Priapo e il culto fallico. Perché aveva grossi genitali?

Priapo e priapismo

Nel campo della medicina, la condizione patologica nota come “priapismo”, in cui un maschio soffre di una tumescenza persistente del pene anche in assenza di stimoli sessuali, prende il suo nome da Priapo, una divinità dal grosso fallo.

Chi è affetto da questa patologia mantiene l’erezione per oltre due ore e mezzo. Un vero record, se si considera che la durata media dell’erezione di un maschio tra i 30 e i 40 anni, sano, senza l’ausilio di farmaci, è di circa 20 minuti (durante la penetrazione).

Ma chi era il leggendario Priapo? Scopriamo qualche curiosità sul dio “superdotato”.

Figure falliche nella mitologia

1) Nella mitologia greca, Priapo (in greco: Πρίαπος) era un dio minore della fertilità, protettore del bestiame, delle piante da frutto, dei giardini, ma soprattutto dei genitali maschili.  

Questa peculiare caratteristica divenne il punto focale delle sue raffigurazioni.

2) Gli Egiziani, parlando del culto fallico, dicono che nei tempi antichi i Titani fecero una cospirazione contro Osiride e lo uccisero.

Poi, presero il suo corpo e dopo averlo diviso in parti uguali tra loro, lo portarono fuori casa.

Gettarono invece nel fiume il suo fallo poiché nessuno di loro voleva portarlo con sé.

Ma Iside rintracciò gli assassini e dopo averli uccisi, modellò i resti del corpo del marito, in modo che assumessero delle sembianze umane.

Dopo averli consegnati ai sacerdoti, ordinò loro che venisse venerato come un dio, ma poiché mancava l’organo sessuale, dispose che venisse collocato un fallo gigantesco nei templi, in posizione eretta.

I genitori di Priapo non sono certi 

Alcune leggende sostengono che Priapo fosse figlio di Afrodite, la dea dell’amore, o di Chione, una ninfa delle nevi. Il padre potrebbe essere invece Hermes, Dioniso, Pan, Adone o Zeus. Priapo è stato identificato con un certo numero di divinità greche falliche e con i satiri Orthanes e Tykhon (Tychon). Da alcuni è chiamato anche Ithyphallus (un genere di fungo che per la forma ricorda il membro virile).

Perché quell’enorme fallo?

Il motivo per cui Priapo era dotato di enormi genitali, si deve alla vendicativa Era che, gelosa della relazione adulterina di Zeus con Afrodite, dotò il povero dio di un aspetto grottesco oltre che di un fallo gigantesco. Pare tra l’altro che fosse impotente. Della serie: oltre il danno, la beffa!

Origine del culto 

La venerazione delle divinità falliche era già molto diffusa nel mondo antico. 

In Persia ad esempio l’arte e la scultura ritraevano spesso delle divinità falliche e lo stesso berretto frigio del dio Mitra, adottato dai soldati dell’esercito persiano, aveva la forma di un fallo floscio.

Il culto di Priamo avrebbe avuto origine ad est dell’antica Grecia, nella regione che circonda l’Ellesponto (l’odierno stretto dei Dardanelli).  

In particolare sarebbe nato nella città di Lampsaco.

Ad affermarlo è lo storico greco Pausanio che scrive: “Questo dio è adorato dove pascolano capre e pecore o ci sono sciami di api; ma dai Lampsaco è più venerato di qualsiasi altro dio, essendo da loro chiamato figlio di Dioniso e di Afrodite”.

In suo onore si facevano sacrifici di asini. Animale scelto probabilmente a causa della sua prestanza sessuale.

L’influenza del culto di Priapo si estese oltre l’Ellesponto e nel resto del mondo greco, grazie alle conquiste di Alessandro Magno.

La sua popolarità rimase in auge fino all’epoca apostolica, come attesta l’apologeta paleocristiano Arnobio, che cita beffardamente “l’ellesponto Priapo che porta tra le dee, vergine e matrona, quelle parti sempre preparate per l’incontro”.

Iconografia di un uomo dal grande fallo

La prima testimonianza su Priapo proviene da un’opera teatrale dell’autore greco Xenarco, che scrisse la commedia omonima nel IV secolo a.C.  

L’iconografia tradizionale lo ritrae come un uomo nano, barbuto, dotato di un enorme pene sempre eretto, solitamente colorato di rosso. Effetto dell’afflusso di sangue? Probabilmente sì.

In alcuni casi è anche raffigurato con un coltello da potatura, poiché si riteneva che avesse la capacità di potare i peri. 

In altri casi ancora, indossa il classico elmetto frigio persiano con visiera e un cesto di frutta.

Quando il suo culto prese piede, furono realizzate moltissime sculture che lo ritraevano. 

A commissionarle erano sia i poveri, che si accontentavano delle sculture su tronchi di legno grezzo, sia gli aristocratici, che commissionavano opere in pietra o in altri materiali più ricercati.

Un certo numero di icone raffiguranti Priapo esistevano in tutta l’antica Grecia e a Roma. Ad esempio, lo scrittore di viaggi Pausania notò che una statua di Priapo sul monte Helicon in Beozia era “da vedere”. 

A Pompei ci sono diverse raffigurazioni interessanti. Su un affresco murale della città campana, Priapo pesa il suo fallo contro una borsa piena di soldi. 

Indovinate chi vince? 

Ovviamente il suo fallo!

Perché Priapo andava così di moda?

Priapo era un simbolo apotropaico, utile ad allontanare la sfortuna e augurare fertilità, salute, buoni affari e ricchezza.

Per via di queste peculiarità, gli agricoltori collocavano le sue sculture nei giardini e nei campi, nella speranza di ottenere raccolti abbondanti.

Se il dio li accontentava, essi sacrificavano in suo onore le primizie della fattoria.

Questa nomea di “dispensatore di abbondanza”, si estese non solo ai raccolti, ma anche alle greggi di pecore, alle vigne, alle attività di pesca e di allevamento delle api. 

Priapo simbolo dello stupro?

Oltre ad essere un simbolo di fertilità e abbondanza, il dio dal grosso fallo era anche l’emblema dello stupro.

Praticamente, le sue statue di venivano collocate nei giardini e nei frutteti per fungere da spaventapasseri o guardiani.

Una sorta di “indicatori di confine”, un distillato dell’aggressività sessuale maschile, del dominio e del potere.

Esse erano regolarmente accompagnate da avvertimenti di violenza sessuale contro ladri e intrusi, misura punitiva comune nel mondo antico. 

Utile precisare che per i cittadini maschi, la minaccia di violentare un altro uomo che aveva “oltrepassato il limite” era vista come una dimostrazione di dominio maschile, piuttosto che un’espressione di omosessualità.

A confermare che Priapo usasse la sodomia come avvertimento verso i trasgressori dei confini, sono alcuni epigrammi iscritti sulle statue.

Ecco qualche “perla” 

 Tu che leggi di tutti questi mille baci,

 pensi che io sia meno uomo?

 Vi violenterò la bocca e vi inculerò.

 Oppure

Non sai quando stare zitto….  vai a metterti un membro in bocca e stai zitto.

E ancora

Non sostengo la violenza contro le donne, ma per questa puttana farò un’eccezione.

I poemi di Priapo: epigrammi erotici dall’antica Roma

Continuiamo con gli epigrammi.

Su Priapo esiste un’intera letteratura erotica: la Priapea, una raccolta di epigrammi, scritti da uno o più autori ignoti sconosciuti, in latino. 

Questa raccolta illustra i vari modi in cui i poeti hanno inventato situazioni comiche e oscene su Priapo, compresi i monologhi in cui il dio si congratula con sé stesso per la grandezza e la virilità del suo prodigioso membro

Alcuni studiosi finirono per usare la Priapeia come prova inconfutabile secondo cui, nel mondo antico i grandi peni erano generalmente considerati comici piuttosto che attraenti. 

Il grande pene di Priapo, ipotizzarono, assicurava che nessuna donna volesse dormire con lui, mentre il suo curioso fallo avvertiva i potenziali ladri che il loro stupro punitivo sarebbe stato estremamente doloroso.

Altre prove letterarie invece ci fanno capire che i falli grossi erano apprezzati. 

Ad esempio, nel Satyricon di Petronio, quando gli eroi giungono a Crotone in Sicilia, si imbattono in un giovane che, una volta denudato, risulta essere ben dotato. 

Petronio narra che i cittadini, comprese le donne, lo tengono in riverenza e letteralmente inciampano l’uno sull’altro per toccare il suo fallo, quale auspicio di buona fortuna. 

In questo caso insomma, il fallo innaturalmente grande del giovane non era guardato con disgusto, ma piuttosto era una sorta di amuleto. 

Detto ciò, si presume che i grandi genitali di Priapo siano stati considerati sia un seducente simbolo di fecondità, sia fonte di un certo comico disprezzo.

Il culto di Priapo oggi

C’è chi ritiene che l’usanza di accarezzare il corno o il peperoncino derivi proprio dal culto di Priapo

I due portafortuna hanno infatti una forma fallica e sono rossi come il pene del dio.

Curiosità e record 

Concludiamo con qualche simpatica curiosità: il pene più lungo del mondo appartiene a un certo Jonah Falcon e, in erezione, misura ben 34 centimetri. 

Quello del noto pornostar Rocco Siffredi si ferma a 24, mentre la misura media si attesta sui 13 centimetri circa.

Foto di Silentpilot da Pixabay

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