Il 27 dicembre 2020 è iniziata la campagna vaccinale della popolazione Italiana per il covid-19, tra speranze, entusiasmi e inevitabili polemiche.
Il compito è davvero sfidante, vaccinare più di 40 milioni di persone in meno di un anno, cioè più di 100.000 persone al giorno, inclusi sabato e domenica. In più caso ha voluto (o sarà l’ultimo dispetto del 2020?) che il primo vaccino disponibile (Pfizer-Biontech) sia quello più difficile da gestire, sia perché deve essere trasportato e conservato ad una temperatura molto bassa (-70°C) non raggiunta dai normali congelatori, sia perché per essere somministrato, la quantità di vaccino contenuto in ogni fiala deve essere suddiviso in più dosi (5-6) e diluito, operazioni che richiedono precisione e condizioni di sterilità, e quindi una adeguata preparazione del vaccinatore.
Fortunatamente a gennaio è arrivata la fornitura di un secondo vaccino (Moderna) che viene conservato a temperature comprese tra i -15° e -25°, ma è stabile tra +2° e +8° per 30 giorni e il cui flaconcino multidose non richiede diluizione, è quindi già pronto all’uso.
Ma quali e quanti altri vaccini sono in arrivo?
La Coalition for Epidemic Preparedness and Innovations (CEPI), organizzazione internazionale che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo di vaccini contro microorganismi in grado di causare nuove e spaventose epidemie, sta coordinando i numerosi progetti per la preparazione di vaccini contro il virus SARS-CoV-2.
I ricercatori stanno lavorando su diverse tipologie di vaccini. Il vaccino a RNA, su cui sono basati i due vaccini finora in uso in Italia, una volta iniettato induce le cellule a produrre una proteina verso cui si induce la risposta immunitaria, producendo anticorpi contro il virus. L’RNA può essere iniettato tal quale o introdotto da un vettore virale, cioè un virus innocuo geneticamente modificato. Il Vaccino proteico, invece, contiene già le proteine che, iniettate nell’organismo, inducono la risposta anticorpale da parte dell’individuo.
La sperimentazione clinica si realizza in 3 fasi:
- Fase I: prima somministrazione del vaccino sull’uomo per valutare la tollerabilità e la sicurezza del prodotto
- Fase II: il vaccino viene somministrato ad un numero maggiore di soggetti per valutare la risposta immunitaria prodotta, la tollerabilità, la sicurezza e definire le dosi e i protocolli di somministrazione più adeguati.
- Fase III: se la fase II ha mostrato risultati soddisfacenti, il vaccino viene somministrato a un numero elevato di persone allo scopo di valutare la reale funzione preventiva del vaccino.
- Se tutte le fasi hanno dato esito positivo, il vaccino viene registrato e si procede alla produzione e distribuzione su larga scala.
Oltre ai due vaccini Pfizer e Moderna ci sono un centinaio di altri vaccini in via di sviluppo in diversi paesi, distribuiti nelle tre fasi di sperimentazione.
Nella tabella che segue si possono confrontare le caratteristiche dei vaccini più conosciuti, approvati o giunti alla fase tre della sperimentazione, per quanto riguarda il principio di funzionamento, la temperatura di conservazione e le modalità di somministrazione.
I vaccini ad mRNA sono quelli più delicati dal punto di vista della stabilità, in quanto vanno conservati congelati, mentre gli altri necessitano di una normale temperatura di frigorifero (2-8°C). Una ulteriore facilitazione potrebbe arrivare dal vaccino sviluppato dalla Johnson & Johnson, che è l’unico che richiede una singola dose, dimezzando il tempo che intercorre fra la vaccinazione e l’immunizzazione.
La maggior parte dei flaconi contengono più dosi, soluzione che, se da una parte rende più delicata la fase di somministrazione, è vantaggiosa dal punto di vista dell’ingombro durante il trasporto e dello spreco di farmaco, che sarebbe molto elevato se ogni dose, di volume molto piccolo, fosse contenuta in una singola fiala.
È importante sapere che quasi tutti i vaccini richiedono la somministrazione di due dosi a distanza di alcuni giorni, che l’efficacia si manifesta dopo almeno una settimana dalla somministrazione della seconda dose, e che i vaccini non sono intercambiabili, quindi entrambe le dosi con cui un soggetto viene vaccinato devono essere dello stesso prodotto.
Sommario delle principali caratteristiche dei vaccini anti Covid-19 in uso e in fase 3
Ma sono davvero necessari così tanti vaccini? A cosa serviranno quelli che sono ancora in una fase di sperimentazione iniziale, e che saranno autorizzati magari fra un anno o fra due?
Una domanda a cui ancora non si può rispondere esattamente è quanto durerà l’immunità fornita dal vaccino, perché ancora non è trascorso tempo sufficiente. Sarà necessario quindi monitorare la risposta anticorpale nel tempo (mediante i test sierologici) e ripetere la vaccinazione quando questa si sia ridotta. Potrebbe essere necessario ripetere la vaccinazione annualmente, come facciamo per l’influenza, finchè il virus continuerà a sarà circolare nel mondo, e quindi saranno necessarie molte dosi ogni anno.
Finchè non saremo così fortunati da trovare un vaccino che fornisca una immunità permanente così da eradicare la malattia.
*Biochimico, direttrice del Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL
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