Da sempre, la Domenica delle Palme è la grande porta che immette i cristiani a celebrare i riti della Settimana Santa. Anche noi, assieme a Gesù, nel corso di questa settimana vogliamo vivere gli ultimi istanti della sua vita terrena nel silenzio e nella contemplazione del mistero.
Oggi Gesù, cosciente della sua sorte, giunge a Gerusalemme per adempiere ogni Scrittura e per attirare a sé sulla croce gli uomini di ogni tempo. Nell?ultimo tratto del suo percorso verso la città santa, Gesù sosta a Gerico e qui guarisce un uomo cieco, di nome Bartimeo (Mc 10, 46-52) che dopo averLo riconosciuto pubblicamente quale Figlio di Davide, fa sì che l?attenzione delle folle si concentri ancora di più su Gesù.
Un segno così prodigioso, ma soprattutto il grido di Bartimeo che proclamò Gesù? Figlio di Davide? provocò nelle folle un fremito di speranza messianica, facendo sorgere il dubbio se quel Gesù, che nel frattempo si accingeva ad entrare a Gerusalemme, fosse veramente il Messia atteso dal popolo. Anche il suo arrivo a Gerusalemme per la strada del Monte degli ulivi crea nei presenti eccitazione ed entusiasmo; il Messia, infatti, sarebbe dovuto arrivare proprio attraverso quella strada.
A questo punto, i discepoli e gli altri pellegrini stendono a terra i loro mantelli, tagliano rami di alberi e acclamano Gesù con i versetti del Salmo 118: ?Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!? (vv. 9-10) antica benedizione questa, che diventa una vera proclamazione messianica. E tutti sono lì, con l?attesa di vedere ciò che il Cristo compirà una volta entrato a Gerusalemme. ?Osanna nel più alto dei cieli!? Ma qual è il contenuto di questo grido di gioia? La risposta ci viene dalla stessa Scrittura.
Il Messia, infatti, compie la promessa di Dio ad Abramo: ?Farò di te una grande nazione e ti benedirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra? (Gen 12,2-3). Una promessa questa, che Israele aveva tenuto sempre desta, soprattutto nella preghiera. È Cristo, dunque, Colui nel quale è benedetta l?umanità intera ed è in Cristo che essa, pur nella sua molteplice diversità, si riconosce davvero unita. Ecco perchè quello del credente è uno sguardo di benedizione, capace cioè, di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne nello stesso tempo la fragilità.
Com’è il cuore di coloro che acclamano Cristo come Re d?Israele? Dai Vangeli traspare chiaramente che i discepoli e il popolo avevano un?idea rivoluzionaria del Messia e di conseguenza, visto che Gesù non si presentò loro così, la maggior parte rimase delusa. Oggi anche noi veniamo interrogati da questa vicenda: chi è per noi Gesù? che idea ci siamo fatti del Messia, chi è per noi Dio? Per noi che facilmente ci diciamo ?cristiani? è una questione fondamentale questa, che non possiamo evitare di affrontare. In questa settimana seguiremo Gesù che sceglie come trono la croce, seguiremo un Messia che certamente non ci assicura la felicità terrena ma quella del cielo.
E allora, all?inizio di questa Settimana Santa chiariamo le nostre vere attese e chiediamoci anche quali siano i nostri desideri più profondi. La Domenica delle Palme sia per tutti noi il momento propizio per accogliere il Signore in maniera decisa e di seguirlo, quindi, fino alla fine, per celebrare assieme a Lui la nostra Pasqua. Carissimi, siano due i sentimenti da nutrire nel corso di questi giorni santi: la lode e il ringraziamento. Anche in questa Settimana Santa Gesù ci rinnoverà il suo grande dono: ci donerà la sua stessa vita, il suo corpo e il suo sangue, tutto il suo amore.
Ad un dono così grande ed inestimabile, quindi, siamo chiamati a rispondere, soprattutto in questi giorni, attraverso il dono di noi stessi, del nostro tempo e della nostra preghiera. Stendiamo anche noi i nostri mantelli per favorire il passaggio di Gesù che ancora una volta ci chiede di entrare pacificamente nella nostra vita. Davanti a Cristo? dicevano i Padri della Chiesa ? dobbiamo stendere la nostra vita in atteggiamento di gratitudine e di adorazione.
Sant’Andrea, Vescovo di Creta, ci esorta in questi termini: ?Stendiamo umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell?anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d?Israele?. Siamo grati per tutto l?amore che sgorga dal cuore di Dio per noi e con Gesù percorriamo anche noi la via crucis: non arrestiamo il nostro cammino seduti alla mensa del cenacolo. Gesù non è solo Colui che ci dona da mangiare.
Abbiamo il coraggio, invece, di andare fino in fondo e con Lui saliamo sulla croce del nostro Calvario, per risorgere nella Domenica senza tramonto. Anche se in maniera immaginaria, il Cristo pendente dalla croce ha la forza di abbracciare tutti, si consegna ad ogni uomo e muore per ogni uomo. Basta solo tendere lo sguardo verso questo segno di salvezza e si è salvi, redenti, amati. Ave o Croce, unica speranza, in questo tempo di Passione accresci in noi la fede e la grazia, donaci la pace. Amen
Fra’ Frisina
foto: viagginews.com
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