Dal carcere Opera di Milano, Totò Riina torna all’attacco e lancia pesanti avvertimenti sul pm Nino Di Matteo, titolare del processo sulla Trattativa Stato-Mafia.
“È tutto pronto, e lo faremo in modo eclatante”questo è quanto risulta dalle intercettazioni della Dia di Palermo.
Immediata la risposta del procuratore di Palermo Francesco Messineo e quello di Caltanissetta Sergio Lari, che si sono rivolti al Ministro dell’Interno Angelino Alfano e al capo della Poliia Alessandro Pansa, affinchè mettano in atto tutte le misure di sicurezza necessarie a tutelare il magistrato.
Uno dei provvedimenti potrebbe essere quello di evitare la sua partecipazione al processo del 18 gennaio a Milano, dove dovrebbe interrogare il pentito Giovanni Brusca nell’aula bunker di via Ucelli di Nemi.
Questo perché, sebbene la sua presenza dovesse essere “top secret”, secondo le intercettazioni incriminate, Riina ne sarebbe stato informato, tanto che avrebbe detto“lo vogliono trasferire in una località segreta per motivi di sicurezza, ma sempre al processo deve venire”.
Adesso Di Matteo comincia ad accusare una certa stanchezza e avrebbe raccomandato agli uomini della sua scorta di prestare “massima attenzione”.
Intanto si comincia a parlare di precauzioni da adottare per salvaguardare la vita del Pm, tra cui la dotazione di vetri oscurati nelle auto di scorta, per sfuggire all’identificazione della vettura che lo trasporta se non addirittura il bomb-jammer, un portatile a banda larga ad uso esclusivo di Forze dell’ordine, forze armate ed enti governativi.
Il Jammer si usa per neutralizzare o prevenire attentati terroristici attraverso l’utilizzo di ordigni esplosivi radio-controllati a distanza, mediante impulsi radio e tra le sue caratteristiche c’è quella di inibire il segnale GSM-UMTS 3G di telefoni cellulari, Ricetrasmittenti UHF / VHF in aree d’interesse strategico, solitamente usati per compiere le stragi.
Ci sono tuttavia dei punti assai oscuri sulla faccenda. Innanzitutto il perché della rabbia di Riina contro i magistrati palermitani.
Secondo il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, “Un pericolo viene dal presente, dall’attualità della mafia della Seconda Repubblica; e un pericolo di natura diversa che viene dal passato, cioè dalla mafia della prima Repubblica. L’interagire di questi due pericoli potrebbe creare una miscela esplosiva.”. Laddove Scarpinato identifica come pericolo attuale la crisi economica che investe anche il settore mafioso che da sempre è stato foraggiato dalla “predazione sistematica dei fondi pubblici realizzata in mille modi, grazie anche a ramificate relazioni collusive con il ceto politico-amministrativo”.
C’è da chiedersi a questo punto perché Riina, nonostante abbia appreso di essere stato intercettato, continui a parlare liberamente alludendo al ritorno “delle maniere forti?” Vuole forse investire qualcuno affinché dall’esterno si compia tale azione?
Inoltre, a cosa serve oggi una strage di questo tipo? Quelle del 1992/93 erano arrivate all’indomani dell’esito del maxiprocesso (che si concluse con pesanti condanne: 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione) e portò alla morte di Falcone e Borsellino, artefici di quel processo
Oggi invece non si capisce la ragione delle “maniere forti” invocate da Riina, dal momento che storicamente e politicamente le cose sono assai cambiate.
Non appare inoltre plausibile la tesi secondo cui Riina avrebbe timore che la sua immagine di capo venga svilita dal processo, perché come sostiene Scarpinato “Stando alla tesi accusatoria, Riina nel processo giganteggia come il grande capo che avrebbe costretto alcuni esponenti dello Stato a trattare in un rapporto di potenza a potenza, e secondo il disegno di “fare la guerra per fare la pace”. Il processo quindi non gli crea affatto un danno d’immagine ma, al contrario, esalta, seppure nel male, la sua immagine.”.
Detto ciò perché Riina vorrebbe la morte del giudice Di Matteo?Probabilmente -afferma Scarpinato- ” c’è un retroscena delle stragi del 1992-‘93 che non è ancora divenuto processuale, ma che si teme potrebbe divenirlo”.
Dobbiamo forse considerare le famose 5 Entità, di cui ha parlato più volte il pentito Vincenzo Calcara e la cui esistenza è stata da poco confermata anche da Pietro Grasso?
E’ vero che il nostro paese è stato manipolato da queste cinque forze occulte (Mafia,’ndrangheta, Massoneria, Servizi Segreti deviati e Chiesa)?
Già Falcone si era reso conto che accanto ai mafiosi dell’ala militare esistevano “menti raffinatissime esterne alla mafia i cui interessi convergevano con quelli della mafia”.
Se questa è la verità, allora dobbiamo pensare che Riina e chi per lui e con lui voglia, attraverso quest’azione eclatante, che una parte di storia della nostra Repubblica resti per sempre sepolta. Ma queste sono solo supposizioni.
di Simona Mazza
foto: lettera43.it
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