Roma, 22 maggio – Si è svolta ieri, nella prestigiosa sede del Circolo Canottieri Aniene, la premiazione dell’Unione Stampa Sportiva Italiana (U.S.S.I.), che, ogni anno, conferisce premi ad esponenti di spicco del mondo dello sport e del giornalismo sportivo.
Devo dire che provo sempre una grande emozione quando mi capita di essere invitata alle splendide manifestazioni culturali e sportive organizzate dal Circolo Canottieri Aniene, quando entro nelle sue raffinate sale di ricevimento, che, già solo negli arredi, esprimono il senso dell’eleganza e della classe che contraddistingue il Circolo, quando, nei suoi impianti, vedo trionfare lo Sport. Sin dal lontano 15 giugno 1892, quando Alessandro Morani ed i fratelli Fasoli lo fondarono, questo Circolo ha sempre mantenuto un altissimo livello nelle competizioni sportive. Le grandi coppe ed i trofei, che sono ormai parte degli arredi della sua storica sede dell’Acqua Acetosa, inaugurata cinquantaquattro anni fa, sono solo la punta dell’iceberg dei sempre più numerosi allori conquistati dai suoi atleti in molte discipline olimpiche.
La cornice è delle migliori, dunque, per accogliere, come ogni anno, l’U.S.S.I. e la sua premiazione, che vede Bulgari come sponsor. Scelta perfetta, secondo me, che coniuga la preziosità delle creazioni orafe e degli accessori di lusso, a quella insita nello sport e nel giornalismo di alto livello.
Ad introdurre la manifestazione, le parole del Presidente in carica del Circolo Canottieri Aniene, Massimo Fabbricini, e del Presidente onorario Giovanni Malagò, che hanno sottolineato l’importanza di questa premiazione e l’onore, per il Circolo Canottieri Aniene, di ospitarla ancora una volta, contribuendo a dare giusta dignità al mondo sportivo anche sotto il profilo giornalistico.
Il giornalismo sportivo è parte essenziale dello sport, è il biglietto di ingresso della collettività in ogni campo di gara, è l’esperienza messa al servizio dell’appassionato e del profano, i quali, attraverso una cronaca competente ed accattivante, una narrazione od una retrospettiva approfondite, comprendono particolari che, nell’entusiasmo della gara, potrebbero aver perduto. È tanto vero, che spesso il giornalismo sportivo entra nello sport contribuendo a costruirne il successo. Le parole, l’entusiasmo di alcune storiche cronache restano nell’immaginario collettivo come espressione di un certo sport, portandolo all’attenzione di tutti, anche di chi non l’ha mai praticato, di chi non se n’è mai interessato. Nel bel pomeriggio di ieri, questo aspetto del giornalismo sportivo è più volte emerso, soprattutto quando il premio è giunto nelle mani di giornalisti del calibro di Franco Melli e Gian Piero Galeazzi, della cui voce che grida “andiamo a vincere” dopo una strepitosa gara in K2 di Antonio Rossi e Beniamino Bonomi, abbiamo tutti, canottieri e non, un commovente ricordo.
Apre la premiazione una grande atleta paralimpica che ammiro molto; una donna con la tempra della vera sportiva e con un sorriso luminoso, che esprime femminilità, grazia e gentilezza d’animo; una donna sempre entusiasta, sempre pronta a mettersi in gioco, impavida, oserei dire. Una donna che ha partecipato a tre Olimpiadi in tre differenti discipline sportive: Paola Protopapa, eccellenza del canottaggio, della vela e dello sci.
E’ la squadra di pallavolo che ha appena conquistato la Coppa Italia, la Scarabeo Roma Volley, a conseguire il secondo premio della giornata. Sul palco, tra gli altri, l’emozionata presidentessa Maria Luisa Agostinelli.
Vengono premiati, quindi, la squadra Roma Volley, recentemente salita in serie A2 con la partita dei sogni contro la SA.MA.; l’Aniene Paddle, che ha trionfato, in questi giorni, sui campi del Foro Italico; la coppia Giorgio Minisini e Manuela Flamini, aureo due misto mondiale del nuoto sincronizzato; l’atleta moldavo Nicolae Craciun, grande canoista che gareggia per i colori dell’Aniene; Laura Rogora per l’arrampicata sportiva, che ha mandato la mamma a ritirare il premio, essendo impegnata in duri allenamenti; ed Ivan De Angelis, giovane astro dell’atletica.
Le premiazioni avvengono in un costante scroscio di applausi, tra i flash dei fotografi, le riprese televisive ed i quaderni imbrattati di inchiostro dei pochi inviati che, come me, sono ancora anticamente attaccati a penna e carta. All’improvviso, però, si leva un brusio più forte. I fotografi si muovono come un’onda lunga, avanzando acquattati davanti alle poltrone di prima fila. Si percepisce un crescendo di entusiasmo, quell’entusiasmo che si leva sempre quando è il calcio ad andare sotto i riflettori. Così è. Viene premiato il bravissimo Monchi, al secolo Ramón Rodriguez Verdejo, Direttore Sportivo della Roma. Ha parole pacate e positive per il futuro della squadra; garantisce che non se ne andranno né Alisson, anche perché, afferma sorridendo, l’alternativa sarebbe che lui stesso tornasse a fare il portiere e non gli sembra il caso, né Džeko, per il quale ha parole di stima: “Il prossimo anno farà una stagione più vicina a quella che ha fatto lo scorso anno. E’ stato un giocatore molto importante”.
La premiazione prosegue con Luigi Contu, direttore dell’ANSA, il quale, affetto dal morbo del golf, come ha scherzosamente sottolineato, ha dedicato un intero canale a questo sport.
Il premio alla carriera, invece, viene conferito al grande Franco Melli. La motivazione mi colpisce particolarmente, perché racchiude il senso di quel giornalismo come lo intendo io e che, purtroppo, oggi, non sempre è compreso: “Ha seguito il calcio sempre con una scrittura perfetta e trattando qualsiasi argomento, anche il più futile, in profondità”. L’approfondimento è l’anima del vero giornalismo.
È, poi, la volta di Piercarlo Presutti, figlio d’arte, oggi uomo di spicco dell’agenzia ANSA. In merito ai social, ai blog, alla verifica ed alla corretta descrizione dei fatti pronuncia parole che fanno riflettere: “I social dobbiamo viverli per quello che riescono a dare e non li dobbiamo soffrire. Certo, è difficile, perché spesso non c’è gerarchia, non c’è conferma, non ci sono fonti …”. Le sue parole mi hanno fatto tornare indietro nel tempo, quando, da giovane apprendista, lavoravo nella redazione di Boxe Ring. Il direttore di allora, Roberto Fazi, grande giornalista sportivo della Gazzetta dello Sport, intelligente e colto, puntava molto sulla competenza del giornalista, sul rigoroso controllo del pezzo che doveva andare in stampa, e, soprattutto, sulla gerarchia, perché la rivista doveva avere un’unità ed una completezza assolutamente nemiche dell’anarchia, del laissez-faire. Noto con piacere che è considerata ancora una modalità seria di lavoro. Lo dimostra, del resto, anche il premio “giovani” conferito, subito dopo, ad Andrea Lucchetta di Rai Sport. Interessante la motivazione, dove è stata evidenziata la sua“facilità di scrittura”, la sua capacità di costruire “testi mai banali” con “incipit interessanti e finali importanti”. Insomma, giornalisti si diventa ma con grande impegno; non è sufficiente mettersi al computer e digitare tasti.
Di nuovo l’onda lunga dei fotografi si muove; il brusio cresce. Un altro personaggio del calcio. Il premio va a Cengiz Ünder, il giovane campione turco della Roma: atleta bravo, generoso, duttile. Un campione dall’aria sperduta, aggiungerei, quasi timido nell’assedio dei fotografi e del pubblico, gentile e taciturno, ma sempre disponibile a foto estemporanee insieme agli ammiratori, scattate con i cellulari in un travolgente stormire di braccia protese verso di lui.
Subito dopo il premio conferito al bravissimo fotografo Marco Rosi, giunge un momento molto atteso, il premio “Tosatti”. Quest’anno, il prezioso riconoscimento va al mio caro amico Gian Piero Galeazzi. Non celo commozione nel dirlo. Grande campione di canottaggio, ha inventato un suo stile di giornalismo sportivo, coinvolgendo il pubblico, portandolo con sé nelle manifestazioni sportive che era chiamato a raccontare, riuscendo a guadagnarsi la stima e l’amicizia dei grandi campioni che hanno incrociato la sua strada. Il premio gli viene consegnato dal figlio di Tosatti. “Papà mi diceva sempre che avevo due cose in comune con te” gli dice, “la passione per il canottaggio e per la Lazio”. Mi sento coinvolta: anche io condivido quelle stesse passioni. Gian Piero è commosso; chi lo conosce bene riesce a leggere dietro le sue parole, dietro la sua apparente tranquillità. Del resto, è stata la sua capacità di emozionarsi a dare alle sue cronache quel qualcosa in più che il pubblico ha amato tanto. Ringrazia l’U.S.S.I., ricorda Paolo Rosi ed esprime ammirazione per Giorgio Tosatti del quale, con l’estrema sintesi che gli invidio tanto, dice tutto in una frase: “una persona che sapeva centrare i problemi, non solo nello sport, ma nella vita”.
Segue il premio per Benedetto Saccà, bravo giornalista de Il Messaggero, e per Roberto Fabbricini, Commissario della F.I.G.C.
Per la terza volta si solleva l’onda mediatica. I flash impazziscono quando sul palco sale l’allenatore della Roma, Eusebio Di Francesco. Qualche ora prima ha conseguito, nel Salone d’Onore del C.O.N.I., il prestigioso premio Bearzot. Nella motivazione dell’U.S.S.I. si evidenzia la sua “capacità tecnico-tattica eccezionale ed una grande intelligenza difficile da trovare”.Quanto al rinnovo del suo contratto gioca in modo diplomatico, strappando il sorriso del pubblico.
La manifestazione si chiude con Carlo Mornati, grande campione di canottaggio, Capo della Delegazione dei Giochi Olimpici di Rio 2016 ed oggi Segretario Generale del C.O.N.I. Il suo ringraziamento va all’U.S.S.I. ed a Galeazzi, per aver fatto conoscere il canottaggio a tutti attraverso le sue cronache appassionate.
La grande sala del Circolo Canottieri Aniene lentamente si svuota, alcuni si recano sulla splendida terrazza, dove è allestito un piacevole buffet, altri vanno via. Si spengono i riflettori, ma mai l’interesse per il grande sport ed il grande giornalismo che l’Unione Stampa Sportiva Italiana e questo bel Circolo continuano a promuovere con passione.
Scrivi