ritenuto dai pm di Palermo il regista occulto di alcuni passaggi della trattativa.
Martelli a tal proposito disse “Chiesi ad Amato perché sostituiva Scotti, mi disse che era perché glielo chiedevano il presidente della Repubblica e il capo della Dc; gli chiesi di opporsi e mi rispose: non scherziamo; il governo nemmeno nascerebbe, se facessi una cosa del genere”.
In tutto ciò Amato ha sempre dichiarato di non essere mai stato informato sulla Trattativa, se non attraverso la lettura di qualche giornale, mentre il suo capo di Gabinetto, Fernanda Contri, ha riferito ai pm di Caltanissetta di aver informato il premier sull’attività investigativa avviata dal Ros con Ciancimino per fermare le stragi. I fatti gli erano stati narrati dal generale Mario Mori tre giorni dopo la strage Borsellino.
Ebbene, quando Martelli, fu sostituito da Giovanni Conso per volere di Amato, l’ex guardasigilli si scatenò contro il dott. Sottile “ Conso è stato scelto da Scalfaro, come Amato, come Mancino e come Capriotti”.
Pronta la risposta di Amato “Martelli si dimise perché ricevette un avviso di garanzia: e io, d’accordo con Scalfaro, lo sostituii con Conso”.
Utile precisare che fu lui a cancellare il 41 bis per 334 boss di Cosa Nostra nel novembre del 1993.
di Simona Mazza
foto: ilfattoquotidiano.it
Scrivi