I greci sospendevano addirittura le guerre durante le Olimpiadi. Tutto in nome dello spirito di fratellanza che animava le competizioni. A volte però il messaggio di sana competizione sportiva, unità fra i popoli e etica sportiva, si declina in comportamenti che c’entrano poco con questi alti valori che i Giochi dovrebbero ispirare.
La triplista greca Voula Papachristou è stata esclusa dalle Olimpiadi di Londra 2012 per aver twittato un messaggio razzista. L’atleta ha cinguettato: “Con tanti africani in Grecia, le zanzare che arrivano dal Nilo occidentale almeno mangiano il cibo come a casa”. La Papachristou è stata la prima ad essere stata colpita dalle severe leggi in materia di social network imposte dal Cio agli atleti.
Il profilo della Papachristou è stato ora temporaneamente bloccato per i troppi tweet negativi e insulti ricevuti. Tra l’altro si è anche scoperto che la bionda atleta è, almeno da quanto traspare dal suo comportamento sul web, molto vicina alla destra xenofoba del suo Paese. ”Vorrei scusarmi per la sgradevole battuta che ho pubblicato sul mio account di Twitter. Sono profondamente addolorata, non volevo offendere nessuno e tantomeno calpestare i diritti umani. I miei sogni sono legati alle Olimpiadi, non potrei certo partecipare se non rispettassi i valori dei Giochi. Non credo assolutamente in nessun tipo di discriminazione, vorrei scusarmi con tutti coloro che si sono sentiti offesi, con la selezione olimpica e con le persone che hanno sostenuto la mia carriera di atleta”, ha scritto la greca su Facebook. Le scuse non sono però bastate e l’atleta non è partita per Londra.
Un altro episodio di razzismo è avvenuto pochi giorni fa. Dopo la vittoria per 2 a 1 della Corea del Sud sulla Svizzera, il giocatore elvetico Michel Morganella, che ha giocato a Novara e Palermo, ha insultato gli avversari sempre su Twitter. Il calciatore ha definito i coreani una “banda di ritardati mentali” e ha concluso la sua sequela di insulti con un “andatevene a farvi bruciare”. La Federazione svizzera si è subito dissociata dalle parole del proprio atleta e ha deciso di rispedirlo a casa. Il capo missione svizzero Gian Gilli ha dichiarato: “Ha leso la dignità di un intero Paese”.
Ultimo in ordine di tempo, due episodi che non c’entrano con il razzismo ma riguardano l’etica sportiva. Quattro coppie femminili di Badminton; una cinese, una indonesiana e due sudcoreane, sono state squalificate dalle Olimpiadi. L’accusa, partita dalla Federazione mondiale, è di aver tentato di manipolare la classifica finale del primo turno. I team cinesi e coreani si sono sfidati senza “aver fatto lo sforzo migliore per vincere la partita” e si sono “comportati in un modo chiaramente offensivo e dannoso per lo sport” si legge nell’esposto dell’organo olimpico.
Nel Gruppo A la squadra cinese (Yu Yang e Wang Xiaoli), campione del mondo, ha chiaramente giocato per favorire la squadra coreana (Hung Kyung-eun e Kim Ha-na) che vincendo non avrebbe dovuto affrontare l’altro team cinese, numero due del ranking. La partita infatti è terminata con la vittoria delle coreane. Tanto la Federazione, quanto il pubblico, si sono resi conto della strana prestazione delle cinesi e hanno cominciato a fischiare. L’altra partita sospetta riguarda la seconda squadra sudcoreana (Ha Jung-Eun e Kim Min-Jung) e quella indonesiana (Meiliana Jauhari e Greysia Polii).
Lo stesso allenatore sudcoreano, Sung Han-hook, ha ammesso che le sue due coppie hanno effettivamente cercato di manipolare i match contro cinesi e indonesiani, in reazione al comportamento delle giocatrici cinesi che non hanno giocato “secondo lo spirito Olimpico”.
A pochi giorni dall’inizio dei giochi olimpici non si può certo dire che il bilancio sia confortante ma, se non altro, gli atleti in gara hanno ancora tempo di dimostrare che ci stiamo sbagliando.
Matteo Testa
foto: sportzoom.it
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