Dopo aver chiuso in bellezza gli anni ‘70 con gemme di album come “Com’è Profondo Il Mare”(1977), l’omonimo del 1979 e “Banana Republic”, live in collaborazione con Francesco De Gregori, Lucio Dalla apriva degnamente gli anni ‘80 consegnando alla storia un altro suo grande capolavoro: “Dalla”(1980).
Registrato negli studi del castello di Carimate, grazie all’apporto di ottimi musicisti come Ron, Aldo Banfi, Giovanni Pezzoli, Ricky Portera e alcuni musicisti che da lì a poco avrebbero formato gli Stadio (tra cui anche lo stesso Gaetano Curreri), quest’opera ci offre 8 quadretti che raccontano il quotidiano, i sentimenti, le paure, i desideri e i sogni degli italiani appena usciti dal periodo degli anni di piombo.
Il tutto attraverso un linguaggio che si mostra diretto e allo stesso tempo colto, che non perde di vista la sua veracità bolognese, quasi cinematografico, ma senza risultare enfatico o retorico. Musicalmente a farla da padrone è un pop-rock filtrato attraverso gli schemi mediterranei, con qua e là anche elementi funky.
Ma lasciamo che siano le canzoni a parlare e allora come non farsi trasportare dal singolo “Balla Balla Ballerino”, perfetta analisi della società italica di allora devastata dagli anni di piombo, o la surreale “Il Parco della Luna”, pezzo sul potere dei ricordi dell’infanzia tormentata, con protagonista il ferrarese Sonny Boy.
Suggestiva ed evocativa è “La Sera dei Miracoli”, sorta di mini-film sulla vita notturna della città di Roma, brano nato in seguito a un giro in motorino nella Capitale durante una sera estiva. Il tutto viene narrato con un’interpretazione intensa e appassionata. Se la tristemente rabbiosa “Mambo” ci parla di delusioni amorose con conseguente voglia di rivalsa, “Meri Luis” è un altro piccolo film in musica con protagonisti alcune figure di personaggi (il regista, il dentista, il taxista e la ragazza) e le freneticità quotidiane delle loro rispettive vite, con un finale che è una vera e propria celebrazione della vita.
L’amore non corrisposto di un uomo anziano con una ragazza fa parte di “Cara”, mentre la vagamente funky “Siamo Dei” ci porta alla finale “Futura”, altra grande gemma del lavoro, un pezzo che racconta i sogni, i dubbi, i desideri e le speranze per il futuro di una coppia di innamorati della Berlino divisa dal muro, nel pieno periodo della Guerra Fredda. Il brano entrerà di diritto, oltre che tra i classici di Dalla, anche tra quelli della musica italiana. In “Dalla” il cantautore bolognese firma sia i testi che la musica, discorso già iniziato nel superlativo “Com’è Profondo il Mare” del 1977.
Attraverso sonorità melodiche e allo stesso tempo avanguardiste, Lucio Dalla si è fatto, nel corso della sua fruttuosa carriera, portavoce dei vizi e delle virtù della popolazione italiana. Il suo romanticismo non è mai stato lezioso, nei suoi testi ha saputo analizzare le varie sfaccettature dell’animo umano con il piglio dell’uomo curioso e desideroso di aiutare la società del suo tempo, mostrandosi sempre aperto al nuovo e con un occhio puntato al futuro.
E anche se dal 1 Marzo 2012 non è più tra noi, ci piace immaginare che ancora lo sia, con la sua voce quasi di impostazione black e i suoi scat, frutto della sua iniziale formazione jazzistica, oltre che i suoi racconti di colorata e varia ispirazione. “Dalla” rappresenta una delle vette della produzione artistica di Lucio Dalla e, a distanza di 43 anni dalla sua pubblicazione, è ancora capace di mantenere inalterato il suo fascino, mostrandosi come una perfetta fotografia dell’Italia degli inizi anni ‘80 e allo stesso tempo rimanere attuale ancora oggi, parlando al cuore della gente con sincerità e con il cuore in mano.
Fonte foto: copertina disco
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