Il Vaticano, Stato libero in libero Stato, ha imbastito un processo “teocratico” nel suo Tribunale, contro due giornalisti italiani che hanno stampato i loro libri in suolo italiano.
Si tratta di Gianluigi Nuzzi autore di Via Crucis” (che ha dato vita allo scandalo Vatileaks) ed Emiliano Fittipaldi autore di “Avarizia”, rei di aver rivelato scandali ed episodi di malcostume clericale, rigorosamente comprovati da documentazione inoppugnabile.
Gli imputati sono stati altresì accusati di avere esercitato pressioni sul monsignor Balda e la 32enne Immacolata Chaouchi al fine di estorcere loro notizie riservate.
Anche i sopracitati membri della Cosea (Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa Sede) di cui erano rispettivamente segretario e membro, sono finiti sotto processo.
I fatti divulgati dai giornalisti non sono stati smentiti dalla Chiesa cattolica, che anche nella sua legislazione (Monarchia assoluta) non riconosce il diritto di cronaca con mantenimento della segretezza delle fonti riservate, per cui i due scrittori rischiano fino a otto anni di detenzione.
Il Vaticano si è appellato ai patti Lateranensi firmati nel ’29 da Mussolini con la Santa Sede. Il pericolo è quello che ancora una volta venga minata la libera informazione con la complicità di uno Stato che ha preso le debite distanze dalla vicenda, lasciando i giornalisti in balia del Tribunale papalino.
Utile precisare che il Tribunale ecclesiastico vieta agli imputati alcun difensore che non sia accreditato dal foro ecclesiastico.
A conferma della stretta connessione, la dichiarazione del Cardinale Tarciso Bertone “Gianni Letta è l’ambasciatore della Santa Sede presso il governo italiano” frase in cui si lascia intendere che egli sia il simbolo della fusione tra la classe politica dirigente e gli alti vertici ecclesiastici.
Sostenere i diritti sanciti dal Concordato, anche a costo di imbavagliare i media anticlericali e liberi rischia adesso di creare un precedente e di condizionare sempre di più la libertà di stampa.
di Simona Mazza
foto: agi.it
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