Pinocchio di Collodi non è solo una favola formativa, ma la storia di una metamorfosi iniziatica di grande portata.
Pinocchio: un libro “iniziatico”
Chi non ha mai letto Pinocchio? Il capolavoro di Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini) pubblicato nel 1881, è stato tradotto in quasi tutte le lingue ed è uno dei libri più veduti al mondo. Contrariamente a quanto si ritiene, non è solo una suggestiva favoletta per bambini o un romanzo di formazione. E’ in realtà una sorta di testo sacro, intriso di kabalismo, esoterismo, messaggi archetipici, riferimenti alle Sacre Scritture e soprattutto ai principi massonici.
Dietro alla banale interpretazione del testo, il capolavoro parla infatti di un cammino di elevazione spirituale (riservato a pochi eletti), attuabile solo dopo aver compiuto un viaggio iniziatico.
La scelta del nome
Iniziamo dal nome, la cui scelta non è affatto causale.
In latino “pinoculos” vuol dire “piccolo pino”, ma noi vi forniremo un’altra interpretazione. Pinocchio “pin-occhio”= occhio pineale”, si riferisce alla ghiandola pineale, il cosiddetto “terzo occhio”, quello della visione non ordinaria, superiore, metafisica. Si tratta di un concetto chiave presente nelle religioni e nell’esoterismo. Aprire il “terzo occhio” equivale infatti ad aprire la soglia in grado di condurre l’uomo all’interno di mondi interiori e spazi di coscienza superiore.
La storia di un burattino che ricorda Gesù
Passiamo alla storia di Pinocchio. Collodi ci parla di un pezzo di legno, un burattino che prende vita, cui viene insufflata l’anima e che, attraverso varie prove “iniziatiche”, diventa un bambino in carne e ossa.
Il burattino è una chiara allegoria alla mancanza di volontà tipica del Sè inferiore, mentre la sua trasformazione in creatura umana rappresenta la nascita del Cristo nell’uomo, del Sè superiore.
In effetti, la favola ci racconta che a a creare Pinocchio, un essere imperfetto assoggettato alle insidie della vita materiale, è il novello “demiurgo” Mastro Geppetto.
Il nome di quest’ultimo deriva da Giuseppe, un falegname, proprio come il padre di Gesù.
Pinocchio, come Cristo, viene insomma sulla terra e si incarna. Gesù muore sulla croce e un pezzo di legno è l’ultimo testimone della vita di Gesù. Pinocchio è forse un sequel dei vangeli?
La Fata Turchina
La Fata Turchina, come Maria, emissaria del Grande Dio (Grande Architetto della massoneria?), discende sulla Terra per donare al burattino una scintilla della Mente Universale.
Questa figura esprime dei concetti cari alla massoneria. Pinocchio le chiede se diventerà mai un bambino vero, chiara allegoria del percorso di ogni iniziato all’esoterismo.
La Fata gli risponde: “No, Pinocchio. Il desiderio di tuo padre si avvererà solo se saprai meritarlo. Mettiti alla prova con coraggio, sincerità e passione, e un giorno diventerai un bambino vero”.
I temi dell’autonomia, dell’autodeterminazione, del perfezionamento, sono centrali nel Tempio massonico, i cui simboli sono la pietra grezza e la pietra levigata.
Il “bussante”, l’iniziato, rappresenta la pietra grezza e solo dopo un lavoro di “muratoria” riesce a trasformasi in pietra levigata, raggiungendo così l’illuminazione. Nulla gli è dovuto.
Altre figure allegoriche: il grillo parlante
Il Grillo parlante, insieme al Gatto e la Volpe, rappresenta il corpo astrale e quello mentale.
In campo esoterico, si ritiene che il corpo astrale, cioè “stellare”, emozionale, sia tanto più sottile quanto più l’uomo è elevato ed è contraddistinto da una particolarità luminosa. Il corpo mentale, adibito alla formulazione del pensiero, è la sede dell’Io e delle intuizioni, ma si trova al di sotto della percezione pura dello Spirito. E’ pertanto esclusivo dell’essere umano.
Il Grillo, simbolo della coscienza, interviene affinché Pinocchio realizzi quel processo interiore-alchemico che lo renda degno dell’illuminazione. Per riuscirci deve però lottare contro le tentazioni e trovare da “retta via”. Sul suo cammino tuttavia non tardano a presentarsi delle insidie nascoste.
Il Gatto e la Volpe
Pinocchio si imbatte nel Gatto e la Volpe, che gli propongono la via più semplice. Decide così di ignorare gli avvenimenti della coscienza, finendo per cacciarsi nei guai.
Viene dunque venduto a Mangiafuoco, il burattinaio, non può tornare dal padre (il Creatore), e tutto quello che guadagna finisce nelle mani del suo aguzzino. Inizia pertanto a comprendere che bisogna percorrere una strada diversa. Anche in questa circostanza, gli eventi lo spingono nella direzione sbagliata.
Pinocchio nel paese dei balocchi
Pinocchio si imbatte in Lucignolo, un “poco di buono”, che lo trascina nel Paese dei Balocchi, un luogo in cui non si va a scuola, non esistono leggi e dove i bambini possono bere, fumare e fare i loro comodi allegramente, guidati dal cocchiere.
In chiave massonica, il Paese dei Balocchi è una metafora del mondo inferiore dei profani, assoggettati dal piacere e dai vizi.
Qui, il nostro protagonista inizia a trasformarsi in asinello. Cosa che in termini esoterici, si riferisce alla condizione di bestialità in cui versano coloro i quali si allontanano dal cammino di luce.
Pinocchio diventa asinello: la bestialità del profano
Analizziamo il significato nascosto dietro questa trasformazione. Nel capitolo XXXIII si legge “Diventato un ciuchino vero è portato a vendere, e lo compra il Direttore di una compagnia di pagliacci, per insegnargli a ballare e saltare i cerchi: ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro, per far con la sua pelle un tamburo”.
Il compratore porta la bestiola a mare. Gli mette una corda al collo per affogarla e ottenere in questo modo una pelle morbida da scorticare. Dei pesci tuttavia mangiano la “scorza esterna” liberando il burattino. Risalito in superficie grazie alle naturali proprietà del legno, il compratore resta di stucco e, ascoltata la versione del miracolato, esclama “Il mare ne fa di questi scherzi!”
In alchimia l’asino rappresenta la materia primordiale, ma l’asino ci riporta ancora più indietro nel tempo fino ai miti egizi.
Per gli egizi l’asino era l’animale sacro a Seth, simbolo malvagio legato alla terra e al caos.
I pesci sono invece un simbolo cristiano: ci ricordano il battesimo e la morte-rinascita. Stessa morte e rinascita di chi abbandona la vita profana per darsi all’iniziazione esoterica.
La pancia della balena: l’iniziazione di Pinocchio
Dopo la disavventura, Pinocchio ritorna alla casa del padre ma la trova vuota. Scopre che Geppetto è stato inghiottito da una balena. Decide pertanto di tuffarsi in mare e farsi a sua volta ingoiare dal cetaceo per ricongiungersi con il proprio “creatore”.
Questo episodio segna il passaggio dalla bestialità del profano all’iniziazione. Pinocchio, prigioniero nel ventre della balena (ricorda dettagliatamente la “camera di riflessione” massonica), sceglie di fuggire dal buio della vita ignorante per raggiungere la “luce”. Cavalca il dorso del tonno, allievo e Maestro insieme, che facendogli superare il “mare” dell’inconscio, lo fa approdare finalmente alla spiaggia della coscienza.
Emerge quindi dalle tenebre come Cristo Risorto per abbracciare il suo Sè superiore.
L’episodio narrato da Collodi, oltre alla massoneria ci rimanda al Libro di Giona, un caposaldo della letteratura sacra studiato in tutte le scuole misteriche.
Le trasformazioni dell’uomo interiore
Lavorando a regola d’arte il legno, la “materia grezza”e dopo aver compiuto i suoi viaggi iniziatici (attraverso gli elementi acqua, aria, terra e fuoco), che lo portano a morire e rinascere, Pinocchio riesce finalmente ad elevarsi.
Ed è così che il Burattino-Profano rinasce Uomo-Iniziato.
I riferimenti descritti in questo articolo, sono solo una minima parte di ciò che si può trovare leggendo il capolavoro di Collodi. Abbiamo esaminato solo quelli più lampanti e quelli più fruibili ma ci sarebbe ancora molto da discutere.
Foto di jacqueline macou da Pixabay
Ottima rivisitazione del famoso libro. Simona è un pozzo di scienza e di conoscenza. L’unica cosa sulla quale non sono d’accordo è la figura di Mangiafuoco, da te definita come un “aguzzino”. Non mi sembra tale poichè non solo grazia Arlecchino da morte sicura ma si commuove ai racconti di Pinocchio e gli regala le famose monete doro. Quindi lo definirei un impresario severo ma anche generoso, che sa calarsi nei problemi dei suoi lavoratori.
Giusto Patrizio. La storia di Mangiafuoco è molto complessa, la sua barba è paragonabile al grembiulino massonico. Con essa copre il petto e le gambe di Pinocchio nel momento in cui viene appeso alla Quercia dal Gatto e la Volpe. Lui è in pratica una sorta di Maestro Venerabile, tanto che la congrega di burattini da lui capitanata, accoglie Pinocchio chiamandolo “fratello”. E’ cinico, aguzzino, proprio come un M.V che bacchetta gli iniziati al fine di far comprendere loro gli errori, poi si manifesta buono e compassionevole. L’analisi è veramente complessa e bisognerebbe parlarne per ore. Come ho scritto sull’articolo, mi sono limitata a raccontare solo una minima parte. Ogni pagina è ricca di riferimenti
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