In Francia, manca meno di un mese alle elezioni presidenziali che si terranno il 23 aprile, con replica il 7 maggio, in caso di pressoché sicuro ballottaggio. Come in tutte le consultazioni che si rispettino, anche oltralpe fioccano i sondaggi, costantemente sorvegliati dai candidati. Il sito italiano Termometropolitico.it ne ha ottenuto una media, a seguito di calcoli non troppo complicati.
I dati, per quanto riguarda il primo turno, vedono in testa, di stretta misura, la candidata leader del Front National Marine Le Pen, di estrema destra, con il 26,4% delle preferenze. Segue, con il 25,2%, l’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron. Al candidato cattolico e neo-gollista Francois Fillon andrebbe il 19% dei voti, mentre i due candidati del partito socialista, quello ufficiale Benoît Hamon e quello dissidente Mélenchon, si attestano tra il 13,6 e l’11,3%.
A questo punto, se i sondaggi saranno confermati dal voto popolare, al turno di ballottaggio sarà Emmanuel Macron a contendere a Marine Le Pen la strada per l’Eliseo.
L’ex ministro Macron vincerà al ballottaggio, con ampio margine
Per quanto riguarda, invece, l’esito del ballottaggio finale, il verdetto tra i due battistrada è rovesciato e, sino a pochi mesi fa, assolutamente imprevisto: Macron batterebbe Le Pen con il 61,6%, contro il 38,4% e, sembra aver fermato – almeno nei sondaggi – la leggera e costante risalita della sua avversaria, rispetto alle prime rilevazioni di alcuni mesi fa. L’ex-ministro dell’Economia di François Hollande è, quindi, il favorito per diventare il prossimo Presidente della Repubblica francese.
Indipendentemente dai sondaggi, infatti, la logica impone di supporre che, al turno di ballottaggio, confluiscano su Macron tutti i voti di coloro che, al primo turno, hanno votato gli altri candidati di sinistra: un 24% circa che, sommato al 25% dell’ex-ministro, danno una somma già molto vicino alla meta, per Emmanuel Macron. Basterebbe, quindi, che, al ballottaggio, una quota minima dei sostenitori del gollista Fillon si sposti su Macron, per garantire a quest’ultimo la Presidenza della Repubblica.
E’ vero che i sondaggi demoscopici, alle più recenti elezioni politiche (Brexit, Presidenziali USA e referendum in Italia) si sono dimostrati molto poco affidabili; ma il divario che indicano tra i due candidati, al ballottaggio, sembra veramente notevole. Inoltre, la storia elettorale francese insegna che, al secondo turno, il candidato del Fronte National abbia sempre avuto enormi difficoltà ad attingere al bacino elettorale dei suoi avversari.
Chi è Emmanuel Macron
39 anni, fuoruscito dal Partito Socialista per divergenze di opinioni sulla politica economica, Macron è considerato un liberal democratico, capace di attrarre voti del “grande centro” della media borghesia francese che ha sempre rappresentato la “maggioranza silenziosa” di gollista memoria.
La sua proposta di abolire il tetto delle 35 ore lavorative settimanali, quando era ministro, è stata la goccia che ha fatto tracimare i rapporti con i suoi ex compagni di partito ma gli ha guadagnato i favori delle categorie produttive d’oltralpe.
Prese le distanze dal governo socialista e dalla Presidenza Hollande, la sua strategia comunicativa punta a criticare l’establishment politico, toccando i temi della stagnazione economica, della disoccupazione e della farraginosità della burocrazia. Qualcuno lo potrebbe definire un Matteo Renzi transalpino (di cui condivide l’età) ma con un profilo alla Gentiloni.
In Francia, insomma, l’elettorato non sembra dar completamente credito alle tradizionali sirene anti sistema e l’onda populista che sta investendo Europa e Nord America non pare che abbia fatto particolarmente presa. Marine Le Pen permettendo.
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